Benevento

Accedere al sogno oltre ogni idea possibile e giungere al sorprendente suscitato negli occhi degli spettatori dai detenuti della casa circondariale di Benevento.
Ecco “...Come comincia una poesia”, sotto gli occhi increduli di circa duecento persone, nella palestra di un carcere, con l'aria condizionata che agli attori secca la gola e si somma all'emozione che annienta lingue e cervelli.
Limiti... superabili (come sottolineato dagli applausi). Perché questa storia insegna di confini profondi come solchi che non si possono colmare ma che si può imparare ad attraversare ugualmente.

 

E' la storia di un progetto visionario, Limiti, che due ambiziose associazioni culturali, Motus e Solot, stanno conducendo grazie al finanziamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel penitenziario di Benevento.
E' una storia appena iniziata e che ha ancora tanta strada da percorrere ma che con lo spettacolo di oggi ha aggiunto all'album delle foto uno scatto importante: quello dello spettacolo finale del laboratorio teatrale, tenuto all’interno della stessa struttura penitenziaria, dagli operatori under 35. E' “...Come comincia una poesia” ispirato “al teatro di Viviani e alle sue suggestioni” che ha emozionato e convinto, e non certo soltanto per la dimensione che lo ha ospitato. L'intensità dei protagonisti ha mostrato tutta la forza della passione e dell'impegno.

 

Niente sipario da aprire piuttosto un video, una storia da raccontare come un prologo, che arriva da ciò che di più lontano si può immaginare rispetto al teatro, un talent. E' la storia di Martina Giammarini, che si è presentata sul palco di Italia’s Got Talent per inseguire il suo sogno e superando i suoi 'limiti'. Martina, infatti, è sorda, ma ha imparato a leggere i labiali delle persone e a ballare percependo solo alcune frequenze.
Ecco un esempio che rende possibile qualsiasi sfida.

 

 

E allora il gruppo si immerge in quella presentata: “contaminare il profano con il sacro di una processione di penitenti ispirati, spiritati, tarantolati … così finti da sembrare veri; immaginare che tutto questo, la rappresentazione degli ultimi, dei reietti, degli emarginati, non sia una cosa seria o non troppo seria o tragica al punto da risultare visionaria come un film di Fellini o una musica di Nino Rota …. et voilà: chi è di scena?”. La scena si apre tra lingue e dialetti che si confondono nel ricordo di giochi d'infanzia e nel tempo che fu libero. Trasporta tutti e stupisce, convince, innamora. Tre palcoscenici e uno spazio centrale rendono lo spettacolo itinerante e veloce. I cinquanta minuti volano via in un attimo e sul palco ecco, arriva la sorpresa. La “ciliegina sulla torta”.

 

 

C'è Martina Giammarini a sigillare la performance con la sua grazia, la sua passione, la sua arte. La ballerina danza pronta a rappresentare la poesia che sostituisce le movenze alle parole. 
Sul palcoscenico, infine, il saluto degli operatori impegnati nel progetto Michelangelo Fetto, Antonio Intorcia, Daniele Muratore (solo per citarne alcuni) e della direttrice del penitenziario Maria Luisa Palma. E' un arrivederci perché Limiti, come detto, ha ancora tanta strada da fare.

 

Fulgenzia Tiziano