Il 12 e il 13 maggio del 1974 gli italiani furono chiamati alle urne per un referendum che avrebbe cambiato l’Italia. 

Nel dicembre del 1970 con la legge Fortuna-Baslini l’Italia aveva deciso di introdurre l’istituto del divorzio. Al mondo conservatore cattolico e alle destre più estrema che si richiamavano al ventennio fascista, questa novità che metteva in discussione l’idea di famiglia tradizionale e che poneva l’Italia in linea con i paesi occidentali che si liberavano anno dopo anno, dai vecchi retaggi culturali, non piaceva affatto. 
Per questo con il referendum si provò ad abrogare la legge. 

A schierarsi contro il divorzio e quindi per il SI al referendum vi erano la Democrazia Cristiana e il Movimento Sociale Italiano di Almirante. 
Sul NO invece convergeva un mondo molto più largo che oltre ai partiti tradizionali comprendeva quella che diventerà la società civile del Paese. VI erano infatti i comunisti del PCI, i liberali del PLI, i radicali, i Repubblicani, i socialisti e socialdemocratici. 
In realtà per la prima volta gli italiani ruppero la divisione tradizionale del mondo politico del dopoguerra e per la prima volta in questo mondo del NO si ritrovarono fianco a fianco persone e idee che prima non si sarebbero neanche avvicinate.

La campagna elettorale mostrò una chiara differenza tra gli spot elettorale per il NO che erano innovativi e rappresentano per l’Italia il primo esempio di nuova propaganda politica e la campagna elettorale per il SI che invece ripercorse i soliti canali e il solito linguaggio apparendo vecchia e scolorita. 

In realtà nei discorsi di oggi, soprattutto sulla genitorialità e sulla famiglia ritroviamo in quelli che oggi si chiamano i sovranisti, gli stessi toni e le stesse parole. 

Il 13 giugno del 1974 gli italiani dimostrarono di essere svariati passi avanti rispetto alla rappresentazione che la politica istituzionale ne dava. L’Italia scelse convinta di mantenere il divorzio, il NO vinse con il 59,26%. Non fu la vittoria di un partito, anche se molti lessero in questo il sorpasso del PCI sulla DC, ma la dimostrazione che sotto il tentativo di raccontare ancora un’Italia arcaica, cattolica e conservatrice, si muoveva un’Italia moderna, che viveva le inquietudini di quei tempi al pari degli altri stati occidentali. 

La vittoria del NO rappresentò per l’Italia l’alba di una politica anche comunicativamente nuova e diversa che poi è all’origine della comunicazione politica contemporanea. Già allora si intravedono in quei video colorati, leggeri e simpatici per il NO, tutti i pregi e i difetti della politica di oggi.