Dopo due mesi in cui la sanità pubblica ha dovuto impiegare tutte le proprie energie nei reparti Covid mentre ambulatori e privati erano fermi finalmente da domani 4 maggio in Campania ripartono le elezioni di ricoveri e le attività ambulatoriali all’interno degli ospedali pubblici, in quelli classificati e nelle case di cura private convenzionate. Una necessità per migliaia di persone che in questo periodo avrebbero dovuto effettuare interventi più o meno complessi, esami diagnostici, riabilitazione. Ma come riprenderanno queste attività, e siamo certi che ambulatori e ospedali siano fuori pericolo? Quanti hanno rinunciato in questo periodo ad accedere nei pronto soccorso o a fare visite in intramoenia per paura del contagio ora possono stare sicuri? Insomma la sanità è pronta per la fase 2? 

Per paradosso oggi corriamo il rischio di assicurare assistenza cure e terapie intensive ai malati di coronavirus ma non siamo ancora in grado di riprendere tutte le altre attività sanitarie in completa sicurezza. Ci sono una serie di incognite che ci fanno pensare che non siamo ancora preparati a riaprire ed a sperimentare una nuova normalità di convivenza con il Covid, anche in sanità. 

La ripresa di queste attività è stata decisa, come si legge nella nota della Giunta Regionale della Campania, "in riferimento all'attuale andamento epidemiologico della pandemia, considerato che vi è da un lato la necessità di garantire a tutti i cittadini la prevenzione del rischio infettivologico e dall'altro l'esigenza di garantire una continuità dell'assistenza soprattutto a fasce particolari e fragili della nostra popolazione, quali i pazienti cronici, nonché a quelli che richiedono nuovi inquadramenti clinici o terapeutici, ovvero specifici percorsi assistenziali”. Per questo motivo, si legge ancora, in particolare riferimento alle attività ambulatoriali, bisogna garantire l'adozione di misure particolari per evitare la diffusione del Coronavirus. Tra queste misure, che vengono specificate ancora nella nota, non c'è però la misurazione della temperatura di chi accede nei nosocomi per le suddette prestazioni. 

La nota diramata dalla direzione generale per la tutela della salute chiarisce che la ripresa delle attività sarà accompagnata dalla prevenzione del rischio infettivologico, quindi con l’adozione di tutti i dispositivi medici e di sicurezza personale prescritti, oltre che di sanificazione costante degli ambienti.  Il direttore generale Antonio Postiglione ha parlato a tal proposito di “cambio di passo” nell’organizzazione delle strutture ospedaliere, tali da impedire l’insorgenza di nuovi focolai di contagio. Ma ad oggi non abbiamo la certezza che tutti gli ospedali e le case di cura nonché i laboratori privati abbiano davvero adottato tutte le misure prescritte. 

Ecco quali sono le misure di sicurezza da adottare in ospedali e case di cura. 

– favorire prevalentemente il sistema di prenotazione tramite Cup o online.

– favorire l'utilizzo della telemedicina o del consulto telefonico, al fine di limitare al minimo il tempo di permanenza all'interno della struttura sanitaria;

– prevedere la sanificazione straordinaria degli ambienti da utilizzare per l'erogazione delle attività ambulatoriali e della attività di ricovero;

– individuare opportuni percorsi per accedere ai luoghi di diagnosi e cura (con segnaletica/cartellonistica che consenta ai pazienti di permanere il meno tempo possibile all'interno della struttura;

– regolamentare le prenotazioni e gli ingressi per impedire il sovraffollamento degli spazi e delle sale d'attesa;

– far rispettare il divieto di permanenza nelle sale d'attesa degli accompagnatori dei pazienti, fatte salve specifiche indicazioni in favore di minori, disabili e non autosufficienti;

– utilizzare la cartellonistica per raccomandare le idonee misure di distanziamento interpersonale nelle sale d'attesa;

– comunicare il divieto di arrivo in anticipo rispetto all'orario di appuntamento, al fine di mantenere il distanziamento nelle sale d'attesa;

– disponibilità di disinfettanti per le mani per l'utenza in attesa;

– disponibilità di dispositivi di protezione individuale e sanificante per il personale;

– favorire quanto più possibile le misure di distanziamento interpersonale negli ambienti di diagnosi e cura di ricovero ospedaliero;

– disponibilità di dispositivi di protezione individuale e sanificante per i pazienti degenti;

– limitare l'ingresso dei visitatori nei reparti ospedalieri;

– garantire una idonea gestione dei rifiuti, inclusi i rifiuti ospedalieri.

Altro aspetto fondamentale della fase di ripresa dell’attività sanitaria  sarà l’abbattimento dei tempi delle liste di attesa, che in questo periodo si sono inevitabilmente allungati. L'apertura dei servizi nelle strutture ospedaliere e territoriali non può avvenire in base agli orari e ai turni dell'era pre covid 19. Bisognerà necessariamente potenziare l’attività per smaltire le liste di attesa. Una nuova organizzazione del lavoro sarà fondamentale per diluire le presenze. Su questo fronte invece nessuna notizia. Asl e Ospedali riprenderanno come prima con gli stessi orari. Se prima ci volevano novanta giorni per una gastroscopia quanti ce ne vorranno adesso? 

Sulla ripartenza della sanità è intervenuto anche l'Anaao-Assomed, il sindacato dei medici e dei dirigenti ospedalieri. In una nota del segretario campano Vincenzo Bencivenga, si esprime «profonda preoccupazione per le modalità con cui la task force regionale intende procedere nel merito. Riaprire le attività ambulatoriali intramurarie ed extra murarie senza aver precedentemente provveduto alla precoce individuazione di Hospital covid e covid free dedicati; alla definizione di metodologie validate di screening della popolazione e degli operatori sanitari; alla verifica del corretto funzionamento dei percorsi covid non covid nelle strutture attualmente erogatrici di cure non interamente destinate ai pazienti Covid; alla creazione di precisi e condivisi percorsi assistenziali anche extraospedalieri; alla fornitura regolare di Dpi idonei per gli operatori  ma demandando parte delle misure elencate alle Aziende che in soli 6 giorni dovrebbero provvedere a creare condizioni che non sono riuscite a porre in essere in 40 giorni, appare modalità  di azione ancora una volta rischiosa e improvvisata così come appare non aver individuato, ad oggi, una procedura unica di gestione del post-isolamento». Di qui la richiesta di «un intervento immediato di riorganizzazione e di comunicazione preventiva dei percorsi assistenziali presso le aziende sanitarie, preliminarmente a qualsiasi forma di riapertura di attività assistenziale e di diagnosi e cura». In assenza di risposte, il sindacato «riservandosidi denunciare alle Autorità competenti ogni forma di  omissione, non accetterà ulteriori ritardi organizzativi, soprattutto alla  luce delle numerose comunicazioni inviate che, ad oggi, restano ancora in attesa di risposte.