C’è stato un tempo in cui le radio libere davano finalmente voce a chi non ne aveva avuta fino ad allora. Una generazione aveva avuto uno strumento prezioso e ne iniziò a fare un uso intelligente. La controinformazione, l’idea di poter raccontare i fatti senza nessuna patina di buonismo e buonsenso. In un’Italia dove quella patina diventava così spessa da creare un vero e proprio muro tra le verità raccontate e ciò che accadeva, quelle radio libere degli anni ’70 segnarono un modello di innovazione e di liberazione creativa. 

A Cinisi, in Sicilia, un gruppo di ragazzi aveva messo in piedi una radio libera Radio-Aut. Nell’etere urlavano la loro ironia contro una mafia che nessuno ancora aveva il coraggio di nominare. La loro battaglia di legalità e giustizia, fatta da chi in quegli anni era rimasto deluso anche da un polveroso PCI, li portò a raccontare con geniale creatività la gestione mafiosa di appalti e affari di Cinisi. Una cittadina dove spadroneggiava il boss Gaetano Badalamenti. 

Oggi riportiamo, tra i discorsi della domenica, la trasmissione del 7 aprile 1978 del programma “Onda pazza” dal titolo “Western a Mafiopoli”. Tra le voci quella che con ironia e creatività punge sempre di più Badalamenti, ribattezzato “Tano Seduto, grande capo”, è quella di Peppino Impastato. Peppino per queste parale, per le sue battaglie, per essersi candidato al consiglio comunale di Cinisi con Democrazia Proletaria, per il suo carisma e per il suo entusiasmo straripante e contagioso, fu fatto saltare in aria la notte tra l’8 e il 9 maggio 1978.

In questo testo si ritrovano accuse circostanziate, precise, la denuncia di un sistema mafioso potente e ramificato. Tutto fatto con un linguaggio nuovo, del tutto inedito, capace di entrare nelle case e rimanere nelle menti. 
Di quelle radio, di quella creatività attività, di quell’impegno e di quel coraggio si sono perse le tracce nel tempo. Oggi andrebbero riscoperti, riportati alla luce, custoditi e rivitalizzati. A quest’italia non mancano le menti o cervelli, mancano quei sentimenti e quelle propensioni. 

