Cosa vuoi che sia un anno è una raccolta di dodici storie, dodici novelle, una per ciascuno dei mesi dell’anno, dodici protagonisti per narrare con ironia il mondo e i suoi tic. Le dodici storie ruotano attorno a un fondamentale nucleo d’attrazione: il paese di Frigento, in provincia di Avellino, il quale diventa un microcosmo universalizzante, reale e al contempo, in quanto entità letteraria, immaginario.
Dove, se non nel paese irpino dove abita l’autore Francesco Di Sibio, si poteva organizzare la prima presentazione? Ecco che sabato 18 luglio alle ore 19.30 sarà la splendida cornice di terrazza Limiti ad ospitare una serie di riflessioni, intense e leggere, sulla pubblicazione edita da Fara (Rimini) giunta lo scorso marzo al secondo posto ex aequo al concorso nazionale Narrapoetando. Carmine Ciullo, sindaco di Frigento, romperà il ghiaccio, poi si alterneranno alcuni interventi: Cosimo Caputo riproporrà le sue riflessioni condensate nella prefazione intitolata L’eleganza del dire, Franco Di Cecilia si soffermerà sul tema dell’ironia e l’arcivescovo Pasquale Cascio tratterà di umanità e narrazione. Modererà l’evento Antonella De Angelis, assessore alla cultura del comune ufitano. Chiuderà l’autore. Ovviamente saranno rispettate le norme in tempo di Covid.
«A lettura ultimata – scrive Gaetano Failla nella sua recensione pubblicata sul sito dell’editore –, verrebbe il desiderio di andare a Frigento, per visitare le strade, la piazza, le case e incontrare le persone che lì vivono o le tracce lasciate da una multiforme umanità: l’uomo che vuole diventare attore, il vecchio che celebra in ospedale il suo compleanno, il ricordo di un antico pittore, i giocatori di una memorabile partita di calcio, l’aspirante scrittore, ecc. Ma non potremmo mai arrivare nella Frigento di questi racconti, irraggiungibile come la linea dell’orizzonte, e in ciò sta l’ineffabile bellezza di tutti i luoghi letterari.»
Le storie di Cosa vuoi che sia un anno hanno il fascino della originaria narrazione orale, del ricordo condiviso di fatti avvenuti nella comunità di appartenenza, divenendo in tal modo perdurante patrimonio collettivo. L’autore racconta vicende dove il confine tra ordinario e straordinario svanisce, come negli occhi di un bambino che guarda la luna, un fatto semplicissimo e comune, una magia; ogni cosa può avere accesso, tramite le parole, al Dizionario dell’anima. Nel racconto di settembre, intitolato Il concorso letterario, uno dei testi più delicati della raccolta, il protagonista afferma: «La quotidianità stupisce sempre, nessuno spenderebbe un euro per guadagnarsi la quotidianità.»
Lo sguardo dell’autore ha questa qualità, trovare nella semplicità l’essenza miracolosa, il sapore della tenerezza, senza mai forzare i toni della scrittura con l’enfasi o il sarcasmo, e rivelando con compassione la comicità e il nonsense dell’esistenza umana.
Sulla copertina del libro campeggia il profilo di un pavone, nello specifico quello che da qualche anno vive indisturbato, con la compagna, lungo i vicoli del centro storico di Frigento, nei pressi delle Cisterne romane. Il pavone è simbolo del tempo che scorre, dell’eternità e soprattutto della trasformazione in positivo di qualsiasi situazione negativa, poiché questi meravigliosi animali si cibano dei serpenti velenosi, riuscendo a ingerire i veleni senza risentirne.
«Si può dire che – scrive Cosimo Caputo nella prefazione – in queste pagine aleggia un qualcosa di sano: una sorta di pulizia interiore svela gli arcani e pone i protagonisti dinanzi alle proprie scelte e alle proprie responsabilità.»
L’autore indica, comunque, un percorso, la possibilità di intraprendere una strada e di imporsi quasi un disegno, una direzione. In tale ottica, acquista centralità la psicologia dei vari personaggi, protagonisti che ora rivelano tutta la loro ambizione e ora finiscono per cedere all’ineluttabile e alla rassegnazione.
Una lezione di scrittura e di etica che rende più coraggiosi e tenaci coloro che si avventurano nel mondo e ai quali verrà – prima o poi – chiesto: «E dove ti fermi per raccogliere il vento?»