Napoli

La rete Stop Biocidio Campania scende in piazza con un sit in di protesta davanti alla sede della Regione. Una giornata di mobilitazione preparata da tempo che segna l'inizio di una nuova stagione di attivismo ambientalista per tutti i territori della Campania interessati da inquinamento e grave degrado con ripercussioni sulla salute dei cittadini. 

Il titolo della manifestazione è "Mai più come prima, lockdown per gli inquinatori" .

"La pandemia globale causata dal Covid 19 ci ha costretti a 2 mesi e mezzo di lockdown e quarantena forzata, intere settimane in cui abbiamo riflettuto e preso atto dell’urgenza di intervenire a tutela dell’ambiente e della salute - si legge nel documento sottoscritto da oltre 50 associazioni e comitati provenienti da tutte le province della Campania - Una pandemia, nata anch’essa dal degrado ambientale e dalla voracità con cui l’economia estrae risorse, emette inquinanti e produce quantità enormi di rifiuti. Infatti, la trasmissione di malattie tipiche degli animali agli esseri umani è sempre più frequente anche a causa della espansione di sistemi di agricoltura e di allevamento industriali che ci allontana da un rapporto in equilibrio con l’ecosistema e con la produzione del cibo. Il modello economico distruttivo in cui viviamo sfrutta le risorse naturali e i territori ben oltre i limiti che il pianeta pone. Ma nella nostra regione esiste un’altra epidemia molto più grande e più spietata del Covid19, che da anni miete migliaia e migliaia di vittime: il BIOCIDIO. 30 anni di avvelenamento di SUOLO, ACQUA E ARIA hanno restituito grandi profitti alle ecomafie e malattie e devastazione a tutti i cittadini. I roghi tossici, gli sversamenti e gli interramenti di rifiuti speciali hanno fatto diventare tristemente famosa una parte della nostra regione come Terra dei Fuochi". 

Secondo la rete Stop Biocidio ci sono circa 2 milioni di abitanti in Campania che vivono all’interno o nelle immediate vicinanze di siti di interesse nazionale o regionale che lo Stato ammette di dover bonificare pur restando il grande assente di questa vicenda.

"In questi numeri vanno cercate le cause dei dati sull’incidenza e sulla mortalità per tumore in Campania pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità e che mettono la nostra regione al primo posto per morti per numerose tipologie di tumore. Ma se lo Stato nella nostra terra è assente, immobile, questo non si può dire certo per "i signori della monnezza". Infatti, imprenditori corrotti a braccetto con la politica, la criminalità organizzata e pezzi deviati dello stesso Stato, continuano a sversare rifiuti speciali in un'area dove un’estesa economia sommersa caratterizza e incide in maniera sensibile sulla questione dell’inquinamento ambientale. Fenomeno subdolo e spesso localmente sottaciuto perché scomodo per la politica nostrana, vista la radicata cultura del lavoro nero e le ripercussioni socio-economiche che scaturirebbero da azioni dirette per un contrasto radicale del fenomeno. Sempre in tal senso, il post-covid ci ha presentato un doppio conto da pagare in termini di vite umane: le esplosioni e gli incendi nelle fabbriche hanno riproposto, non solo un’ulteriore situazione di inquinamento ma hanno dimostrato, ancora una volta, lo stato precario in cui versano le lavoratrici e i lavoratori nel nostro paese".

Le immagini dei soliti roghi di rifiuti abbandonati e di aziende coinvolte nel loro stoccaggio, degli sversamenti nel Sarno e negli altri canali e fiumi del litorale Domizio, del nostro mare pieno di plastiche (ora anche di mascherine e guanti) ci ricordano con forza il disastro che ci circonda.

"Perché la Regione Campania e lo Stato non si impegnano a contrastare questo scempio prodotto da criminali in giacca e cravatta con la stessa veemenza che hanno dimostrato di avere con i cittadini comuni durante la quarantena?  - chiedono gli attivisti - Se l’esperienza della pandemia ci ha insegnato qualcosa è che dobbiamo chiedere con forza che i fondi per il rilancio dell’economia - parliamo di cifre enormi - vengano destinate ai settori delle bonifiche, della messa in sicurezza dei territori, della sanità pubblica, della ricerca, dell’economia circolare e che l’erogazione degli aiuti alle imprese vengano vincolati al rispetto di regole ferree in tema di tutela dell’ambiente e della salute. Ma questa quarantena ci ha anche sicuramente insegnato che bisogna ripensare la scala delle priorità, il modello di produzione e di consumo, degli insediamenti, di approvvigionamento energetico, di utilizzo delle risorse; in sintesi, ci ha insegnato che bisogna ripensare l’economico e il politico. Perché il lockdown usato per chiudere le regioni non viene applicato con la stessa severità anche alle aziende che sversano rifiuti nei nostri territori?

Perchè evidentemente gli interessi dietro questo enorme business valgono di più delle vite umane. Noi non ci stiamo. Non siamo noi il virus del pianeta. Il vero virus è l’idea della crescita infinita e senza limiti che, messa in pratica, divora il pianeta per accentrare sempre più ricchezza nelle mani di pochi.

Sacrificare la vita in nome del profitto è inaccettabile ed è urgente riportare all'attenzione di tutte e tutti la questione per il nostro futuro. Non c’è più tempo da perdere. Non ci possiamo permettere di riabituarci all’aria irrespirabile, ai fiumi ridotti a canali fognari o di sversamento di rifiuti industriali, alla nostra terra disseminata di discariche abusive. Sabato 6 giugno saremo a via Santa Lucia, sotto la sede della Regione Campania, per esigere la fine di questo scempio. Chiediamo a tutte e tutti di partecipare portando una foto o un cartello che mostri lo stato di inquinamento ambientale del proprio territorio.

In osservanza alle regole anti-covid19 di distanziamento sociale, in totale sicurezza, vogliamo ricordare alla Regione Campania che su questi temi esigiamo risposte VERE e le vogliamo subito. Pretendiamo che la stessa forza e rigidità applicata dalle istituzioni regionali per fronteggiare la pandemia, siano applicate anche nel darci risposte esaustive per combattere il biocidio in Campania, vogliamo che il governatore la smetta di evocare il lanciafiamme quando è comodo ed è facile e che cominci ad ascoltare chi questa terra l'ha sempre difesa e curata, sapendo bene come e da dove farla ripartire" concludono gli attivisti.