Benevento

Niente scuola, niente amici, ma soprattutto all'improvviso l'impossibilità di stare con zii, cugini ed i 'nonni'. Ma come i più piccoli hanno vissuto questo periodo? E come soprattutto affrontare la futura ripartenza? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Mariaelena Morelli, psicologa e psicoterapeuta nonché terapeuta Emdr. 

Un viaggio alla scoperta di emozioni e sentimenti dei più piccoli che parte da lontano, nel mesi di marzo quando cioè è iniziato questo lungo periodo di quarantena.

“Da inizio marzo, il nostro Governo ha approvato una serie di provvedimenti per contrastare la diffusione del virus Covid- 19. Per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana sono state adottate misure di tale portata che hanno e continueranno ad avere conseguenze significative non solo sull’economia del Paese, ma anche sulla vita sociale e psicologica delle persone. L’impatto maggiore è stato causato dalla richiesta di restare a casa e dal conseguente isolamento sociale che ne è derivato, che ha comportato un radicale cambiamento nello stile di vita quotidiano di ognuno. L’iter dell’isolamento dei più piccoli è stato particolarmente rapido. Alla chiusura delle scuole, ha fatto seguito la sospensione delle attività ritenute non essenziali, l’interruzione di qualunque tipo di sport, delle lezioni di musica e di qualsiasi altro momento extrascolastico in compagnia dei coetanei. Vietato fare i compiti insieme, festeggiare i compleanni con i propri amici e i compagni di classe. La casa, qualunque essa sia, è diventata l’unico spazio possibile. L’iniziale 'euforia' legata anche al fatto di poter condividere tanto tempo con la mamma e con il papà, in molti casi si è tramutata in senso di smarrimento e talvolta in stati di ansia. Molti bambini hanno manifestato il sintomo regressivo della richiesta di vicinanza fisica ai genitori durante la notte; maggiore irritabilità; intolleranza alle regole; cambiamenti repentini nel tono dell’umore e problemi del sonno tra cui difficoltà di addormentamento, agitazione e frequenti risvegli notturni. Da quando l’emergenza Coronavirus è iniziata, le telefonate di genitori allarmati per i propri figli sono all’ordine del giorno. A preoccuparli sono soprattutto l’insonnia e gli sbalzi d’umore, così come l’eccessiva paura che alcuni di loro provano nei confronti della salute delle madri, dei padri e dei nonni”.

Quale è la fascia di età più colpita? “Probabilmente la fascia più colpita è stata quella dei minori di cinque anni. In alcuni casi i genitori hanno pensato che fosse opportuno celare la realtà delle cose ai più piccoli nel timore di dar loro un carico troppo difficile da tollerare. In realtà in questo modo i bambini si sono trovati a subire cambiamenti improvvisi e repentini delle proprie abitudini, dal non andare più all’asilo, al parco giochi, al non vedere più nonni e zii, senza essere supportati da adeguate spiegazioni e dalle necessarie rassicurazioni. Questo ha prodotto un forte senso di angoscia, uno stato di malessere generale e ha alimentato fantasmi interni ancora più difficili da elaborare in quanto non condivisi”.

E dunque, secondo l'esperta “non bisogna avere paura di parlare del Coronavirus, evitare o cambiare argomento non ha in realtà nessun effetto rassicurante”. Ma tutt'altro: “Ogni domanda deve essere accolta perché in questo modo possiamo avere delle informazioni utili per capire cosa i bambini sanno o che idea si sono fatti. Incoraggiamoli a parlare così da poter dar loro il giusto aiuto e rispondiamo alle loro domande in modo sincero. E’ sicuramente meglio ricevere le informazioni da mamma e papà che da fonti terze, magari inesatte o difficili da capire. Come affrontare la fine della quarantena? Dedicarsi ad attività creative con i propri figli e affrontare poi la fine continuando a mantenere un dialogo aperto e trasparente con loro circa le evoluzioni della situazione in atto, aggiornandoli, mediante l’uso di un linguaggio comprensibile e adeguato all’età”.

Consigli per il ritorno alla normalità, considerando che non troveranno da subito le stesse abitudini, come ad esempio non sembra previsto un ritorno immediato a scuola? “Innanzitutto, non dovremo parlare di “un ritorno alla normalità” poiché non è questo che ci aspetta. La 'fase 2' rappresenta senz’altro un’evoluzione in termini di apertura rispetto al primo periodo di completo isolamento, ma è comunque ben lontana dalle abitudini e dai ritmi che contraddistinguevano le nostre vite prima della pandemia”. Di qui la necessità di “accompagnare per mano i nostri bambini, aiutandoli a costruire di volta in volta nuove consuetudini, a scandire i tempi nuovi in modi che diventino abituali e per questo rassicuranti. Chiediamo loro ciò che si aspettano e parliamo anche delle nostre speranze, desideri e aspettative. E’ in questo modo che anche i più piccoli impareranno a riconoscere, a sperimentare e a parlare delle proprie emozioni. Consigli per tutti, genitori e figli: impariamo a ri-organizzare le nostre giornate. Viviamo questo tempo non solo come un tempo lento e infinito, ma soprattutto come un tempo ritrovato”.