Casoria

Si inizia a ricostruire la vita di Antimo Giarnieri, il 18enne ucciso ieri sera in un agguato, che ha la dinamica camorristica, a Casola. Sono parecchi i post che il ragazzo pubblicava su Facebook parlando di suo fratello Vittorio di 27 anni. Un fratello maggiore in carcere, arrestato nel giugno del 2017  dai carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa in quanto ritenuto dalla DDA di Napoli, insieme con altre quattro persone, il fondatore di gruppo criminale, denominato la "nuova gerarchia del clan dei Casalesi". 

Una organizzazione criminale che secondo gli investigatori aveva preso il posto del clan facente capo alla famiglia del boss Francesco Bidognetti, a capo di una delle quattro fazioni del clan dei Casalesi, sul territorio da sempre di competenza della cosca, ovvero la vasta area che dal comune di Parete arriva fino al litorale domizio, a Castel Volturno, toccando anche il comune napoletano di Giugliano, controllato dal clan Mallardo, da sempre alleato dei "bidogniettiani".

Ai cinque, a vario titolo, vennero contestati, all'epoca, i reati di estorsione e detenzione illegale di armi e materie esplodenti, reati commessi con l'aggravante del metodo mafioso, e Vittorio, all'inizio del 2019, venne condannato (a 7 anni e 4 mesi) anche dalla Corte di Appello di Napoli, insieme con gli altri quattro imputati.

La "nuova gerarchia del clan dei Casalesi", secondo gli inquirenti, tra dicembre 2016 e il maggio 2017 mise a segno una serie di estorsioni a i danni di operatori economici dei comuni a cavallo tra le province di Napoli e Caserta e anche almeno quattro attentati dinamitardi nei confronti di chi si rifiutava di pagare il pizzo.

Due componenti il gruppo, infine, diedero un importante aiuto alle indagini, iniziando a collaborare con la giustizia.