Quindici

Oggi ricorre l'anniversario della morte di Antonio Graziano e suo nipote Francesco, vittime innocenti della faida del Vallo. La loro morte sarà annoverata per sempre come la prima di una lunga serie di vendette trasversali tra i clan dei Cava e dei Graziano.

Era l'11 giugno del 2004. Alle 7.15, mentre si stanno recando come ogni mattina al lavoro, in un supermercato di Nola, il 58enne Antonio Graziano e suo nipote Francesco, 32 anni, vengono uccisi in un feroce agguato di stampo camorristico. Prendendo spunto dal racconto dello scrittore Giovanni Sperandeo, autore de "La Faida", proviamo a ricostruire quella vicenda. Antonio Graziano è il suocero di Adriano Graziano, il padre della moglie. Solo un'omonimia, quella del cognome. Le attività erano completamente differenti. Antonio Graziano è un emigrante che ha fatto fortuna in Sudamerica èper poi tornare, a metà degli anni Ottanta, nel Vallo e avviare un'attività commerciale. E' il proprietario di un noto supermercato a Nola con una solida clientela: nulla a che vedere con questioni criminali. 

I due viaggiano sull'Alfa 156 di Antonio. Alla guida c'è Francesco, suo nipote, che lavora con lui al supermercato. Fanno quella strada da anni, senza aver mai avuto problemi. Sono stati messi in guardia dalle forze dell'ordine come possibili bersagli di una vendetta trasversale, ma ribadiscono che non c'entrano nulla nelle vicende criminali. Sono solo degli onesti ed infaticabili lavoratori. Fanno la stessa strada ogni giorno alla stessa ora. Le questioni di camorra sono lontane da loro. Non sarà così invece.

Quella maledetta mattina dell'111 giugno del 2004, la loro auto viene bloccata a San Paolo Bel Sito, in uno spazio angusto da dove è praticamente impossibile scappare. Antonio viene colpito mentre è in macchina. Franco riesca ad aprire lo sportello dell'auto. Cerca di fuggire ma viene attinto da alcuni colpi alla schiena. 

«Nell'anniversario della loro tragica morte vogliamo ricordare due lavoratori onesti, due persone per bene, vittime di una faida di cui erano estranei, ma colpevoli di essere considerati "bersagli facili". Rinnoviamo la loro memoria», scrive in una nota il coordinamento di Libera Vallo di Lauro. Una nota che viene diffusa sul social facebook. I commenti non si contano. Tra questi abbiamo deciso di riportarne uno, che riteniamo essere altamente significativo. Quello di Francesco Graziano, figlio di Antonio. «Erano due grandi lavoratori onesti. Mi manchi cugino. Mi manchi papà. Una ferita ancora aperta aspettando che sia fatta ancora giustizia. Devono pagare con il carcere a vita tutte le persone coinvolte in questo grave duplice omicidio. Nomino questo che mi riguarda da vicino, ma vale per tutti i fatti di sangue indistintamente, soprattutto per quelli che hanno coinvolto persone oneste».

 

Rocco Fatibene