Il tempo ha una memoria tenace e si rivela sempre un galantuomo. La parabola di Ariano si è compiuta e nessuno può metterci cappello: perché va ancora spiegata. I dati restano dati e le chiacchiere, i pollici alzati verso l’alto e le polemiche sollevate dai pagliacci più preoccupati dei rapporti con palazzo Santa Lucia e degli incarichi piuttosto che della gestione della politica sanitaria sul territorio si rivelano squallida propaganda, a spese della gente, che è stata prima terrorizzata e adesso imbonita.

Mano ai numeri.

Ieri, dall’assessorato alla Sanità della Regione Lazio (dove confluiscono le statistiche dello Spallanzani e non di qualche oscuro azzeccagarbugli), arrivava la notizia che grazie a 44mila test sierologici erano stati scoperti 81 casi di positività dopo i tamponi di riscontro, in larga misura asintomatici.

Dopo l’incrocio test-tamponi, Ariano ne ha rivelati sessanta.

Sempre ieri la Corea del Sud, che sta insegnando al mondo come gestire la pandemia, dopo aver scoperto 150 casi di positività in un’unica azienda ha nel giro di due giorni rimesso in quarantena 3000 (tremila) persone che con questi avevano avuto contatti.

Domanda: quante persone, in via precauzionale, grazie alla medicina territoriale, sono state rintracciate e messe in quarantena ad Ariano? E a chi lo dobbiamo chiedere, alle star con il pollice verso o a qualche solone di periferia che si spertica in squallide difese d’ufficio, scambiando fischi per fiaschi?

Quando, statistica alla mano e con previsioni di percentuali più basse di quelle che la realtà ci ha restituito (Roma e Ariano), abbiamo calcolato che in tutta la Campania ci sono, probabilmente asintomatiche, 6000 (seimila) persone, ci hanno accusato di strumentalizzazioni e di allarmismo. Gli scienziati con ansia da prestazione, così come le vestali più preoccupate di difendere il proprio datore di lavoro che la sanità sul territorio (certe assunzioni nel 118…) ora tacciono: le telecamere fanno girare la testa.

Non spiegato è il programma sanitario su base regionale per stanare, anticipando nuove ondate di contagio, gli asintomatici. Prevenzione non gestione dell’emergenza. Già, ma noi abbiamo gli ospedali Covid, dove uno su dieci muore. E non si sa a chi si deve chiederne conto. Le domande in Regione non sono ammesse: su salute e ambiente Asl e Arpac stanno in panchina, mentre in campo scende chi dovrebbe vigilare su bufale e vacche.