Savignano Irpino

La Ferrara e la sua millenaria storia, le fontane, il Cervaro e Savignano scalo, storia e itinerari. Due raccolte affascinanti, due volumi che trasmettono amore e attaccamento alla propria terra e che vedono come protagonista lo storico savignanese Michele Savignano. La presentazione delle due opere è avvenuta nel piazzale del castello Guevara del borgo più bello d'Italia alla presenza del sindaco Fabio Della Marra. 

"La Ferrara di Savignano Irpino e la sua millenaria storia" -  il titolo afferma Michele Savignano - rende perfettamente l’idea del contenuto del libro che si prospettava nella mente dell’autore fin dagli anni’70 quando si recava sul cucuzzolo della Ferrara perraccogliere  funghied asparagi. Fin da allora notava, tra lo spaccato della cava di gesso e tra i terreni delle talpe, dei reperti come ossicini e resti fittili non rintracciabili in altri luoghi se non  tra i terreni della millenaria Starza di Ariano. Nel frattempo lassù sulla spianata,  poteva ancora notaredelle  viuzze tra gli spaccati delle case, e imbattersi in residui di camini con ceneri e forme in argilla per la colatura di metalli:  testimonianze di vita vissuta!

Dai funghi e dagli asparagi, l’autore  passò alle ricerche su quel luogo chiamato topograficamente Monte Castello, ma storicamente: La Ferrara.

Dopo ripetute insistenze perché si facessero dei saggi, finalmente intervenne la Sovrintendenza nel 1983 e, con uno scarno comunicato apparso l'8 maggio del 1985, sulla cronaca di Avellino del giornale Mattino di Napoli dichiarava:

"Sul Monte Castello a Savignano e sulle sue falde è stata accertata l'esistenza d'un importante insediamento fortificato medievale con materiale che va, in conformità con le notizie storiche, dal X al XV secolo dopo Cristo e che si è sovrapposto ad un esteso abitato di epoca preistorica e protostorica con stratificazioni sovrapposte che raggiungono a volte lo spessore di circa sei metri. Tali insediamenti in parte già distrutti e per il resto gravemente minacciati dal modo di gestire la cava di gesso che ha sfigurato la zona, si sono rivelati, in base ai saggi già eseguiti, di estrema importanza per lo sviluppo culturale ed economica di questa zona a cavallo dello spartiacque fra la Campania e il Tavoliere dal neolitico in poi, e di grande interesse per la preistoria di tutta l'Italia meridionale. Infatti quanto è stato riscontrato ha dato, per la prima volta in tale zona, un'idea della successione praticamente continua nell'occupazione di un sito dal quinto millennio avanti cristo fino al VII secolo dopo cristo e durante il medioevo”

Su quel territorio, in seguito ad altri scavi effettuati durante il piantaggio della foresta eolica sul suolo della seconda assise di Roberto il Guiscardo detto  “Silva Marca”, sono state ritrovate  antiche  tombe, tante tegole , due ville, un solo pentarummo e fibule di bronzo! Molte altre testimonianze ci sarebbero da scoprire, ma si potrebbero portare alla luce  solo se scomodate dai palici.

Poi ci sono le avventure nella ricerca della grotta di San Felice, abbiamo conosciuto la storia di Cibele, abbiamo penato per la tragica fine del figlio di Federico II, il re Enrico VII quale prigioniero nella grotta,  siamo inorriditi per le gesta dei briganti, abbiamo sorriso per le gesta del ricercatore di tesori che nessun brigante avrebbe mai nascosto, siamo rimasti sbalorditi per la scoperta di graffiti  e le  ricerche speleologiche nella speranza che continuino!

C’è la storia della chiesa e del Feudo di San Pietro regalato nel 702 dal Principe Arechi alla badia di Benevento e nuovamente donato dal feudatario della Ferrara, il  normanno Breul, e chi  avrebbe mai pensato all'abazia di Santa Maria della Ferrara con i suoi 12 monaci cistercensi a sgranellare rosari tra ciammaruchielli e vacche al pascolo?

