Vico Equense

Un lavoratore marittimo di 63 anni di Vico Equense, è stato additato su Facebook come untore di Covid-19. Al centro delle polemiche ci sarebbe una festa, mai organizzata, a cui sarebbero state invitate una trentina di persone. 

Lo scorso 22 giugno il 63enne ha presentato una denuncia-querela per diffamazione ai carabinieri della città della costiera sorrentina dove abita con la sua famiglia. 

Agli investigatori della Procura di Torre Annunziata, l’uomo ha chiesto l'identificazione di 15 persone, che ha definito "leoni da tastiera", responsabili, a suo dire, di averlo denigrarlo diffamato "a mezzo stampa" tra il 3 aprile e il 30 maggio scorsi, dopo la pubblicazione di un post su Fb nel quale sindaco rendeva noto alla popolazione della presenza di casi di coronavirus in città.

"Papà è sbarcato il 15 marzo - dice il figlio, anche lui marittimo - qualche linea di febbre è apparsa una decina di giorni dopo. Nessun sintomo riconducibile al coronavirus e non immaginavamo che fosse positivo. Poi, dopo il post del sindaco, si sono scatenati i 'leoni da tastiera' che hanno pubblicato la foto di mio padre con commenti violenti, in cui gli auguravano addirittura la morte. Una settimana dopo i sintomi del covid si sono fatti vivi e papà è stato costretto alle cure mediche in ospedale. Adesso sta bene. Per fortuna i tamponi sono negativi. Ma le lesioni inflitte alla sua reputazione fanno più male di quelle che il virus ha lasciato ai suoi polmoni".

Per i due legali del 63enne, che da lungo tempo lavora per una nota famiglia imprenditoriale della Costiera Sorrentina, il marittimo sarebbe stato vittima di diffamazione e violazione della privacy. 

“Quanto accaduto a questo onesto lavoratore e buon padre di famiglia, vittima di un episodio di cyberbullismo, - dice l'avvocato Angelo Pisani che con il fratello Sergio difende il marittimo - impone una riflessione: i social non devono permettere tali attacchi gratuiti, discriminazioni e danni irreparabili e le società di software devono controllare e non consentire la creazione di falsi profili dove i leoni da tastiera pensano di agire senza assumersi responsabilità. I profili devono essere tutti certificati con una procedura di riconoscimento on-line previa esibizione e invio di documenti di riconoscimento prima della messa in rete e a questo punto meglio un elenco che una giungla".

"Mio padre - conclude il figlio del 63enne - è stato pesantemente offeso, bullizzato e discriminato, anche se adulto. È stato isolato dai concittadini e dagli amici, confusi da quelle false notizie, e questo gli ha causato ulteriore sofferenza". 

Molte delle persone che sui social si sono scagliati contro il 63enne si sono accorti di essere stati ingannati dalla fakenews e si sono scusati.