Cava de' Tirreni

Due appartamenti, alcuni garage e appezzamenti di terreno a Cava de' Tirreni, quote societarie, somme di denaro sui conti correnti e due autovetture: sono i beni sequestrati a due coniugi della città metelliana dopo le indagini coordinate dalla procura di Nocera Inferiore e condotte dalla Direzione investigativa antimafia di Salerno. I due indagati dovranno rispondere, in concorso, di usura: dalle indagini dei militari guidati dal colonnello Vincenzo Ferrara è emerso che - a fronte di un prestito di 160mila euro concesso ad un imprenditore cavese, si sono fatti restituire come contropartita un immobile del valore di 330mila euro, quindi più del doppio, con una transazione economica ritenuta sproporzionata dagli investigatori, tale da far emergere l'ipotesi di reato di usura. 

I fatti risalgono al 2011, ma le indagini sono recenti. E fanno riferimento ad un periodo di difficoltà economica da parte dell'imprenditore, che si è trovato nella condizione di dover restituire la somma ottenuta in prestito cedendo - attraverso una serie di passaggi tra procura speciale, mandato di rappresentanza e assegni bancari - una cifra pari a più del doppio. 

A far scattare il blitz della Direzione inestigativa le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che al sostituto procuratore Angelo Rubano avrebbe riferito particolari dettagli sull'attività usuraia svolta da uno dei due indagati. Dalle indagini sarebbero poi emersi elementi anche a carico della moglie.

Decisiva nella ricostruzione del quadro accusatorio anche le intercettazioni e la testimonianza dell'imprenditore che ha ceduto per interposta persona l'immobile-corrispettivo, sul quale erano in programma anche dei lavori di ristrutturazione. In realtà gli indagati avrebbero incassato, a saldo del debito usurario originario, gli assegni circolari relativi al pagamento degli immobili. Per gli investigatori, si è trattato di un modo per mascherare l'usura commessa.