In una fase nella quale tutti possiamo sentirci reclusi, dove il distanziamento sociale è diventato un mondo per sentirsi sicuri e per dare sicurezza e nel quale in troppi riscoprono il valore delle libertà individuali che sono cosa diversa e più complessa, leggere un discorso di Aleksandr Isaevic Solženicyn può aprire gli occhi. 

Solženicyn è stato uno degli scrittori fondamentali del ‘900, nel 1970 vince il premio Nobel e nel 1974 riesce ad arrivare a Parigi a dare alle stampe la sua opera più corposa, “Arcipelago Gulag”, nella quale riesce a descrivere in maniera dettagliata la sua esperienza nei gulag sovietici. Da quel momento la Russia, il suo Paese natale, gli ritira il passaporto e Solženicyn è costretto a vivere da esule. Tornerà in patria solo nel 1994 quando oramai l’Unione Sovietica si è dissolta Lo scrittore russo ha vissuto nella costrizione per gran parte della sua vita e quando ha avuto il coraggio e la capacità di descriverla è stato allontanato da tutto ciò che lo rendeva davvero libero.

Nel 1978 Solženicyn tenne un discorso alla prestigiosa università di Harvard in occasione della consegna delle lauree. Era un anno particolare, la guerra fredda si faceva calda, in Europa i rossi diventavano sempre più forti e l’America voleva dimostrare al mondo che invece personaggi come Solženicyn erano il chiaro e lampante fatto che l’occidente era libertà e accoglienza. 

Solženicyn era però un intellettuale vero, uno scrittore sincero che aveva rinunciato al suo essere per raccontare ciò che voleva raccontare. Non era una figurina da vendere, non un fenomeno da baraccone americano da mostrare in una guerra che in quesgli anni si combatteva a suon di immagini. Il premio nobel tenne il discorso in russo e non esaltò affatto l’occidente. Lo scrittore russo attaccò l'occidente di quegli anni alle sue fondamenta, da uomo intelligente aveva guardato dentro un sistema cogliendone le contraddizioni, le debolezze e le distorsioni culturali, leggendo della nostra realtà già allora i limiti enormi, quegli stessi limiti che oggi viviamo come drammi.  
Aleksandr Isaevic Solženicyn quel giorno di giungo ad Harvard dimostrò quanto potesse essere libero chi era stato privato della libertà. Non si piegò al ringraziamento di rito e non disse ciò che tutti avrebbero voluto ascoltare.

Sono veramente felice di essere qui con voi in occasione del 327.o anniversario della nascita di questa antica e illustre università. I miei complimenti e i migliori auguri a tutti i nuovi laureati.
Motto di Harvard è "Veritas". Molti di voi hanno già scoperto e altri lo scopriranno nel corso della loro vita, che la verità ci sfugge, non appena iniziamo a vivere sotto la nostra “bandiera”, lasciandoci per tutto il tempo l'illusione che stiamo continuando a esercitarla. Questo è fonte di grande discordia.  Inoltre, raramente la verità è dolce; è quasi sempre amara. Una parte di amara verità sarà anche nel mio discorso di oggi, che offro come amico, e non come avversario.
Tre anni fa, negli Stati Uniti, ho detto certe cose che sono state respinte e sono apparse inaccettabili. Oggi, tuttavia, molte persone sono d'accordo con quanto ho detto allora....
La divisione, nel mondo di oggi è percepibile anche con uno sguardo frettoloso. Chiunque facilmente identifica due potenze del mondo, ciascuna in grado di distruggere completamente l'altra. Tuttavia, troppo spesso la comprensione della divisione è limitata a questo concetto politico: l'illusione secondo la quale può essere abolito il pericolo attraverso il successo dei negoziati diplomatici o raggiungendo un equilibrio delle forze armate. La verità è che la divisione è più profonda, e che le spaccature sono più numerose di quanto si può vedere a prima vista. Queste divisioni profonde possono procurare il pericolo di un disastro per tutti noi, ricordando la verità antica per cui un regno — in questo caso, la nostra terra — non può continuare a vivere se è diviso in se stessa.
