Ariano Irpino

 

 

Sorella Nora Cocca Silenziosi Operai della Croce

Secondo notizie storiche documentate, la cappella chiesta dalla Beata Vergine Maria alla pastorella, figlia del mugnaio, venne costruita nel 1500. A partire da tale data, Valleluogo comincia a diventare un  luogo di fede semplice e di preghiera sentita. A custodia della chiesa c’era sempre un eremita che sceglieva di vivere in solitudine, solo per il Signore. Ne abbiamo conferma da una lettera del  1758  inviata dall’eremita Albanese al sacerdote  don Giuseppe Guarini contenente un resoconto del culto alla Vergine di Valleluogo.

La presenza dell’eremita da un lato supportava la vita di pietà della gente e dall’altro consolidava la caratteristica, fortemente spirituale, del luogo scelto dalla Madonna per chiamare, aspettare ed accogliere i suoi figli.

Soprattutto gli  irpini ricorrevano alla Madonna per invocare grazie di ogni tipo, da quella della conversione a quella di interventi di aiuto straordinario per le loro vite e dei propri cari, senza escludere la benedizione anche del suolo che abitavano e coltivavano.

Ricordi: "Mia mamma mi raccontava che nella primavera del 1955, io avevo due anni, mi si formò un ascesso dietro l’orecchio sinistro. Era molto duro in quanto era infiammato. Non so se era proprio il giorno di Pentecoste, festa della Madonna di Valleluogo o un sabato della novena, quando mia mamma, preoccupata per la mia salute,mi avvolse in uno scialle e mi portò alla casa della Madonna. Prima della messa  passò da “zio Oto”, così lo chiamavano tutti, un eremita che viveva in una specie di  grotta accanto alla chiesa.Era esperto nel curare con le erbe e con altri prodotti naturali. Egli osservò attentamente il mio ascesso e scuotendo la testa disse a mia madre: con gli impacchi  di farina di lino non ci facciamo niente qui ci vuole un medico che incida la parte. Per mamma fu come ricevere “una botta in fronte”, perché mi ero appena ripresa da una lunga malattia, dovuta , quasi sicuramente, ad un errore medico.Solo sentir parlare di medici…Si può facilmente immaginare! Col cuore abbattuto, in subbuglio e con me in braccio, partecipò alla messa. Forse per tutto il tempo non avrà fatto altro che supplicare la Madonna di “volgere a me lo sguardo pio”. Sta di fatto che uscita di  Chiesa lei   infilò la mano dietro la  mia testa in prossimità di dove c’era il male e se la trovò  bagnata di  liquido rossastro e pus. L’ascesso era maturato e scoppiato da solo”. 

Ah non sia che l’amor mio non sia puro qual sei tu! A me svolgi lo sguardo pio, dona a me la tua virtù. O Maria, o maria.

Colpisce la fiducia , ma anche la straordinaria richiesta  che rivela la strofa di questo canto popolare che i pellegrini, ancora oggi durante la novena, elevano con cuore devoto. Cioè ci si affida a lei, la Madre, con  il cuore temprato dalla virtù. Andiamo da Maria per ottenere la salute del corpo e dello Spirito!