Solofra

"Fatemi vedere le mie nipotine". Sono state le prime parole dopo tre mesi di lotta al Covid di Gennaro nel momento in cui è tornato a casa. E' stato uno dei pazienti italiani che ha affrontato il calvario più lungo per uscire dal Covid-19. 77 giorni in coma, altri 13 quelli trascorsi in ospedale al Moscati di Avellino, prima di poter tornare a casa sua. E' una storia che ha il sapore della rinascita per una famiglia intera, quella di Gennaro Buonanno, che sta riempiendo le pagine di cronaca per l'incredibile forza dimostrata da una famiglia finita prima dentro e poi finalmente fuori dall'incubo coronavirus. I suoi figli tutti hanno voluto raccontare la propria personale esperienza. Un racconto lungo tre mesi, tra i più lunghi e dolorosi di questa pandemia.

Ho provato un dolore fantastico

"Ho provato un dolore fantastico nel vederti tornare a casa - racconta Gabriele uno dei suoi figli -. Ho provato dolore nel vederti tornare perchè nel mio cuore scorrevano i ricordi di questa esperienza traumatica, ma è stato fantastico vederti sorridere a casa tua, felice di poterci rivedere tutti. Sono trascorsi esattamente tre mesi dall'inizio del nostro dramma, che per fortuna, è finito. Oggi voglio augurarti un buongiorno speciale, quello che ti augura una vita nuova dopo tanto dolore. Una vita nuova dopo il Covid". 

Il suono delle sirene dell'ambulanza

Erano le ore 7 del 20 marzo quando mamma e mi telefonò informandomi della tua febbre alta e tosse forte. Quello che resterà per sempre fisso nella mia mente è il suono delle sirene dell'ambulanza che ti portava via. Sono trascorsi sospesi nel non capire a fondo cosa significhi davvero l'incubo Covid-19 i primi giorni. Riuscivamo a sentirci telefonicamente e sentivamo la tua voce debole, affannata". Così Gabriele ricorda l'inizio del dramma. Una prima fase, che purtroppo in pochi giorni si è trasformata in una vera tragedia. Esattamente il 24 marzo alle ore 22.30 le condizioni di Gennaro peggioravano al punto da imporne il ricovero nel reparto di rianimazione.

Il nostro calvario


"Da quel momento è iniziato per tutti un calvario infinito. Impotenti e addolorati abbiamo assistito al fatto che tu dovessi essere intubato per ben tre volte. Ma il peggio doveva ancora venire. Il 24 aprile è stato il giorno più brutto. La tac raccontava un quadro clinico drammatico, una situazione al collasso. Quel giorno pensavo di averti perso, ma ho trovato la straordinaria carica umana e professionale del reparto diretto dal dottore Angelo Storti, a cui devo tutto, che mi ha aiutato a sperare a non mollare.

Grazie al dottore Storti e al suo staff

Ci hanno trattato come persone e non come utenti dell'ospedale. Ci hanno telefonato di continuo per aggiornarci. L'aspetto peggiore del Coronavirus è la distanza, l'isolamento, la separazione. Un dramma senza fine, che aggiunge dolore al dolore.Quel giorno, quel 24 aprile mi è scorsa davanti agli occhi la nostra vita, quella della nostra famiglia". 

Gabriele ricorda quanto il Coronavirus sia un male subdolo e feroce, capace di distruggere corpi e anime delle persone.

Il virus subdolo e feroce

"Dopo qualche giorno la tac è migliorata e ho ripensato a quella straordinaria capacità di papà di farcela, sempre e comunque. Dopo qualche giorno i medici hanno deciso di procedere con la tracheotomia". Nel percorso, nella via Crucis della famiglia Buonanno una nuova data: quella dell'otto maggio. "Mio padre venne sottoposto a tracheteomia e poi ancora sono trascorsi giorni di febbre alta e battaglia continua contro un virus maledetto". La luce fuori dal tunnel compare ad inizio giugno.

La luce in fondo al tunnel

"Mio padre finalmente ieri è tornato a casa dopo aver sconfitto il virus, che ha portato altro dolore, complicazioni e sofferenze. Ma ci è bastato veder tornare quell'ambulanza, per rivederti qui che tutto è passato in un attimo. La felicità ha preso il sopravvento, su tutto. Ora finalmente sei a casa".

Gabriele Buonanno ha la voce rotta dall'emozione nel raccontare il calvario della sua famiglia, che ha superato una battaglia tra le più difficili di questa pandemia. Gli ultimi due pazienti che hanno lasciato il Covid Hospital sono stati proprio suo padre e il dottore Sanseverino. Due uomini fortissimi che hanno attraversato le fasi più difficili e dolorose della lotta al Covid. Ora per Gennaro inizia una nuova vita, per la sua famiglia un nuovo cammino. "Il nostro messaggio è quello di non mollare mai, di avere fede e speranza  - spiega Gabriele -, ma anche di seguire le regole e di non sottovalutare mai questa malattia così atroce. Il nostro pensiero vola rapido ad ogni famiglia che ha vissuto il nostro dolore e che purtroppo non ha visto tornare a casa i propri cari".