Esiste oggi il concetto di terzo mondo: abbiamo così tre mondi. Tuttavia senza dubbio il loro numero è ancora maggiore; sono soltanto mondi troppo lontani per essere percepiti. Ogni cultura autonoma antica e profondamente radicata, soprattutto se si è diffusa su di una vasta parte della superficie della terra, costituisce un mondo indipendente, pieno di rebus e di sorprese per il pensiero occidentale. Come minimo, dobbiamo includere in questa categoria la Cina, l’India, il mondo musulmano e l'Africa, se accettiamo di accostare anche le ultime due per uniformità di visione. Per mille anni la Russia appartenne a una tale logica, anche se il pensiero occidentale ha sistematicamente commesso l'errore di negare il suo carattere particolare, e quindi non lo ha mai capito, così come oggi l'Occidente non conosce ancora a fondo la Russia comunista. Inoltre può essere che in anni passati il Giappone sia sempre più diventato un Far West, (ma io non voglio giudicare) e Israele, credo, non dovrebbe essere considerato come parte dell'Occidente, anche solo per il fatto decisivo del sistema stato fondamentalmente legato alla religione. Per un tempo relativamente breve, il piccolo mondo dell'Europa moderna ha conquistato colonie in tutto il mondo, non solo senza trovare qualsiasi resistenza reale, ma anche con disprezzo dei valori della vita, nell'approccio con i popoli sottomessi. Tutto sembrava rappresentare un successo travolgente, senza limiti geografici. La Società occidentale si espandeva come trionfo dell'indipendenza dell'uomo e del suo potere. Ma all'improvviso il ventesimo secolo ha dimostrato con chiarezza la fragilità della società. Abbiamo visto che le conquiste sono state effimere e precarie (e questo, a sua volta, ha dimostrato i difetti della visione del mondo occidentale che ha generato queste conquiste). Le relazioni con il mondo ex colonialista, ora sono caratterizzati dall'estremo opposto, e il mondo occidentale presenta spesso un eccesso di attenzione, essendo comunque ancora difficile stimare le dimensioni del conto che gli ex paesi coloniali presenteranno all'Occidente ed essendo anche difficile prevedere se la rinuncia non solo delle sue ultime colonie, ma di tutto ciò che in esse possiede, sarà sufficiente all'Occidente per pagare questo debito.
Ma la persistente cecità che deriva dalla presunta “superiorità” occidentale, continua a far mantenere la convinzione per cui tutte le vaste regioni del nostro pianeta dovrebbero sviluppare e maturare il livello del sistema occidentale contemporaneo, il meglio in teoria, e il più attraente in pratica; si pensa che tutti gli altri mondi siano temporaneamente impediti (dai leader malvagi o da gravi crisi o dal loro barbarie e incomprensioni) di perseguire la democrazia pluralistica occidentale e di adottare il modo di vita occidentale. I paesi sono così giudicati sul merito del loro progresso in questa direzione. Ma in realtà tale concezione è un frutto della incomprensione occidentale dell'essenza degli altri mondi, ed è il risultato sbagliato del volere misurare tutto con il metro occidentale. L'immagine reale dello sviluppo del nostro pianeta ha poco a che vedere con tutto questo.
La teoria della convergenza tra i principali paesi occidentali e l'Unione Sovietica ha partorito l'angoscia di un mondo diviso. È una teoria che trascura il fatto che questi mondi non stanno affatto evolvendosi l’uno verso l’altro, dimenticando inoltre il rischio che possa esservi trasformazione non senza violenza. Inoltre, convergenza significa inevitabilmente accettazione dei difetti di un altro, e questo difficilmente può creare soddisfare per chiunque.
Se oggi mi rivolgo a un pubblico interessato a una analisi del mio paese, è per verificare se e come il modello globale di spaccature del mondo possa essere derivato dalle negatività dell'est. Considerando che il mio esilio forzato in Occidente dura da quattro anni, e poiché parlo adesso a un pubblico occidentale, credo che possa essere di maggiore interesse concentrarsi su taluni aspetti dell' Occidente contemporaneo, così come li vedo.
Il declino del coraggio é la caratteristica più sorprendente che un osservatore  può oggi riscontrare in Occidente. Il mondo occidentale ha perso il suo coraggio civile, sia nel suo insieme che separatamente, in ogni paese, in ogni governo, in ogni partito politico e, naturalmente, nell'ambito delle Nazioni Unite. Il declino del coraggio é particolarmente evidente tra le élites intellettuali, generando l’impressione di una perdita di coraggio dell'intera società. Vi sono ancora molte persone coraggiose, ma non hanno alcuna determinante influenza sulla vita pubblica. Funzionari politici e classi intellettuali presentano questa caratteristica, che si concretizza in passività e dubbi nelle loro azioni e nelle loro dichiarazioni, e ancor di più nel loro egoistico considerare razionalmente come realistico, ragionevole, intellettualmente e persino moralmente giustificato il poter basare le politiche dello Stato sulla debolezza e sulla vigliaccheria. 
E questo declino del coraggio, a volte raggiunge quella che potrebbe essere definita come una mancanza di carattere, sottolineata quasi con ironia da occasionali scoppi di audacia e di rigidità da parte degli stessi funzionari politici quando trattano con governi deboli, con paesi privi di sostegno o con correnti perdenti che chiaramente non saranno in grado di offrire alcuna resistenza. Si hanno invece silenzio e paralisi quando si tratta di affrontare governi potenti e forze minacciose, con aggressori e terroristi internazionali.
È necessario sottolineare che fin dai tempi antichi il declino del coraggio è stato considerato il primo sintomo della fine?
Quando si formarono gli Stati occidentali moderni, è stato proclamato come un principio, il fatto che i governi siano destinati al servizio dell'uomo e che l'uomo vive con l’obiettivo di essere libero di perseguire la felicità. (Si vedano, ad esempio, la dichiarazione di indipendenza americana.) Finalmente, nel corso dei decenni passati, il progresso tecnico e sociale ha consentito la realizzazione di tali aspirazioni: lo stato sociale. Ad ogni cittadino è stata concessa la libertà desiderata e beni materiali, in quantità e qualità tali da garantire in teoria il raggiungimento della felicità, nel senso profondo di questa parola, entrata nella vita durante questi decenni senza perdere significato. 
