Sul caso rientri in Campania si è vissuto praticamente sulle montagne russe: la fase dell'allarme, la salita ad allarme rosso quando è emerso che in alcuni caselli autostradali ai test si arrivava al responso di un positivo su quattro, la discesa a un livello di guardia ben più basso e il definitivo cessato pericolo quando De Luca ha spiegato che sì, 32 persone sono risultate positive a quei test sierologici, ma solo in un caso la positività è stata confermata dal tampone.


Tutto tranquillo, tutto sotto controllo come ha spiegato il Governatore, ma qualche dubbio rimane. Eh sì, perché dopo il doveroso sospiro di sollievo di fronte al falso allarme, balza all'occhio che se 32 sono i positivi ai test rapidi e una sola positività viene confermata dal tampone ci si pone di fronte a un bivio: o, col 97 per cento di falsi positivi quei test rapidi sono affidabili quanto chi suggerisce di iniettarsi disinfettante per proteggersi oppure c'è un'altra verità.


Seconda opzione da quel che emerge da fonti vicine a Palazzo Santa Lucia: non si tratta di falsi positivi, quei 31 avevano sviluppato gli anticorpi covid entrandovi in contatto nei mesi scorsi, probabilmente in maniera del tutto inconsapevole e rientrando nella schiera, a questo punto larghissima, degli asintomatici, risultando ormai completamente guariti. E dunque, i test rapidi indicano se c'è o c'è stato contatto col virus, il tampone indica se si è infetti al momento.