Benevento

Ha respinto l'accusa di aver perseguitato la nipote, sostenendo che i messaggi – sei, al massimo sette- che le aveva inviato via whatsapp e facebook altro non erano che la sua reazione emotiva di fronte a quel testamento con il quale suo padre aveva lasciato a lei la proprietà di un'abitazione.

Una questione al centro di una controversia di natura civilistica, ma mai sfociata, a suo dire, in parole minacciose nei confronti della ragazza, che abita a due metri da lui e vede ogni giorno, mentre va regolarmente al lavoro. Assistito dagli avvocati Danilo Riccio e Vincenzo Palmieri, si è difeso così dinanzi al gip Vincenzo Landolfi, in un collegamento da remoto, il 63enne di Faicchio sottoposto, per stalking, al divieto di avvicinamento alla parte offesa, con una distanza minima ridotta, dopo le sue parole durante l'interrogatorio di garanzia, dai 5 metri iniziali agli attuali 2.

Una misura di cui la difesa ha chiesto la revoca, al pari di una diversa qualificazione della contestazione. Entrambe sono però state respinte. Il 63enne ha confermato di essere rimasto di stucco quando, alla fine del 2018, aveva conosciuto le ultime volontà del genitore vergate nel 2012. Il motivo? La convinzione che l'immobile dovesse andare a lui, e non alla nipote, per aver supportato economicamente, ogni mese, l'assistenza all'anziano, che risiedeva con una figlia.