Nel processo, tuttavia, un dettaglio psicologico è stato trascurato: il costante desiderio di avere sempre più beni e una vita sempre migliore, il che determina la lotta a questo scopo per molti occidentali,  che si scontrano con una condizione di preoccupazione e talvolta persino di depressione, anche se è consuetudine nascondere accuratamente tali sentimenti. Questa tendenza, molto attiva e forte, genera dominio sul pensiero umano in generale, e impedisce un aperto e libero sviluppo spirituale. È stata garantita l'indipendenza dell'individuo da molti tipi di pressione dello stato; alla maggior parte delle persone è stato concesso un benessere che i loro padri e nonni non avrebbero mai potuto immaginare;              è diventato possibile educare i giovani secondo questi ideali, e di prepararli per ottenere nella loro fiorente umanità, la felicità, il possesso di beni materiali, il denaro e il tempo libero, verso una quasi illimitata libertà nella scelta dei piaceri. 
Così, adesso, chi mai rinuncerebbe a tutto questo, e per quali motivi  rischiare la propria preziosa vita in difesa del bene comune, soprattutto nel caso in cui la sicurezza della nazione debba essere difesa in una terra lontana? La biologia inoltre ci insegna che un elevato livello di benessere abituale, non porta vantaggi a un organismo vivente. Oggi il benessere, nella vita della società occidentale, ha cominciato a togliersi la sua pericolosa maschera.
La società occidentale ha scelto per sé la migliore organizzazione possibile per le sue finalità, che io chiamo legalistica. I limiti dei diritti umani sono determinati da un sistema di leggi; tali limiti sono molto ampi. Alcune persone in Occidente hanno acquisito notevole abilità nell'utilizzo, interpretazione e manipolazione del diritto (anche se le leggi per una persona media tendono ad essere troppo complicate da comprendere senza l'aiuto di un esperto). 
Ogni conflitto è risolto in base alla legge, e questa è considerata la soluzione definitiva. Se uno è di destra, da un punto di vista giuridico, nulla è più necessario, e nessuno ricorda che ci potrebbe ancora non essere una perfetta verità e ragione, sollecitando autodisciplina o una rinuncia a tali diritti, da considerare come sacrificio e “rischio” altruistico: questo sarebbe semplicemente assurdo. 
È quasi inconcepibile pensare ad una autodisciplina volontaria: tutti si sforzano di ottenere una sempre più grande estensione dei propri diritti,  fino al limite estremo degli elementi giuridici. 
Una compagnia petrolifera è giuridicamente colpevole se acquista un'invenzione di un nuovo tipo di energia al fine di evitare l'uso. Un produttore di prodotti alimentari è giuridicamente colpevole quando avvelena la sua produzione per farla durare più a lungo: dopo tutto, si pensa, le persone sono libere di non acquistarlo. Ho trascorso tutta la mia vita sotto un regime comunista e vi dirò che una società senza alcun obiettivo o riferimento giuridico, è una terribile realtà. Infatti una società senza elementi giuridici, è indegna umanamente. 
Ma una società basata alla lettera sulla legge non permette di raggiungere traguardi elevati e non riesce a sfruttare l'intera gamma delle possibilità umane. 
La legge applicata alla lettera è troppo freddo e formale e non può avere un influsso benefico sulla società. Se il tessuto della vita è un tessuto di relazioni legalistiche, si crea un'atmosfera di mediocrità spirituale che paralizza gli impulsi più nobili dell'uomo. E sarà semplicemente impossibile tenere il passo con le sperimentazioni di questo secolo, con nient'altro che il supporto di una struttura legalistica minacciosa.
La società occidentale ha rivelato la disuguaglianza nella libertà, identificando i fatti buoni e i fatti non buoni. Ha uno statista che vuole realizzare qualcosa di importante e altamente costruttivo per il suo paese, con cautela e persino timidamente; migliaia di critici si riferiscono a lui costantemente ed egli è snobbato dal Parlamento e  dalla stampa. Deve dimostrare che ogni suo passo è fondato e assolutamente impeccabile. È normale che una persona eccezionale, davvero grande, con iniziative insolite e impreviste, non abbia la possibilità di realizzarle; decine di trappole vengono disseminate per lui fin da subito. Così anche in politica la mediocrità trionfa, con il pretesto di necessarie restrizioni democratiche. È possibile e facile ovunque, minare il potere amministrativo e questo in realtà è stato drasticamente indebolito in tutti i paesi occidentali. La difesa dei diritti individuali ha raggiunto estremi tali da rendere la società come un intero sistema in difesa di alcuni individui. È giunto il momento, in Occidente, di difendere i diritti dell'uomo come “obblighi” dell'uomo. In effetti alla libertà distruttiva e irresponsabile, è stato concesso spazio infinito. La Società ha rivelato di avere una scarsa difesa contro l'abisso della decadenza umana, per esempio contro l'abuso della libertà e della violenza morale nei confronti dei giovani, con immagini piene di pornografia, criminalità e orrore. Si ritiene invece di essere in questo dalla parte della libertà e, in teoria, si pensa di essere controbilanciati dalla volontà dei giovani che possono in teoria non guardare e non accettare. Organizzata in modo così legalistico, la vita ha dimostrato l’incapacità a difendersi dalla corrosione del male.
