I ministeri della Giustizia e dell’Interno di concerto con le Prefetture e gli istituti di pena potranno utilizzare gli uomini dell’esercito impegnati nella missione “strade sicure” per presidiare tutte quelle strutture penitenziari con detenuti di alta sicurezza e 41 bis.
La Campania è la regione con il maggior numero detenuti in alta sicurezza, infatti sugli 8862 sparsi in tutta la penisola ben 1725 sono nelle carceri campane, mentre Lazio e Abruzzo sono quelle con il maggior numero di detenuti al 41 bis.
Il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo condivide “la decisione di utilizzare l'esercito per presidiare il perimetro del carcere di Sulmona e auspichiamo l'utilizzo anche in altre strutture carcerarie Italiane. Una scelta condivisa e sicuramente da estendere ad altri carceri della penisola. I ministeri della Giustizia e degli Interni di concerto con le Prefetture e gli istituti di pena potrebbero utilizzare gli uomini dell'esercito impegnati in strade sicure per presidiare tutte quelle strutture penitenziari e come quello di Sulmona con tutti detenuti di alta sicurezza e 41 bis - continua il sindacalista - Nelle carceri della penisola attualmente ci sono 727 detenuti al 41 bis e 8862 in alta sicurezza. Le regioni con maggiore presenza di 41 bis sono Lazio e Abruzzo con 244 presenze, mentre la regione con più alta sicurezza è la Campania con 1725 detenuti, seguita dalla Sicilia e dalla Calabria rispettivamente con 1282 e 1106". "Gli istituti di queste regioni sono sicuramente quelli più a rischi proteste che a nostro avviso sono sempre nascoste dietro l'angolo. Nel mese di giugno molti detenuti di alta sicurezza usciti a causa del coronavirus torneranno in carcere e questo potrebbe costituire motivo di nuove tensioni cambiando uno scenario già molto teso - continua Di Giacomo -in molte carceri italiane lo Stato non ha il pieno controllo, questo è sicuramente un elemento di forza per chi volesse fomentare nuove violenze. L'aiuto dell'esercito da solo non basta per riportare l'ordine e la disciplina all'interno delle carceri italiane, bisogna mettere in discussione il principio della fiducia a tutti e a tutti i costi. Interrompere la sorveglianza dinamica ossia le celle aperte che è stata sicuramente la madre di tutti i mali - conclude Di Giacomo - Fornire strumenti normativi che vadano a incidere pesantemente su chi introduce o cerca di introdurre e utilizza telefonini negli istituti penitenziari, con l'introduzione di un reato specifico la cui pena sia non inferiore a 4 anni nel minimo. Aumentare le pene a chi introduce o staccia droga negli istituti e punire in modo esemplare chi approfitta della propria forza fisica e/o mentale per fare violenza nei confronti dei detenuti più deboli. Introdurre una norma specifica per chi osa violenza nei confronti della polizia penitenziaria la cui pena minima sia superiore a 4 anni nel minimo ed eliminando ogni forma di premialità ai detenuti che si rendono partecipi delle violenze".