“La notte non si dorme, avrei voluto aiuti più concreti da parte dello Stato, dagli Enti preposti. Ad oggi io non sono in grado di ripartire dopo il fermo di due mesi imposto dall'emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus”.
Alessio Aquino, 30 anni da compiere a luglio è uno dei tanti giovani imprenditori di Benevento che hanno scelto di investire risparmi e gli anni più belli della vita in un'attività commerciale propria. E' il titolare del bar Moka al corso Garibaldi, a pochi passi dal Duomo. Da due mesi le saracinesche del suo locale sono chiuse, al pari di tantissime altre. “Non so quando potrò rialzare queste serrande”, confida Alessio che per un istante abbassa lo sguardo. Lo fa non perchè abbia perso la volgia, ma perchè si è trovato a fare i conti con un ostacolo invisibile, temutissimo e pericoloso: il Codvid-19.
Come lui, milioni di commercianti in questi giorni di confusione, decreti e città deserte cercano una soluzione, vanno in banca, si confrontano con i commercialisti, consulenti e tutta una serie di professionalità.
I commercianti che guardano anche ai colleghi d'oltralpe dove gli stati hanno versato cifre considerevoli, dignitose sui conti correnti delle categorie in difficoltà.
“Aspettiamo ancora la cassa integrazione per i dipendenti” confida Alessio ad Ottopagine.it, “non so se e quando riuscirò ad aprire”.
E i 600 euro? “Si certamente un aiuto ma non siamo riusciti a pagare nemmeno le bollette. Poi ci sono i fornitori, gli affitti e tante altre spese per le quali ogni mattina aprivo la nnostra attività con il sorriso”.
Alessio non ha perso il sorriso, la speranza. Sicuramente riaprirà tra mille attenzioni che dovrà mettere in campo sul profilo sanitario e di tutela per lui e per i dipendenti... “Ce la faremo – conclude speranzoso – ma forse è arrivato il momento di un aiuto concreto da parte dello Stato”.