E cosa diciamo delle palesi punibilità? I limiti legali, specialmente negli Stati Uniti, sono abbastanza ampi da incoraggiare non solo la libertà individuale ma anche qualche abuso di tale libertà. Il colpevole può restare impunito e ottenere clemenza immeritata — tutto con il sostegno di migliaia di difensori nella società. Quando un governo si impegna seriamente a sradicare il terrorismo, l'opinione pubblica immediatamente accusa la violazione dei diritti civili dei terroristi. Esiste un certo numero di questi casi. Questa inclinazione della libertà verso il male è avvenuta gradualmente, ma evidentemente deriva da una concezione umanistica e benevola secondo cui l'uomo — il comandante di questo mondo — non reca alcun male nello stesso, e secondo cui tutti i difetti della vita sono causati da imperfetti sistemi sociali, che pertanto devono essere corretti.          Stranamente, nonostante le migliori condizioni sociali siano state raggiunte in Occidente, ci sono ancora grandi crimini; ma ancora di più nella società sovietica, bisognosa e senza leggi. Esiste una moltitudine di prigionieri nei nostri campi che vengono definiti criminali. La maggior parte di essi non ha mai commesso alcun reato, cercando solo di difendersi contro uno Stato senza legge, ricorrendo a mezzi al di fuori del quadro giuridico.
La stampa e tutti i media godono naturalmente della più ampia libertà. Ma questa a che cosa serve? Ancora una volta, la loro principale preoccupazione consiste nel non violare la legge. Non c'è nessuna vera responsabilità morale. Che tipo di responsabilità ha un giornalista o un giornale per i lettori o per la storia? Se hanno tratto in inganno l'opinione pubblica con informazioni inesatte o conclusioni sbagliate, e anche se hanno contribuito a errori nel loro ambito sociale. Conosciamo casi di pentimento e dispiacere apertamente espressi da un giornalista o da uno giornale? No, perché questo danneggerebbe le vendite. Una nazione può diventare peggiore a causa di tali errori, ma il giornalista ottiene sempre di restare impunito. È anche probabile che egli possa iniziare a scrivere l'esatto opposto rispetto alle sue precedenti dichiarazioni, con rinnovata intensità.
Poiché sono sempre necessarie informazioni immediate e credibili, diventa necessario per un giornalista attingere a supposizioni, a incognite, a chiacchiere, per riempire lo spazio, e non potrà mai essere confutato, dopo essere entrato nella memoria dei lettori. Quante notizie affrettate, immature, superficiali e fuorvianti sono espresse ogni giorno, confondendo i lettori, senza che siano confutate? La stampa può avere il ruolo di educazione o diseducazione dell’opinione pubblica. Così è possibile sostenere i terroristi rendendoli eroi, pubblicamente rivelare segreti di stato, realizzare spudorate intrusioni nella privacy delle persone note, secondo lo slogan "tutti hanno il diritto di sapere tutto." Ma questo è un falso. È infatti maggiore il valore che deriva dal diritto di un popolo di non sapere, e di non riempire le loro anime di pettegolezzi, sciocchezze, discorsi vani. Una persona che lavora e conduce una vita significativa non ha bisogno di questo flusso di informazioni eccessive e menzognere.
La superficialità è una malattia del XX.o secolo, e più che altrove si è manifestata nel giornalismo. Un'analisi approfondita di un problema è anatema per la stampa; è contrario alla sua natura. La stampa adotta solo formule sensazionali.
Tuttavia la stampa e i media sono diventati il maggiore potere all'interno dei paesi occidentali, superiore a quella del potere legislativo, esecutivo e magistratura. Eppure vorrei chiedere: secondo quale legge un giornalista è stato eletto, e nei confronti di chi è responsabile? Nell’oriente comunista, un giornalista è nominato da un ufficiale di Stato. Ma chi ha nominato i giornalisti occidentali nella loro posizioni di potere, per quanto tempo, e con quali prerogative?
C'è ancora un'altra sorpresa per chi proviene dall'est totalitario, con la stampa rigorosamente unificata: si scoprono all'interno della stampa occidentale tendenze comuni generate da preferenze, come se vi fosse un complesso, quale spirito del tempo, generalmente accettato quale modello, derivato anche da interessi di imprese, con l’effetto che non può esserci più vera libera concorrenza ma in realtà unificazione. La più ampia libertà esiste dunque per la stampa ma non per i lettori, perché i mezzi di comunicazione trasmettono spesso in modo forzato e deciso le loro opinioni, quasi sempre senza contraddittorio.
