Si naviga a vista. Le certezze sono poche e questo rende molto più difficile il compito delle Federazioni. Gli sport di squadra vanno incontro a difficoltà maggiori anche se il Governo ha comunicato le linee guida per dare il via agli allenamenti di gruppo, che prima passeranno attraverso i Consigli Federali dove nessuno vuole farsi trovare impreparato.
All’inizio dell’emergenza la Fir ha deciso di cancellare la stagione prima di tutti gli altri. Una scelta opportuna che ha permesso a tutte le componenti di cominciare a pensare a come poter ripartire quando arriverà l’ok del Governo. Ne abbiamo parlato con il Professore Franco Ascione, Direttore Tecnico della Federazione Italiana Rugby.
“Di piani di ripartenza ce ne sono diversi, non ci faremo trovare impreparati, ma dipende da come e da quando avremo la possibilità di tornare ad una sorta di normalità”.
Il rugby è uno sport di contatto e vive di molte situazioni statiche che aumentano i rischi. Per questo bisognerà studiare un piano di preparazione alla possibilità di ritorno al contatto.
“Nelle sei settimane che precederanno il contatto faremo diverse attività –ha spiegato Ascione- come il Rugby Touch o Tornei Seven. Inoltre la Fir sta elaborando una programmazione rispetto alle attività finalizzate all’abbattimento dei costi. Ci sarà un piano a supporto delle società per far sì che vengano messe nelle migliori condizioni”.
Non sarà facile per i club fare attività di base. “Siamo preoccupati dell’attività delle Nazionali ma siamo sicuri che i match potranno riprendere in regime di sicurezza anche se non conosciamo i tempi, quello che ci preoccupa di più sono i 500 club di base che promuovono il rugby sul territorio e per loro è molto più complesso rispettare le norme di sicurezza. Ricordiamo che il rugby di base è il motore di tutto il nostro movimento”.
Fondamentale anche continuare a tenere viva l’attenzione sul mondo della palla ovale e sulle varie realtà.
“I club sono stati bravissimi anche con iniziative sul web a tenere legate le persone alla comunity della palla ovale. In questo periodo in tanti hanno partecipato ai corsi proposti dalla Federazione, da quelli tecnici a quelli arbitrali. In Italia c’è fame di rugby, tutti i club fervono per poter iniziare, ma con le normative attuali non sarà facile essendo molto restringenti”.
Il Direttore Tecnico della Federazione Italiana è un vanto per il movimento campano che nel corso degli ultimi anni ha prodotto diversi atleti di alto livello, ora tocca ai club strutturarsi e alzare il livello.
“Il rugby campano ha vissuto un buon momento ma dal punto di vista numerico non ha avuto un grosso incremento. Il “dopo covid” ci metterà di fronte ad un mondo diverso –spiega Ascione-. Ritengo che ci sia una grande opportunità, l’organizzazione rugbystica dovrà essere maggiormente sostenibile e legata alla cultura e all’identità del territorio. I club dovranno mettere in piedi una capacità di gestione sostenibile che sarà fondamentale per tutto lo sport in futuro. Penso che il problema covid abbia dato una netta accelerata ad un processo già abbastanza presente nelle nostre realtà. Come Federazione dovremo sostenere i club aumentando la qualità e la quantità della partecipazione. Aumentando il numero di atleti troveremo più qualità”.
In Campania ci sono realtà importanti che dovranno avere la forza di rilanciarsi per tornare a produrre qualità. Tra queste società c’è sicuramente l’IVPC Rugby Benevento e il movimento sannita che Ascione definisce “incredibile”.
“Ci sono alcune città tra cui Benevento, che se andiamo a vedere il rapporto di quanto hanno prodotto tra numero di abitanti e atleti agonistici importanti, sono incredibili. Benevento ha avuto una tradizione e una cultura rugbystica enorme negli anni, anche grazie ad un gruppo tecnico culturalmente al di sopra della media italiana. Non dobbiamo dimenticare quello che Benevento ha rappresentato negli ultimi 30 anni. Questo ha fatto sì che ci sia stata questa grande produzione di talenti. Il nostro auspicio è che si continui con forza e anche le altre provincie campane riescano a fare quello che ha fatto Benevento aumentando una sana competitività all’interno della regione. Ritengo che Benevento sia uno dei “gioielli di famiglia” –sottolinea Ascione- Parlo di un gruppo di società che culturalmente hanno enorme tradizione come L’Aquila, Padova, i club del trevigiano o quello che Napoli ha rappresentato in passato. Attraverso la Federazione faremo di tutto per aiutare anche città come Catania, Messina e altre che hanno avuto grande tradizione e devono tornare a produrre atleti e squadre per aumentare la quantità e la qualità”.
Discorso chiaro quello del Direttore Tecnico della Federazione Italiana Franco Ascione, parole importanti da cui ripartire per un percorso, quello dello sport del “dopo covid”, dove l’Italia dovrà affiancare al talento anche organizzazione e programmazione.