Atripalda

"A seguito del rinvenimento della salma di Michele Naccarelli, ho preso atto che alcuni organi di informazione hanno messo in relazione tale evento con i tragici fatti che lo videro protagonista nel gennaio del 2012 anche con la pubblicazione di immagini di repertorio, sento di dover chiarire alcuni aspetti necessari per una valutazione più obiettiva dell'accaduto". Così in una nota il legale della famiglia Naccarelli, Alfonso Maria Chieffo, che spiega: "Allo stato attuale non sussiste alcun nesso ipotizzabile tra i due eventi, tenuto conto le ragioni del decesso di michele, rispetto alle quali la Magistratura sta effettuando le opportune verifiche, sembrano riconducibili a cause naturali". 

"La memoria di Michele, anzi di Luigino, come veniva chiamato in famiglia, non può essere ricollegatra in via esclusiva ai tragici fatti del 2012, soprattutto considerando il suo immediato e sincero pentimento e della circostanza che al momento del reato la sua "capacità di intendere e di volere era fortemente scemata", e del debito saldato con la Giustizia" aggiunge il legale. 

"Per ricordarlo voglio usare le parole del Giudice per le Indagini preliminari che nella sua ordinanza applicativa di misura cautelare lo definì "uomo mite": un uomo che, aggiungo io, provato dalle vicende di una vita con lui sempre avara, in un momento di sconforto perse la testa compiendo un gesto per il quale non si è mai più dato pace. E tanto basta perché sulla sua vicenda terrena cada l'oblio".