Dopo l'incontro di questa mattina, organizzato da Mezzogiorno Nazionale, l'onorevole Pasquale Viespoli ha tracciato un bilancio, per analizzare il voto per le regionali e gli scenari post elettorali, in Italia, ma soprattutto in Campania e a Benevento.
Partendo dall'analisi del dibattito post voto, che Viespoli definisce sconcertante, la disamina si sofferma sulla crisi dei partiti: «I partiti affondano nella palude del trasformismo e della frantumazione localistica; fuori le idee, cancellati i valori, si trasformano in temporanee associazioni di scopo.
Le preferenze alimentano il voto di intermediazione e di scambio, accentuano la desertificazione programmatica, accelerano il degrado della politica.
La modalità di conquista del consenso omologa destra e sinistra.
M5S e Lega, in particolare il primo, capitalizzano il voto d’opinione, beneficiano della “redistribuzione” del consenso ma non riescono ad arginare la marea del non-voto».
Poi, per quanto attiene alla Campania, Viespoli si sofferma in particolare sull'affaire De Luca: «L’assenza di indignazione e di rivolta morale, di fronte alla vicenda kafkiana di un governatore sospeso e di un eventuale governante (il vice) con contratto a tempo determinato, una sorta di co.co.pro istituzionale, ribadisce la crisi del regionalismo, del partitismo e della democrazia rappresentativa e rimarca la decadenza dell’etica pubblica e della coscienza civile.
Lo Stato di diritto ha senso perché la regola è la salvaguardia dal potere dei potenti. Quando per i potenti non c’è regola, non c’è Stato di diritto e non c’è principio di legalità.
La replica è prevedibile: il fine giustifica il mezzo. E il fine è la Campania, la seconda regione italiana, con i suoi straordinari problemi ma anche con le grandi potenzialità e il ruolo strategico e geopolitico.
Ma la politica e le istituzioni, così continuando, saranno ulteriormente delegittimate. E la partita si giocherà solo tra i giocatori, senza pubblico».
E poi, capitolo Sannio: non poteva non essere affrontata da Viespoli la crisi di consenso del centrodestra: «Nell’intera provincia, in cinque anni, oltre quarantaduemila elettori, più di quelli che sono rimasti, hanno abbandonato il centrodestra. Nella sola città sono stati oltre seimila. Nel 2015 l’intera coalizione non ha raggiunto il 30%.
Nello stesso periodo, il centrosinistra ha perso circa dodicimila voti, di cui oltre quattromila in città.
Il M5S ha ottenuto, invece, un incremento di oltre ventimila voti.
Pur considerando la complessità della dinamica dei flussi elettorali, la dimensione dei numeri fa emergere con chiarezza la provenienza di una parte rilevante della platea del non-voto e impone una riflessione politica.
La questione vitale non è la riunificazione di quel che c’è ma il recupero di quel che c’era, la capacità cioè di tornare a parlare e a convincere migliaia di persone che anche nel Sannio non hanno ritenuto e non ritengono adeguata, credibile e rappresentativa l’offerta politica del centrodestra dopo il 2010.
?E’ indispensabile un processo di rifondazione, che esprima una visione ed un progetto, anche e soprattutto per la città, dove il consolidamento del M5S prospetta per le amministrative la possibilità di una competizione tripolare.
Occorre ripartire dalla specificità del territorio e dalla forza delle idee per superare il rischio della frantumazione della rappresentanza e del prevalere dei micro-interessi, rispetto a un’idea di governo della complessità.
Il tema del governo e del rapporto tra politica e competenza è, per quanto ci riguarda, prioritario, per merito e per metodo.
In tal senso, il centrodestra ha il dovere di proporre un patto per la governabilità.
Un programma, una lista, un candidato per porre al centro il confronto alto sull’idea di città. Una competizione per mobilitare energie e intelligenze, non per movimentare pacchetti elettorali e clientele.
Nel Sannio e in città, troppe volte si vince ma non si governa.
Le prossime elezioni devono rispondere alla domanda di governo. Anche attraverso percorsi inediti per riannodare il filo strappato tra cittadini, istituzioni e politica e recuperare fiducia e partecipazione consapevole».
Redazione