Senza alcuna censura, in Occidente le tendenze e i pensieri di moda sono scrupolosamente separate da quelle che non sono di moda e questi, pur senza essere vietati, hanno scarse possibilità di trovare vita nella stampa, nei libri, o anche di essere in generale considerate. In occidente gli studiosi sono liberi in senso giuridico, ma sono accerchiati e condizionati da idoli, prevalentemente dettati dalla moda. Non c'è alcuna palese violenza, come in Oriente; tuttavia, una scelta condizionata dalla moda, e la necessità di soddisfare gli standard di massa, spesso impediscono che le persone più innovative e indipendenti possano contribuire alla vita pubblica, generandosi in tal modo pericolose “mandrie” mosse da istinti, che bloccano uno sviluppo solido e reale.  In America, ho ricevuto lettere da persone molto intelligenti — come ad esempio da un insegnante di un collegio in un piccolo paese lontano, che potrebbe fare molto per rimodernare e salvare così il suo paese. Ma il paese non può ascoltarlo perché i media non gli danno visibilità. Questi fatti generano forti pregiudizi di massa, ottenendo una cecità pericolosa, soprattutto nella nostra epoca, in rapida evoluzione. 
Nel mondo contemporaneo, a ben guardare, c’é come un'armatura pietrificata intorno alla mente delle persone, che spesso impedisce lo sviluppo di nuove idee. Essa può essere rotta soltanto dal rompighiaccio inesorabile generato dagli eventi. Ho citato alcuni tratti di vita occidentale che sorprendono arrivando in questo mondo. Lo scopo di questo discorso non mi permetterà adesso di continuare questa analisi, in particolare per valutare l'impatto di questi elementi su aspetti importanti della vita della nazione, come l'istruzione elementare, e dell'istruzione avanzata nelle scienze umane e nell’arte.
Quasi universalmente è riconosciuto che l'Occidente dimostra a tutto il mondo le modalità per ottenere uno sviluppo economico di successo, anche se negli ultimi anni questo é stato bruscamente frenato dall’inflazione. Tuttavia, molte persone che vivono in Occidente sono insoddisfatte della loro società, disprezzandola e accusandola di non essere non più a un livello di umana maturità. E questo fa sì che molti propendano verso il socialismo, corrente falsa e pericolosa. Mi auguro che nessuno dei presenti pensi che io voglia esprimere una critica parziale del sistema occidentale, al fine di suggerire il socialismo come alternativa. No; con l'esperienza di un paese dove è stato realizzato il socialismo, sicuramente non proporrò questa alternativa. Il matematico Igor Shafarevich, membro dell'Accademia sovietica della scienza, ha scritto un libro brillantemente argomentato intitolato –socialismo-; si tratta di una accurata analisi storica che dimostra come il socialismo di qualsiasi tipo e le sue derivazioni, producano una totale distruzione dello spirito umano e un livellamento dell'umanità fino alla sua morte. Il libro del Shafarevich è stato pubblicato in Francia quasi due anni fa e finora nessuno è riuscito a confutarlo. Tra breve sarà pubblicata in inglese negli Stati Uniti.
Ma se mi chiedono se propongo l'Occidente, come è oggi, come  modello per il mio paese, francamente rispondo negativamente. No, io non posso raccomandare questa società come ideale per la trasformazione della nostra. Attraverso una profonda sofferenza, le persone nel nostro paese hanno  raggiunto uno sviluppo spirituale di una tale intensità, per la quale il sistema occidentale nel suo attuale stato di esaurimento spirituale non è attraente. Alcune caratteristiche della vita occidentale che ho considerato, sono estremamente tristi. Un fatto che non può essere contestato è l'indebolimento della personalità umana in Occidente, mentre in Oriente è diventata più ferma e più forte. In molti decenni siamo passati attraverso la formazione spirituale, molto in anticipo rispetto all’esperienza occidentale. Contrasti e conflitti spesso mortali, hanno prodotto personalità più forti, più profonde e più interessanti di quelle generate dagli standard del benessere occidentale. Pertanto, se la nostra società potesse trasformarsi nella vostra, questo significherebbe un miglioramento di certi aspetti, ma anche un cambiamento in peggio di alcuni punti particolarmente significativi. Naturalmente, una società non può rimanere chiusa in un abisso di illegalità, come avviene nel nostro paese. Ma è anche degradante restare su di un piano sociale senza anima e preda del legalismo, come avviene nel vostro. Dopo una sofferenza di decenni di violenze e oppressioni, l'anima umana desidera cose più elevate, più calde e trasparenti, rispetto a quelle offerte dalle abitudini di massa della vita odierna, introdotte da un'invasione rivoltante di pubblicità commerciale, da stupidi spettacoli TV e da musica intollerabile. Tutto ciò è visibile per i numerosi osservatori provenienti da tutte le nazioni del nostro pianeta. Il modo di vita occidentale ha le minori  probabilità di diventare un modello leader. Vi sono sintomi da cui si può vedere come una società sia in decadimento, quali ad esempio, il declino delle arti o la mancanza di grandi statisti. A volte i segnali sono molto espliciti e concreti. Ad esempio, se un paese resta senza energia elettrica per poche ore, e all'improvviso una folla di cittadini americani produce saccheggi e devastazioni, la superficie sociale appare molto debole, e il sistema sociale instabile e malsano. Ma il conflitto materiale e spirituale, nel nostro pianeta, é un conflitto di proporzioni cosmiche, e non una vaga questione nel futuro; esso é già iniziato. Le forze del male hanno iniziato la loro offensiva decisiva. Si può sentire la loro pressione, eppure gli spettacoli sugli schermi e le pubblicazioni sono piene di sorrisi costruiti  e la gente si è tolta gli occhiali.  Dov’è la felicità?
