Battipaglia

"Dopo circa tre mesi di silenzio si è fatto sentire il Ministro della Cultura Dario Franceschini che ha illustrato una proposta per, a detta sua, salvare gli operatori dello spettacolo. Purtroppo, detta proposta si concreterebbe sullo studio di una piattaforma web a pagamento, definita dallo stesso Franceschini "una sorta di Netflix della cultura" e che, al contrario di quanto affermato dal ministro, costituirebbe la morte della cultura se riferita allo “spettacolo dal vivo”. Nello specifico, se simile proposta  venisse realizzata,  non si potrebbe più parlare di spettacolo dal vivo ma di morte dello spettacolo, un autentico “De Profundis” per i teatri e, di conseguenza, per  tutti gli operatori che vi lavorano". Comincia così la lettera aperta a firma di Vito Cesaro, direttore artistico del teatro sociale "Aldo Giuffrè" di Battipaglia e responsabile regionale della Federazione Artisti Italiani. 

"Come potranno le tante attività culturali che investono tempo, soldi e anima nel mantenere vivo uno spazio teatrale, e che, specialmente nelle province, rappresentano sovente un avamposto socio-culturale, per i giovani (si pensi soprattutto ai territori interni) e dove questi teatri sono anche centro di incontro e formazione, sopravvivere alla nascita di una piattaforma web?  Quale teatro acquisterà e programmerà mai uno spettacolo che potrebbe essere visto in streaming e, in conseguenza, quale cittadino pagherà mai un biglietto al botteghino per uno spettacolo che può, con pochi soldi di abbonamento annuale, vedere  comodamente seduto nel divano di casa sua? Quale agenzia - è il lungo elenco di domande indirizzate al Mibact - scritturerà gli attori per delle tournèe se potranno invece, scritturarli, per la sola registrazione da trasmettere sul web (7-8 giorni di lavoro) E il resto dell’anno quale mestiere farebbero gli attori e i lavoratori dello spettacolo?  Insomma sarebbe, una programmata morte civile per tutti e, non a caso, la proposta, nel giro di poche ore, è stata rifiutata da tutti".

Il timore dunque è quello di chiudere i battenti. Timori anche per le mancate risposte agli operatori dello spettacolo che operano senza fondi a differenza di quelli degli Enti lirici.

"Chiediamo alle forze politiche e agli esponenti della cultura, se hanno ancora a cuore il teatro, o meglio i tantissimi teatri sparsi in tutta Italia, di intervenire presso il Parlamento affinché venga definito un intervento economico specifico, da inserire nel Disegno di Legge del 9 aprile 2020, diretto anche alle associazioni culturali riconosciute e non, iscritte al registro delle Camere di commercio da almeno due anni, associazioni il cui scopo è salvaguardare il tessuto culturale, sociale e creativo delle piccole e medie realtà territoriali e soprattutto bloccare la previsione di qualsivoglia piattaforma. Senza questi teatri l’Italia diverrà, in Europa, il Paese che ha meno presidi della cultura, ovvero un deserto", il monito di Cesaro.