Abbiamo vagamente appreso che sul cucuzzolo ci sarebbe stato un paese, ma come era? Lo abbiamo verificato: era un paesotto con Castello e Abbazia circondato da mura e fossato, era il doppio di Savignano sia come grandezza che come importanza ed è esistito fino al XV secolo! E come tutti i Castelli che si rispettano abbiamo sentito anche delle legende come quella del cunicolo sotterraneo che lo univa alla Grotta di S. Felice o come quella della presenza maliziosa della bizzarra regina Giovanna d'Angiò. C’è anche la storia della torre centrale del castello che, nella valle del Cervaro, serviva da sentinella contro i saraceni assieme a Panni, Ariano,  Bovino e Savignano.

Filando verso Monteleone, a metà strada ci distrae una bianca costruzione su un cono assolato d'estate e spazzolato dal vento gelido d'inverno: è la linda chiesetta di Santa Sofia per la quale ci siamo emozionati nel leggere la storia della Santa e per la scritta contro i briganti:” Qui non si concede asilo”.

Ci siamo fermati per una bevuta sulfurea a Rifieto bagnandoci qualche acciacco; abbiamo mandato accidenti a chi ruppe le funi della teleferica che trasportava direttamente il gesso dalla cava alla ferrovia di Montaguto, e non faceva passare per Savignano quei mastodontici autotreni che sconquassavano strade e timpani e uno di loro, il giorno di S. Anna del 1957 ostruendo una curva a gomito,mandò due ciclisti  mezzo morti all'ospedale!

Le fontane, il Cervaro e Savignano Scalo:

"Il libro mette in risalto la importanza delle acque  fin dal neolitico, quando i villaggi si disponevano di solito lungo i grandi corsi d’acqua e specialmente lungo quei fiumi la cui portata era  maggiore. Il primo grande corso d’acqua che attraversava, da Ne a So il Tavoliere era il Cervaro, e  proprio sul suo corso si trovava un maggiore addensamento di villaggi (come da analisi aerofotogrammetriche).

Con il passare dei secoli,  molti villaggi vengono identificati in zone più lontane dal letto attuale, ma è chiaro che essi si trovano lungo affluenti minori, oggi completamente scomparsi ma rilevati dalla fotografia aerea.

Sono scomparsi molti affluenti del Cervaro e  sono stati ridotti a contrade di campagna  i villaggi e i Vichi,  non le sorgenti che  costituiscono ancora l’anima di queste  comunità, dove le fontane,  oltre ad essere luoghi di raccolta di acqua per i necessari bisogni umani, sono state   occasione di incontri, scontri, confronti e socializzazione e così  “ogni contrada ha come punto di riferimento una fontana e quella fontana dàil nome alla contrada”! Nell’immediato dopo-guerra quelle sorgenti furono tutte ristrutturate oggettivandole alle  nuove esigenze con l’immancabile “pìsciro” per riempire il barile, la vasche per abbeveraggio   e vasche per il bucato.

In questo contesto si inserisce la storia del fiume Cervaro che raccoglie i residui di queste sorgenti, la sua valle rimane quell’importante transito  dal Tavoliere alla Campania, tramite il quale “nel IV millennio avanto cristo., comunità dedite all’agricoltura e all’allevamento si sono distaccate dagli insediamenti pugliesi e attraverso le vie naturali di comunicazione costituite dai fiumi, si sono spinte verso la Campania interna colonizzando La Starza (di Ariano), e il territorio circostante di Pioppeto di Buonalbergo, Casalbore, Savignano Irpino, come il sito di Monte Castello della Ferrara che dominava l’accesso al valico sul versante pugliese”

Savignano Scalo che prende corpo con l’apertura della Via Regia delle Puglie, è un borgo situato all’inizio della valle  del  Cervaro, un borgo antico che, grazie anche al suo nodo stradale, durante l’ultimo secolo divenne l’anima industriale e commerciale del circondario. La sua storia va letta, ora che finalmente c’è." Foto Antonello Granato