Conosco molto bene alcuni rappresentanti della vostra società, come George Kennan, che dice: "Noi non possiamo applicare criteri morali alla politica". Così abbiamo mescolato il bene e il male, il giusto e lo sbagliato, e creiamo così lo spazio per il trionfo del male assoluto nel mondo. Solo i criteri morali possono aiutare l'Occidente a combattere contro la strategia ben pianificata del mondo comunista. Non vi sono altri criteri. Considerazioni pratiche o occasionali di qualsiasi tipo saranno inevitabilmente spazzate via. Dopo un certo livello, la mentalità legalistica induce paralisi e impedisce di vedere la scala dei valori e il significato degli eventi.
Prescindendo dall'abbondanza di informazioni, o forse in parte a causa di esse, l'occidente ha grandi difficoltà nel trovare relazioni tra eventi in contemporanea. Ci sono state stime ingenue da parte di alcuni esperti americani che credevano che l’Angola sarebbe diventata il Vietnam dell'Unione Sovietica, o che le arroganti spedizioni cubane in Africa sarebbero state fermate da speciali atti di cortesia USA a Cuba. I consigli di Kennan al suo paese — per iniziare un disarmo unilaterale — appartengono alla stessa categoria. Se solo avesse saputo come reagire il più giovane dei funzionari in Piazza Vecchia di Mosca alle mosse politiche! E vedendo Fidel Castro apertamente disprezzare gli Stati Uniti, con coraggio fossero state inviate truppe mercenarie ben lontane dalla sua destra politica. Tuttavia, l'errore più crudele si è verificato nell’incapacità di comprendere la guerra del Vietnam. Qualcuno ha voluto le guerre per poi poterle arrestare, al più presto; altri credevano che le decisioni dovessero essere lasciate all'autodeterminazione nazionale, o comunista, in Vietnam (o in Cambogia, come la vediamo oggi con particolare chiarezza). Ma in realtà, i membri del movimento antiwar US, divennero complici del tradimento delle nazioni dell'Estremo Oriente, del genocidio e delle sofferenze imposte a trenta milioni di persone. Questi convinti pacifisti sanno ascoltare ora la voce proveniente da quei luoghi? Capiscono oggi la loro responsabilità? O preferiscono non ascoltare? L'intellighenzia americana ha perso il suo carattere e di conseguenza il pericolo è giunto molto più vicino agli Stati Uniti. Ma non c'è di questo fatto alcuna consapevolezza. Il politico miope che ha firmato la capitolazione affrettata nel Vietnam, apparentemente portò in America una pausa di respiro e di spensieratezza; tuttavia, il Vietnam ora incombe su di lei. Vi erano stati avvertimenti e un’occasione per mobilitare il coraggio della nazione. Ma se l’America ha subìto una sconfitta completa per mano di un piccolo paese metà comunista, come può l'Occidente sperare di rimanere integro in futuro?
Ho detto in un'altra occasione che la democrazia occidentale del ventesimo secolo non ha vinto alcuna grande guerra; ogni volta essa stessa si è fatta scudo di un alleato in possesso di un potente esercito di terra, la cui filosofia non ha creato problemi. Nella seconda guerra mondiale contro Hitler, invece di vincere il conflitto con le proprie forze, che sarebbero certamente state sufficienti,  la democrazia occidentale ha sollevato un altro nemico, che poteva rivelarsi peggiore e più potente, dato che Hitler non aveva né le risorse né il popolo completamente dalla sua, né le idee a cui attingere, né un gran numero di sostenitori in Occidente, come — una quinta colonna — l'Unione Sovietica, lo ha dimostrato. Alcune voci occidentali avevano parlato della necessità di uno schermo protettivo contro le forze ostili nel conflitto mondiale; in questo caso, lo scudo sarebbe stato cinese. Ma non vorrei tale risultato in un qualsiasi paese del mondo. Prima di tutto, è ancora una volta un'alleanza condannata dal male; gli Stati Uniti potrebbero concedere una tregua, ma quando in un’epoca successiva la Cina, con il suo miliardo e più di persone diventasse una potenza armata con armi americane, l'America stessa diventerebbe vittima di un genocidio stile Cambogia.
Ormai non é possibile aiutare l'Occidente, fino a quando non sarà recuperata la sua forza di volontà. In uno stato di debolezza psicologica, le stesse armi diventano un peso e portano alla capitolazione. Per difendere se stesso, un uomo deve essere anche pronto a morire; non c'è tale disponibilità in una società che ha creato il culto del benessere materiale. La debolezza psicologica porta in politica a concessioni, a tentativi di guadagnare tempo e al tradimento. Così alla vergognosa conferenza di Belgrado, liberi diplomatici occidentali, nella loro debolezza, non producono una linea di difesa per i membri dei gruppi Helsinki Watch che sono disposti a sacrificare la loro vita.
Il pensiero occidentale è diventato conservatore: la situazione mondiale deve rimanere come è ad ogni costo; non deve esserci alcuna modifica. Questo segno di uno status quo debilitante, è il sintomo di una società che ha cessato di svilupparsi. Bisogna essere ciechi per non vedere che gli oceani non appartengono più all'Occidente, mentre la terra sotto il suo dominio si restringe. 
