Frigento

Le suore sarebbero state obbligate a sottoscrivere col sangue voti di obbedienza ai fondatori. Le consorelle costrette a subire molestie e a consumare cibi scaduti, nonostante sarebbero stati lauti i proventi dei benefattori. 

Quel convento era già finito sotto i riflettori delle Fiamme Gialle mesi fa e su cui indaga la Procura della Repubblica. I reati contestati di truffa aggravata e falso ideologico, per quel convento commissariato dalla Santa Sede nel 2013 e ora nuove accuse e nuovo dossier, consegnato da padre Fidenzio Volpi già commissario dell'istituto all'avvocato Giuseppe Sarno, si abbattono sul convento di Frigento. Sarno nello scorso settembre, nell'interesse dei nuovi vertici della Congregazione, aveva sporto querela-denuncia segnalando le presunte irregolarità nella gestione dei patrimoni e avviando così le indagini congiunte da parte della Procura e della Finanza.

Il fascicolo arrivato in Procura, svelerebbe nuovi scenari e particolari che parlerebbero di gravi accuse di presunti abusi, atti di libidine e prevaricazioni che sarebbero stati attuati dal fondatore e che andrebbero ad arricchire il quadro accusatorio. Un quadro accusatorio che già denunciava quel presunto mondo sommerso di ingenti movimenti di denaro e di beni mobili e immobili che sarebbero stati affidati illecitamente a laici e su cui sono puntati i riflettori degli inquirenti.

Ad accusare sono decine di suore ed ex-religiose soprattutto, uscite fuori dall'Istituto per le presunte vessazioni, i ricatti e le mortificazioni subite.

Si parlerebbe anche di un patto di fedeltà assoluta che quelle suore sarebbero state costrette a firmare con il sangue. Si parlerebbe di fanatismo, culto idolatrico verso il fondatore della Comunità come anche dei suoi presunti atteggiamenti autoritari e possessivi. 

Le numerose testimonianze, depositate presso la Santa Sede già a partire dal 1998, raccontano 20 circa di presunto "terrorismo psicologico, di ossessività con cui le suore vicine al fondatore insistevano". Oltre ai tanti racconti emergerebbe anche lo stato di miseria in cui vessavano le suore. Sullo sfondo la vicenda giudiziaria degli ingenti movimenti di denaro, e di beni mobili e immobili che sarebbero stati affidati illecitamente a laici esu cui sono puntati i riflettori degli inquirenti.

Tutto è iniziato quando l'Istituto, commissariato da tempo per problemi interni all'ordine religioso, è stato preso di mira dalle Fiamme Gialle per alcune incongruenze relative all'affidamento di diverse strutture. Contestualmente è scattata anche un'inchiesta della Procura di Avellino dopo alcune denunce per frodi e appropriazione indebita di fondi.

Durante il commissariamento si è riscontrato in effetti un'anomalia di gestione, così come scrive il Procuratore Rosario Cantelmo nella sua relazione.

Sono queste le motivazioni che hanno portato il gip del Tribunale di Avellino ad accogliere la tesi investigativa e ad emettere il provvedimento di sequestro dei beni poi eseguito dalla Guardia di Finanza negli scorsi mesi.  
 

Redazione