Caserta

Stupore, frustrazione, e la solita rabbia che non passa mai dall'inizio della vertenza nel giugno scorso: allo stabilimento Jabil di Marcianise (Caserta), i dipendenti licenziati e quelli che il posto lo hanno tenuto, si sono ritrovati questa mattina ai cancelli con tanti interrogativi, tutti comunque sotto choc per la decisione dell'azienda di far saltare la trattativa e di confermare 190 licenziamenti. Anna, licenziata, con marito e due figli, non ha mezze misure: "e' uno schifo - dice - una multinazionale fa quello che vuole e nessuno puo' fare nulla. La politica doveva muoversi prima". Durante il tavolo di ieri, sembrava che l'accordo si potesse trovare sulla proroga della cassa integrazione per altre cinque settimane e il ricollocamento dei lavoratori presso altre aziende, ma la Jabil voleva che nel verbale si scrivesse che la ricollocazione era obbligatoria; un funzionario del Ministero del Lavoro ha spiegato che cio' era illegittimo, e cosi' e' saltato tutto. "Forse l'azienda non ha mai voluto davvero trattare" dice un altro dipendente non licenziato, "e comunque ha proposto la ricollocazione senza alcuna garanzia per gli addetti licenziati, ovvero senza la copertura dell'articolo 18 e la rassicurazione che il lavoratore mantenesse analogo stipendio e mansione anche nella realta' in cui veniva ricollocato". Molto preoccupato il segretario regionale della Fiom-Cgil Massimiliano Guglielmo, soprattutto perche' il comportamento della Jabil, "che non ha tenuto conto di leggi dello Stato e del pressing del Governo", crea un "precedente" riproducibile anche per l'altra vertenza calda, quella anche vicina geograficamente della Whirlpool di Napoli. "Siamo di fronte ad un vero e proprio omidicio colposo industriale" rincara la dose Guglielmi; "La Jabil - prosegue - e' da anni che sta sul territorio, ha acquisito tecnologie, prodotti e know-how di Siemens, Ericsson, Marconi; i lavoratori Jabil hanno sostenuto negli anni questi processi di ristrutturazione facendo sempre cassa integrazione. Il problema non e' solo per i 190, ma anche per gli altri 350 che restano. Le istituzione territoriali e nazionali diano un mano concreta". Mauro Musella, lavoratore e delegato Uilm, dice che "la Jabil ha buttato a mare tutti gli sforzi che lavoratori e sindacati hanno fatto in questi giorni. Ormai Jabil Italia non puo' piu' fornire alcuna risposta, tutto si decidera' negli States". Un altro lavoratore, anch'egli licenziato, guarda oltre: "se anche dovessi impugnare il licenziamento, che ci hanno detto sia illegittimo - dice - come faro' a sopravvivere, visto che un dipendente licenziato che impugna l'atto non percepisce la disoccupazione?"