Le due cosiddette guerre mondiali, non erano ancora mondiali, e riflettevano l'autodistruzione progressiva dell'Occidente, che ha preparato così la propria fine. La prossima guerra, che non deve essere atomica, potrà seppellire per sempre la civiltà occidentale. A fronte di un tale pericolo, con tali valori storici nel passato, con tale elevato livello di libertà raggiunto e, a quanto pare, di devozione, come è possibile perdere a tal punto la volontà di difendere se stessi?
Come è stato possibile arrivare a creare questo sfavorevole rapporto di forze? Come è stato possibile per l’Occidente passare dalla sua marcia trionfale al suo attuale stato di debilitazione? Sono stati fatali i cambiamenti e la perdite di obiettivi nel suo sviluppo? Non sembra sia così. L'Occidente é avanzato costantemente in conformità con le sue intenzioni sociali proclamate, e con un progressivo brillante progresso nella tecnologia. E all'improvviso si é trovato nel suo attuale stato di debolezza.
Ciò significa che l'errore deve essere alla radice, al fondamento del suo pensiero nei tempi moderni. Mi riferisco alla visione occidentale prevalente, nata nel Rinascimento e che ha trovato espressione politica dopo l'età dell'Illuminismo. Essa divenne la base per la dottrina politica e sociale e potrebbe essere chiamato umanesimo razionalista o autonomia umanistica: l'autonomia dell'uomo da qualsiasi forza superiore di sopra di lui proclamata e praticata. Si potrebbe anche chiamare antropocentrismo, con l'uomo visto come il centro di tutto.
Quanto è stato introdotto dal Rinascimento era storicamente e probabilmente inevitabile: il Medioevo era giunto a una fine naturale per suo esaurimento, essendo diventato un intollerabile repressione dispotica e di natura fisica dell'uomo, in favore della natura spirituale. Poi, come reazione, allontanandosi dallo spirito e abbracciando tutto ciò che è materiale, eccessivamente e incommensurabilmente, il modo umanistico di pensare, che aveva proclamato l’uomo come sua stessa guida, non ha ammesso l'esistenza intrinseca del male nell'uomo, né ha saputo rivolgersi ad un pensiero spirituale superiore, per ottenere la felicità anche sulla terra. E’ iniziata la civiltà occidentale moderna, con la pericolosa tendenza dell'uomo rivolto esclusivamente a soddisfare le sue necessità materiali. Tutto per il benessere fisico e per accumulare beni materiali, mentre tutti gli altri aspetti umani e i caratteri naturali non visibili e superiori, sono rimasti al di fuori dell'attenzione dello Stato e dei sistemi sociali, come se la vita umana non avesse alcun significato superiore. Così molti spazi sono rimasti aperti per il male che può agire liberamente anche oggi. La semplice libertà non risolve tutti i problemi della vita umana e anzi ne aggiunge un gran numero di nuovi.
Nelle democrazie giovani, come nella democrazia americana al momento della sua nascita, tutti i diritti umani individuali sono stati concessi considerando che l'uomo è creatura di Dio. La libertà era per l'individuo data in modo condizionato al presupposto della sua responsabilità religiosa costante. Questo era il patrimonio dei mille anni precedenti. Duecento o addirittura solo cinquant’anni fa, questo sarebbe sembrato assolutamente impossibile. In America, a un individuo sono concesse libertà infinite con nessun fine, semplicemente per la soddisfazione dei suoi capricci. Successivamente tali limitazioni sono state erose ovunque in Occidente, e si è verificata una totale emancipazione dal patrimonio morale dei secoli cristiani con le loro grandi riserve di misericordia e di sacrificio. I sistemi statali sono diventati sempre più materialistici. L'Occidente ha finalmente ottenuto i diritti dell'uomo, anche in eccesso, ma senza il senso per l’uomo della responsabilità di fronte a Dio, e la società è così cresciuta nella negatività e diventa sempre più negativa. Negli ultimi decenni, l'egoismo legalistico dell'approccio al mondo,  in occidente ha raggiunto l'apice, e il mondo si é trovato una dura crisi spirituale e in una impasse politica. Tutte le conquiste tecnologiche celebrate dal progresso, compresa la conquista dello spazio esterno, non hanno riscattato la povertà morale del ventesimo secolo, come nessuno nel XIX° secolo avrebbe potuto immaginare.
Poiché l'umanesimo nel suo sviluppo stava diventando sempre più materialistico, così si é  sempre più consentito che suoi concetti siano stati utilizzati prima dal socialismo e poi dal comunismo. In modo tale che Karl Marx è stata in grado di dire, nel 1844, che "il comunismo è umanesimo naturalizzato."
