Da Caserta arriva un messaggio di solidarietà e speranza al popolo lombardo travolto dall'emergenza Covid – 19. Una lunga lettera a firma di Ivan Soprano e Tiziana Esposito per esprimere solidarietà a tutti i cittadini, rivolgendo particolare attenzione agli operatori sanitari ed evidenziando la storia del popolo lombardo a cui è possibile ricondurre proprio i valori che in passato hanno ispirato i principi del Movimento Internazionale della Croce rossa.
“La grande catastrofe causata dal covid-19, ormai da parecchie settimane, ha travolto tutta l’Italia. In particolare – viene evidenziato nella lettera - la categoria più colpita è stata quella degli operatori sanitari, soprattutto tra coloro che operano negli ospedali o strutture sanitarie ma anche medici di base della regione Lombardia, poiché questo è un virus che viaggia velocissimo. Il coronavirus ha deciso di arrivare in Europa dalla porta della Lombardia, attraversando i meravigliosi e suggestivi paesini lombardi! Quindi il nostro pensiero è sempre rivolto a loro, popolo lombardo, abitanti di una terra scintillante, ora piegata e umiliata! Eppure in passato con le loro azioni hanno avuto un ruolo determinante e di ispirazione nella formazione degli ideali umanitari e della carità internazionale che successivamente ha ispirato i sette principi del Movimento Internazionale della Croce Rossa. Poiché i lombardi furono i primi operatori sanitari volontari della storia, in concomitanza degli eventi successivi alla battaglia di Solferino (Mantova) del 24 giugno 1859 nella seconda guerra d’indipendenza italiana. In quell’occasione tutte le donne, gli uomini, il clero lombardi con un enorme slancio di generosità, si adoperarono per soccorrere indistintamente, al di là della loro nazionalita’ o bandiera, tutte quelle migliaia di feriti che produsse la battaglia di Solferino, innescando una straordinaria azione umanitaria, fatta di carità privata e soccorso cittadino”.
La storia: “La nascita dell’ideale umanitario della Croce Rossa risale all’opera di Henry Dunant (il fondatore della Croce Rossa Internazionale), uomo d’affari di Ginevra che per incrementare le proprie attività in Algeria (all’epoca colonia francese) decise di rivolgersi all’imperatore Napoleone III. Allora Dunant si mette in viaggio verso il quartier generale dell’imperatore francese, poiché in quel momento Napoleone si trovava in Lombardia al fronte, in soccorso e alleato delle armate italiane per scacciare gli austriaci dalla Lombardia, in quella che fu la II Guerra D’Indipendenza Italiana. Gli eserciti si scontrarono in una feroce battaglia a Solferino. Lo spettacolo dei tanti soldati feriti, moribondi, abbandonati nei campi di battaglia o lungo i fossati, colpì profondamente lo svizzero Dunant, tanto da indurlo a partecipare personalmente all’azione di soccorso spontaneo. In brevissimo tempo si creò un incredibile movimento popolare a favore dei feriti che attraversò tutte le popolazioni Lombarde (e oltre), dal mantovano al milanese. Tutte le località nei dintorni di Solferino, Guidizzolo, Volta, Castel Goffredo, Medole, riunirono e soccorsero un gran numero di feriti. Ma la maggior parte dei feriti furono trasportati al vicino villaggio di Castiglione e li subito ci fu un grande slancio nel portare i soccorsi, da parte di tutti gli abitanti del luogo. Ci fa piacere pensare che il luogo, Castiglione delle Stiviere, nel quale maturò l’idea del soccorso indiscriminato a tutte le vittime delle guerre non sia stato casuale. Perché Castiglione è la patria di San Luigi Gonzaga, il patrono mondiale dei giovani, che sacrificò la propria vita, a soli 23 anni, nel soccorso degli appestati. Dopo Castiglione i feriti furono trasportati negli ospedali di Brescia, Bergamo, Milano, Cremona. Tutta la città di Brescia si trasformò in un immenso ospedale, tutti i suoi edifici, caserme, chiese, conventi, case private, accolsero migliaia dei feriti di Solferino; con 15.000 letti improvvisati, da un giorno all’altro, i generosi abitanti lombardi fecero quanto non si era mai fatto prima, da nessuna parte, di fronte ad avvenimenti simili. Al centro della città, il Duomo accoglieva un migliaio di feriti; la popolazione accorreva numerosa presso di loro. Ognuno cercava di dare il suo contributo, i ragazzi del posto portavano acqua per i feriti, le ragazze portavano le bende e curavano le ferite, le donne di ogni classe sociale donavano la loro biancheria e i tanti contadini del posto diedero esempio di grande generosità e altruismo, portando tutto ciò che potesse servire. In pochi giorni gli ospedali improvvisati erano aumentati di numero, la popolazione si trovò quasi raddoppiata per la presenza di oltre 30.000 feriti, tutte le città della Lombardia si ritennero in onere di rivendicare i loro diritti nella ripartizione dei feriti. I nobili lombardi aprirono tutti i loro palazzi per accogliere quanti più feriti possibile, ogni casa diventava infermeria, anche i Borromeo (nelle isole) ospitarono oltre 300 feriti. I medici dimostrarono durante tutto il tempo del loro servizio, difficile ed estenuante, un’energia e una dedizione senza precedenti, studenti di medicina arrivarono da Bologna per aiutarli e qualche chirurgo arrivò anche da Strasburgo, per dare supporto a questi uomini che avevano dato tutto di sé. Molti medici e infermieri si ammalavano a causa di febbri ed infezioni o perché stremati, non c’erano però abbastanza operatori sanitari in proporzione al gran numero di feriti ed ammalati, ciò comportava a volte dover attuare delle terribili decisioni, e si era costretti a scegliere e decidere di curare i casi meno gravi che avessero maggiori possibilità di guarigione. Questo è quanto visse Dunant durante quegli otto giorni, successivi alla battaglia, trascorsi in Lombardia. Ritornato in patria, a Ginevra, pensò di raccogliere queste sue memorie in un libro, “Souvenir de Solferino”. Scrisse il libro in lingua francese, fu poi tradotto, a sue spese, in tutte le lingue e ne fece dono a quasi tutti i capi di Stato del mondo. Il suo libro riuscì a smuovere le coscienze sugli orrori delle guerre e sulla necessità di creare già in tempo di pace, delle società di soccorso volontario e preparato, che potessero intervenire in maniera appropriata e organizzata in caso di necessità. “In nessuna guerra, in nessun secolo, si era mai vista una tale sollecitudine e uno spiegamento di carità cosi bello…”, questo è quanto scriveva Dunant nel suo libro. Il suo grido fu ascoltato, arrivò al cuore di tutti, egli riuscì a mettere insieme, seduti a un tavolo, Re, Imperatori, capi di Stato, per sottoscrivere un trattato internazionale (22 agosto 1864, prima Convenzione di Ginevra), da cui scaturì la Croce Rossa Internazionale. Le società di soccorso ai feriti, di cui Dunant chiedeva la creazione, sono state costituite, si sono sviluppate e moltiplicate, in quasi tutti i Paesi del mondo, sono le società nazionali della Croce Rossa. Non vi è dubbio che l’idea straordinaria del soccorso indiscriminato maturò in Italia e fu ispirato dal grande cuore del popolo lombardo, tutti insieme ma con un’unica idea: “Il cuore batte a tutti insieme per lo stesso ideale, portare soccorso ai più vulnerabili”. Quelle donne e quegli uomini che furono gli ispiratori della carità universale - conclude la lettera - sono i progenitori di tutti i cittadini lombardi che in questo momento sono i più sofferenti e contano il maggior numero di contagi".