Sorella Nora Cocca Silenziosi Operai della Croce
Nel 1957 arrivano a Valleluogo i Silenziosi Operai della Croce che da subito individuano le necessità della gente della zona e si attivano per iniziare vari servizi. Nei locali attigui alla Santuario allestiscono un asilo per i più piccoli, un laboratorio di cucito e di ricamo per le ragazze e le giovani e un servizio infermieristico per tutti gli abitanti della contrada.
Inoltre si accordano con il parroco della Frolice, di cui il Santuario fa parte che, data la distanza, saranno le sorelle a svolgere anche le attività di catechesi. Altre iniziative seguiranno e tutte permeato dall’amore materno della Vergine Santa, che passo dopo passo, sembra suggerire alle sorelle della comunità come collaborare con Lei per venire incontro alle necessità dei Suoi figli di questa valle.
E così che Valleluogo comincia a connotarsi come centro di vita formativa, non solo, ma , lungo il corso di tutto l’anno, diventa il cuore e l’anima di tuttala zona.
Ricordi: “Avevo 4 anni circa e frequentavo l’asilo di Valleluogo. Un pomeriggio nel tornare a casa percorriamo la solita accorciatoia, insieme ad altri bambini. (Per inciso va detto che le mamme accompagnavano i bambini solo la prima volta, poi essi andavano e tornavano da soli, unendosi agli altri bambini, magari più grandicelli). Scendiamo al mulino, attraversiamo il vallone passando a fila indiana su di un tronco che faceva da ponte. Iniziamo la salita della scarpata, ad un certo punto, nella parte più alta, sono scivolato e mi ritrovo nel dirupo. Forse stavamo giocando e avevo perso l’equilibrio.
Gli altri bambini vanno via, sono solo e comincio a piangere. Mi viene incontro una signora, mi solleva tenendomi tra le sue braccia, dandomi tranquillità e mi lascia sul ciglio della strada che porta a casa mia. Ho vissuto questo avvenimento come una cosa ordinaria: una buona signora che compie una buona azione. Il giorno dopo all’asilo racconto l’accaduto alle Sorelle le quali mi chiedono chi fosse la signora ed io ho fatto il nome di Maria Di Franza. (Una giovane che frequentava assiduamente la comunità e che aveva un volto somigliante alla statua della Madonna di Valleluogo). Le sorelle la chiamano per conoscere i dettagli di quanto era capitato ma leiassicura di non essere stata lei a prendersi cura del bambino. Chiedendo all’uomo di oggi, il bambino di 50 anni fa, che cosa avesse provato nello stare in braccio alla Madonna, risponde: tutto normale!”.
Ed è proprio la sua risposta ad essere straordinaria perché conferma quanto la Madonna sa agire nella massima ordinarietà. Ella sa che su quella scorciatoia di sera non passava anima viva perciò interviene Lei direttamente. Per non spaventare il bambino gli si presenta come una donna qualsiasi, lo rassicura, lo prende i braccio e lo porta sulla strada di casa. Il bambino non ha paura, si fida e l’accoglie.
Affidiamoci alla nostra Madonna di Valleluogo, che qui è apparsa per mostrarci con quanta delicatezza, discrezione e attenzione sa prendersi cura anche dei minimi particolari della vita di ognuno di noi. Invochiamola spesso durante il giorno con questa significativa strofa del canto della novena:
T’ho sul labbro t’ho sul cor, Figlio a te sono fedele Sei tu il mio più grande amore Tu mia madre in terra e in ciel. O Maria, o Maria.