Questa dichiarazione ha anche dimostrato una non totale irragionevolezza. Si vedevano erose le pietre di base dell’umanesimo, permettendo così l’avvento di un qualsiasi tipo di socialismo nel materialismo infinito; la libertà di religione e la responsabilità religiosa, nei regimi comunisti raggiunge la fase della dittatura antireligiosa; la concentrazione in strutture sociali con un approccio il più possibile scientifico, è tipico sia dell'età dell'Illuminismo sia del marxismo. Non è un caso che tutti gli obiettivi del comunismo sono per l’Uomo e per la sua felicità terrena. A prima vista sembra un brutto parallelo vedere tratti comuni nella mentalità e stile di vita dell'Occidente odierna e dell’Oriente di oggi? Ma tale è la logica dello sviluppo materialistico. L'interrelazione è tale per cui la corrente del materialismo che è più lontano a sinistra e quindi più coerente, si dimostra sempre essere più forte, più attraente e vittoriosa. L’ Umanesimo, che ha perso la sua eredità cristiana, non può prevalere in questa competizione. 
Così nel corso dei secoli passati e soprattutto negli ultimi decenni, dato che il processo è divenuto più acuto, lo sviluppo delle forze è stato così: il liberalismo, inevitabilmente messo in disparte dal radicalismo, dovette poi arrendersi al socialismo, che a sua volta non poteva resistere al comunismo. Il regime comunista in Oriente potrebbe crescere, a causa di un entusiastico sostegno da parte di un numero enorme di intellettuali occidentali che (strana parentela !) si è rifiutata di vedere i crimini del comunismo, e quando questo non era possibile, hanno cercato di giustificarli. Il problema persiste: nei nostri paesi dell'est, il comunismo ha subìto una sconfitta ideologica completa; è pari a zero e meno di zero. E gli intellettuali occidentali ancora esaminano la questione con notevole interesse ed empatia, ed é proprio questo è ciò che rende così immensamente difficile per l'Occidente resistere a est.
Io non sto esaminando il caso di un disastro, analizzando una guerra mondiale e le modifiche che questa produce nella società. Ma poiché vorremmo svegliarci ogni mattina sotto il sole della pace, dobbiamo pensare a come realizzare la nostra vita quotidiana. Eppure esiste già un disastro. Mi riferisco alla catastrofe generata da una autonoma e irreligiosa coscienza umanistica.
È l’uomo che decide la misura di tutte le cose sulla terra — l’uomo imperfetto, che non è mai privo di orgoglio, egoismo, invidia, vanità e decine di altri difetti. Ora stiamo pagando gli errori che non sono stati correttamente valutati all'inizio. Nel cammino dal Rinascimento, fino ai nostri giorni, abbiamo arricchito la nostra esperienza, ma abbiamo perso il concetto di un'entità completa suprema, da ascoltare per porre limiti alle nostre passioni e alla nostra irresponsabilità. Abbiamo avuto troppa fiducia nella politica e nelle riforme sociali, per poi scoprire che ci stavamo privando del possesso del nostro bene più prezioso: la nostra vita spirituale. Questa è adesso calpestata dalla mafia e dai partiti in Oriente e dalle attività commerciali in Occidente. In questo sta l'essenza della crisi: la divisione del mondo è meno terribile.
Se, come sostiene l’umanesimo, l’uomo è nato solo per essere felice, egli non é nato per morire. Poiché il suo corpo è condannata a morte, il suo compito sulla terra evidentemente deve essere più spirituale: non una totale accaparramento di beni nella vita quotidiana, non la ricerca di modi migliori per ottenere beni materiali e quindi non la spensieratezza con il loro consumo. La vita deve invece essere il compimento di una riflessione costante e seria in modo che il nostro viaggio nel tempo possa essere soprattutto un'esperienza di crescita morale, per diventare esseri umani migliori. Questo é indispensabile per rivalutare la scala dei valori umani normali; la loro attuale assenza è sbalorditiva. Non è possibile che la valutazione del lavoro di un Presidente di uno Stato sia ridotta alla questione relativa a quanti soldi io guadagno, o alla disponibilità di benzina. Solo con l'educazione di noi stessi e l’autodisciplina liberamente accettata e serena, l'umanità potrà risalire il flusso del materialismo e del suo mondo.
Oggi sarebbe regressivo considerare le fossilizzate formule dell'Illuminismo. Tali dogmatismi sociali ci continuerebbero a rendere indifesi di fronte alle prove dei nostri tempi. Anche se ci stiamo risparmiando la distruzione causata dalla guerra, dovremo trovare il modo di non rendere deperibile la nostra vita. Non possiamo evitare di riconsiderare gli elementi fondamentali della vita umana e della società. È vero che l'uomo è al di sopra di tutto ciò? Non c'è nessuno spirito al di sopra di lui? È giusta che la vita dell'uomo e delle attività sociali debbano essere governate soprattutto dall’espansione materiale? È ammissibile promuovere tale espansione a scapito della nostra vita spirituale integrale? Se il mondo non è ancora vicino alla sua fine, ha comunque raggiunto un punto di svolta importante nella storia, di importanza pari alla svolta dal Medioevo al Rinascimento. Questo potrà esigere da noi una “fiammata” spirituale; dovremo salire all’altezza di una nuova visione, per un nuovo livello di vita, dove la nostra natura fisica potrà non essere maledetta, come nel Medioevo. Ma sarà ancor più importante il nostro livello spirituale, nel quale non si potrà essere calpestati, come in the Modern Era. Questa Ascensione è come un’arrampicata antropologica. 
Nessuno sulla terra ha un altro modo a sinistra o a destra ma soltanto verso l'alto.