Ariano Irpino

94 morti dal 1° gennaio al 7 aprile 2020 di cui 15 da Covid-19. 42 solo nel mese di marzo rispetto ai 24 del 2019. Questa è  stata la differenza. Complessivamente la media di un decesso al giorno. Un dato pesante anche se tutto sommato in linea con gli ultimi anni e un cimitero che rischia ora davvero la paralisi. Da qui la richiesta ai proprietari di loculi non utilizzati, di metterli a disposizione del Comune considerato lo stop dei lavori di ampliamento del camposanto. E' del 3 marzo scorso l'avviso pubblico del dirigente dell'area tecnica del Comune di Ariano Irpino Giancarlo Corsano, che invitava i concessionari di loculi e tombe, che al momento risultano non essere utilizzati a comunicare all'ente la disponibilità di cessione al fine di essere acquisite al patrimonio comunale, previo rimborso del valore di ognuno. Allo stato attuale la carenza di loculi da utilizzare per le tumulazioni giornaliere è reale e non si esclude che si possa ricorrere anche con un provvedimento drastico, ad una requisizione. E' una corsa contro il tempo e intanto si continua purtroppo a morire nella solitudine più totale.

La riflessione:

Si nasce e si muore da soli. E su questo principio siamo tutti d'accordo. Oggi però, ai tempi della pandemia da Covid-19 e della quarantena, lo si è ancora di più. Se vivere in isolamento è triste, morire lo è ancora di più. In queste settimane abbiamo visto scene incredibili che fino a qualche giorno fa neppure immaginavamo se ce lo avessero detto. Eppure. I morti stanno andando via, verso i camposanti, senza un addio, senza il conforto di familiari e amici, senza lacrime e messe di suffragio.

E' come se la morte avesse riacquistato il suo valore, e il suo potere sull'uomo reso ancora più fragile più vulnerabile.

I funerali senza corteo, senza il rito del saluto, senza mestizia, svuotati insomma degli orpelli a cui siamo stati abituati da sempre mettono ancora più in risalto la nostra misera condizione umana, e mortale.

Abbiamo assistito in questi giorni con il cuore pesante alla dipartita di amici e vicini, volti che hanno accompagnato la nostra vita e che non ci sono più. Il virus li ha strappati all'affetto dei cari. Per la Protezione Civile sono numeri che gonfiano ogni giorno il bollettino di chi non ce l'ha fatta di chi ha perso la battaglia contro il Covid-19 per noi che raccontiamo quotidianamente la vita e la morte che si fronteggiano sono persone e storie, sono padri, madri, fratelli, nonni, compagni.

Sono una generazione sparita per sempre dalla faccia della terra. Sono la testimonianza del fallimento di una società che si è fatta trovare impreparata nonostante fosse stata avvisata. Chi sopravviverà allo sterminio virulento ha il dovere di ricordarli.