Benevento

“E' una Pasqua insolita, ma non per questo non è Pasqua o lo è di meno. Quest'anno abbiamo anzi l'opportunità di andare all'essenziale”. E' il messaggio dell'Arcivescovo di Benevento, Felice Accrocca. “Pasqua – dice la guida della Chiesa beneventana - è quando sappiamo far morire noi stessi, il nostro orgoglio, quando sappiamo donarci agli altri”. Così invita a prendere il meglio da questa situazione. Queste le sue parole nella lettera rivolta ai fedeli:

Carissimi,
è Pasqua anche quest’anno, forse ancor di più, perché in questa situazione tragica e inaspettata ci è dato di rivivere con maggiore intensità – direi quasi di farne più diretta esperienza – il mistero della morte e risurrezione del Signore. Mai come in questo momento ci è infatti dato di essere Chiesa nel modo più vero, accrescendo cioè la comunione dei cuori e la solidarietà fattiva, dal momento che solo l’Amore consente di dimorare in Dio e Dio in noi (1Gv 4,16).
Frequento l’Albania ormai da più di vent’anni, e dagli Albanesi ho appreso la storia di una Chiesa senza edifici e senza sacramenti, senza alcuna manifestazione pubblica di fede, dove anzi si viveva con il terrore che la stessa pratica della preghiera in casa potesse giungere agli orecchi dei dirigenti del regime. Una storia catacombale, durata quasi cinquant’anni… Eppure quella Chiesa, esclusivamente domestica, non ha smesso di essere Chiesa, bagnata dal sangue dei martiri, in gran parte – quasi una beffa crudele – torturati e sommariamente processati dalla polizia segreta all’interno di quello che un tempo era stato un convento francescano e ora ospita una comunità di clarisse.
Così noi, in questa Pasqua per tutti inedita, dobbiamo nutrire la nostra fede con la Parola di Dio, con la preghiera personale e familiare, con gesti concreti di carità fraterna. Il Signore è con noi, tutti i giorni (Mt 28,20), e noi possiamo trovarlo nella sua Parola (Lc 24,27), in quanti camminano al nostro fianco (Lc 24,15), nei poveri e nei bisognosi (Mt 25,31-46), in attesa di poter celebrare l’eucaristia anche in maniera comunitaria. Sappiamo inoltre, come scrisse san Paolo VI, che “ogni Messa, anche se privatamente celebrata da un sacerdote, non è tuttavia cosa privata, ma azione di Cristo e della Chiesa” (Enciclica Mysterium fidei); ciò che vale soprattutto in questo tempo, nel quale i sacerdoti sono chiamati a celebrare in forma privata i divini misteri.
Pure questa volta ci rialzeremo e, come in passato, riprenderemo con fiducia il nostro cammino, nella certezza che il Cristo, morto per noi e per noi risorto, non farà mancare il suo aiuto.
A tutti voi, il mio augurio più cordiale e sincero e la mia paterna benedizione.

 

† Felice vescovo