Onda pazza del 7 aprile ’78: “Western a Mafiopoli”
Voce di Salvo: Alle cinque della sera, eran le cinque in punto della sera. Un bambino portò il lenzuolo bianco alle cinque della sera, il resto era morte e solo morte alle cinque della sera.
Voce di Peppino: Si, ma alle cinque della sera, in Mafiopoli si riuniva la Commissione Edilizia.
Voce di Faro: Ascoltiamo l’inno nazionale di Mafiopoli: (si odono gorgoglii, rumori di piscio e di scarichi d’acqua nel cesso, segue un sottofondo che accompagna tutta la trasmissione, tratto dalla colonna sonora del film “I giorni dell’ira”, con spari).
P.: E sì, siamo nei paraggi del Maficipio di Mafiopoli. È riunita la Commissione Edilizia. All’ordine del giorno l’approvazione del Progetto Z-11. Il grande capo, Tano Seduto, si aggira come uno sparviero nella piazza. Si aspetta il verdetto.
S.: Ed ecco tutti i grandi capi delle grandi famiglie indiane tutti qua: c’è Mano cusuta, o Cusuta-mano, poi c’è Quarara Calante, eccolo là, con il suo bel pennacchio, c’è anche l’esploratore, il Pari, …deve essere un pari d’Inghilterra… e, infine, a presiedere questa seduta, veramente in tutta la sua maestosità…
P. C’è il grande capo, i due grandi capi, Tano Seduto e Geronimo Stefanini, sindaco di Mafiopoli…
Sì, i membri della Commissione discutono… c’è qualche divergenza ma sono fondamentalmente d’accordo. Sì, si stanno mettendo d’accordo sull’approvare il progetto Z-11.
F.: Ancora qualche minuto e il momento culminante, pochi minuti… e verrà effettuato… il grande colpo.
S.: Fratelli, il momento è grave e solenne. La nostra riserva indiana è stata finalmente aggiudicata… (si odono urla di indiani e spari) C’è stato riservato quel territorio che va al di là della torre dell’Orsa Maggiore e al di sotto della grande pista dove atterrano gli uccelli d’acciaio. Su quel territorio piazzeremo le nostre tende. Saranno tende oppure?…
F.: Bungalow… saranno bungalow.
S.: Sì, basta con le vecchie tende… passeremo ai bungalow… (urla di indiani). Là staremo armati, con le nostri ARMI e nessuno vi metterà più piede… (urla).
P.: Parola di Tano Seduto… grande capo.
S.: Costruiremo tante belle case… faremo dei seminterrati.
P.: Seicento metri quadri di seminterrati. Parola di Geronimo Stefanini.
S.: Cominceremo cosi: prima il seminterrato, poi, a breve distanza, i bungalow… e le nostre squaw finalmente…
P.: Potranno… potranno… e… e… e… potranno… in santa pace. Le nostre puttane d’alto bordo.
S.: Fratelli, la terra è nostra. Eccola là, al di là della torre dell’Orsa Maggiore.
P.: Parola di Tano Seduto (spari e musica)
F. :Si è conclusa la riunione della Commissione Edilizia di Mafiopoli. Il progetto Z-11 è passato.
S.: I grandi capi delle grandi famiglie ringraziano. Ci sono tutti: il Pari, Quarara Calante, Cusuta-mano, i grandi capi, e…
P.: E a sovrastare tutti 6 miliardi, concessi dalla Cassa per la Mezzanotte. (Si ode uno scarico di piscio). P.: Sì, è uno dei due grandi capi, Geronimo Stefanini, uno degli artefici dell’approvazione del progetto Z-11: sta firmando il patto in questo modo, assieme a Tano Seduto.
S.: Firmano il patto mescolando insieme il loro sangue e le loro urine?
P.: La loro merda… Ecco il sindaco Geronimo, che d’accordo con Tano Seduto lanciano segnali di fumo.
F.: Nuvolette discontinue verso il vice-capo Franco Maneschi. Gli comunicano che il progetto Z-11 è passato e che lui l’ha presa regolarmente nel culo… Sei miliardi… sei miliardi (spari)… Sì, sono sempre gli argomenti con i quali il grande capo Tano Seduto ha imposto la sua legge.
S.: Ma che fa’ ti lamenti? Bada… bada…
P.: Bada a come ti lamenti, porco cane… (musica). È stato difficile, ma per don Tano non esistono ostacoli (spari)…
S.: Sì, avremo una terra anche per noi, miei prodi. Tutta nostra. Eccola là, con il mare che luccica, eccola là, con le onde che lambiscono dolcemente la riva… Avremo coperte… Viveri… ARMI.
F.: Non si muoverà foglia che Tano non voglia.
P.: E soprattutto avremo a disposizione i vostri culi. Parole di Tano Seduto, grande capo di Mafiopoli (spari)… E ci sarà un porticciolo, bellissimo, già in costruzione, dove approderanno tutte le nostre puttane, da dove le nostre merci potranno partire indisturbate, da dove i nostri commerci si potranno sviluppare all’infinito. Ci saranno soprattutto 6 miliardi nelle nostre tasche…
S.: Potremo sistemare le nostre veloci canoe che porteranno al di là del mare la sabbia bianca…
P.: Le nostre canoe cariche di EROI-che merci…
S.: Potremo FUMARE in pace il calumet, con tabacco…
P.: Bianco, e lo faremo fumare agli altri. Ma passiamo ad altro.
F.: Altra riunione della Commissione Edilizia a Mafiopoli. Ancora tensione. (spari) La seduta è aperta. All’ordine del giorno l’approvazione del palazzo a 5 piani di don Peppino Percialino (ancora spari).
S.: E allora, per questa volta è fatta eh, don Peppino, complimenti.
P.: E mi pareva chiaro, dopo due anni di attesa, mi pareva chiaro.
S.: Complimenti vivissimi. Quanto sarà alta la nuova casa?
P.: Sarà quattro piani, alta 16 metri. Forse riusciremo a realizzare un quinto piano. Comunque l’altezza poi la porteremo a 17 metri: sa com’è, gli amici sono sempre accondiscendenti.
S.: E gli aerei da dove passano?
P.: Gli aerei cambieranno rotta. Al limite costruiremo un tunnel. La mia grotta artificiale si adatta molto al progetto: la scaviamo ancora e vi facciamo passare gli aerei. Ma adesso spostiamoci a casa mia per festeggiare l’avvenimento. I miei metodi funzionano sempre (spari) ah, ah, ah. Musica: oggi è festa, grande festa per me. Io, sono io, sparo perciale da tutti i buchi, dalla bocca, dal culo, dappertutto, specie per i parrineddi. Mi voleva domandare qualcosa lei?
F.: Sì, com’è nato questo progetto?
P.: Innanzitutto volevo precisare che il mio palazzo a 5 piani, (e di questo non se ne parli subito, ma dopo le elezioni, perché sa, gli amici impegnati in politica non hanno raccomandato altro, eh), sarà costruito in corso Luciano Liggio, in omaggio al nostro grandissimo dirigente, al nostro teorico ed ispiratore ideologico, il quale, venendo qui a Palermo per essere processato, purtroppo (un uomo come lui dovrebbe essere santificato) ha sentito l’esigenza di dire e dichiarare alla stampa che è venuto per salutare amici e parenti, e tra gli amici ci sono pure io e don Tano seduto, il grande capo. Il parto del progetto è stato faticoso, perché ci sono sempre gli intrusi, gli infami che non si fanno i cazzi propri e vanno a rompere le palle alla buona gente, la gente che lavora e vive dei suoi sacrifici. Comunque alcuni nostri argomenti li hanno regolarmente dissuasi (spari). Ecco, sente gli argomenti? Questi sono i nostri argomenti.
F.: Oh, signor sindaco, anche lei qua?
P.: Io sono un inviato dell’“Express” di Parigi. Mi dica, sindaco, è vero che don Peppino ha costruito negli anni passati a lei e al suo compagno di partito Faro l’Africano cancelli, cancellate e strade di campagna per un valore di tre milioni?
S.: Tutte fesserie, tutte malelingue. Lei sta insinuando troppo (spari)
P. Il sindaco è un amico. Solo lui poteva metterci la buona parole per i miei 240 metri di costruzione, con una cubatura di 3.000 metri cubi, più del doppio di quello consentito dalla legge.