Benevento

In tre hanno scelto il rito abbreviato. Ecco perchè è stata rinviata al 9 settembre, quando il gup Loredana Camerlengo si pronuncerà anche sulle altre posizioni, l'udienza preliminare a carico delle sei persone chiamate in causa, a vario titolo, da un'indagine sulla truffa del bancomat che, diretta dal sostituto procuratore Francesco Sansobrino, era rimbalzata all'onore delle cronache nell'ottobre del 2019, quando era stata eseguita una ordinanza di custodia cautelare.

L'elenco degli imputati comprende Paolo Cusumano, 54 anni, di Caltagirone, Gaetano Ierardi, 47 anni, di Reggio Emilia, Patrizia Tallarico, 47 anni, di Reggio Emilia, e – si tratta di coloro che hanno optato per il rito abbreviato- Maria Marchese, 47anni, di Montecchio Emilia, Giuliano Patroncini, 69 anni, di Reggio Emilia, Claudio Raineri, 67 anni, di Caslamaggiore, difesi dagli avvocati Christian Parisi, Liborio Cataliotti, Carmine Migale, Tiziana Tonon, Cinzia Feci, Helmut Bartolini Adelmo.

L'attività investigativa, avviata dai carabinieri e poi proseguita dalla polizia, era nata dalla denuncia di un 58enne di Cusano Mutri – è assistito dall'avvocato Carmine Lombardi – che aveva raccontato la sua disavventura. Iniziata quando aveva pubblicato su un sito on line l'annuncio della vendita di un autocarro.

Secondo gli inquirenti, fingendosi interessato all’acquisto, qualcuno avrebbe contattato telefonicamente l’inserzionista, mediante utenze mobili intestate formalmente a cittadini stranieri (al fine di rendere impossibile o meno agevole la reale identità dell’interlocutore), e gli avrebbe chiesto di versare immediatamente in suo favore una somma di denaro a titolo di acconto per aggiudicarsi la vendita.

E ancora: la modalità di pagamento proposta era la “ricarica istantanea” di carte ricaricabili bancarie o postali di proprietà e/o in uso alle vittime, una tipologia di transazione presso sportelli ATM cche risulta la più veloce per effettuare un trasferimento di denaro. Per  rendere più credibile la negoziazione e di carpirne la fiducia, alla vittima erano state inoltrate anche copia di documenti d’identità di persone ignare, già raggirate in precedenza.

La vittima sarebbe stata poi invitata a recarsi presso il più vicino ATM postale o bancario per ricevere subito la ricarica istantanea concordata. Presso lo sportello, inoltre, la persona offesa avrebbe contattato o sarebbe stata ricontattata per effettuare le presunte operazioni tecniche di accredito, e le sarebbe stato suggerito di inserire negli ATM la propria carta di credito o ricaricabile e di eseguire sul monitor una serie di operazioni per vedersi accreditato il denaro promesso.

In realtà, sostiene l'accusa, le procedure indicate telefonicamente inducevano la vittima in errore, in quanto le digitazioni eseguite non accreditavano alcun importo ma al contrario – inserendo il numero di carta nella disponibilità degli indagati- trasferivano istantaneamente denaro dalle carte della persona offesa a quelle in uso ai presunti truffatori. Nella maggioranza dei casi, le somme venivano parzialmente prelevate pochi minuti dopo dal loro accredito e 'riciclate' anche presso alcune sale giochi delle province di Reggio Emilia, Cremona e Parma,

La vittima, nell’immediato, non aveva materiale percezione dello spossessamento appena subito, in quanto l’operazione di “ricarica istantanea altra carta”, alla fine della procedura eseguita all’ATM, non consente di visualizzare l’effettivo saldo contabile e di conseguenza l’eventuale diminuzione del credito disponibile.

La consapevolezza dell’addebito, invece che dell’accredito di somme, avveniva quindi solo a distanza di qualche ora, allorquando veniva effettuata dalla vittima una “stampa lista movimenti”. A quel punto, il malcapitato sarebbe stato contattato da qualcuno che, fingendosi direttore di una filiale di Poste Italiane, gli avrebbe prospettato falsamente che i soldi già versati erano in realtà stati bloccati, intimandogli che per la loro restituzione sarebbe stato necessario versare ulteriori somme di denaro.

E così, di volta in volta, dopo i primi pagamenti effettuati agli inizi di maggio del 2018, la vittima sarebbe stata indotta a versare con altre operazioni (34 in tutto) ulteriori importi su diverse carte ricaricabili fino alla rilevantissima somma di 78.890,00 euro.