Le donne rappresentano il 51,3% della popolazione italiana, mentre a livello mondiale sono poco meno della metà rispetto agli uomini. L’Italia è una nazione prevalentemente in rosa, specialmente se si considera la popolazione dai 40 anni in su, quando aumenta progressivamente la componente femminile e diminuisce quella maschile. Eppure, ancora oggi in Italia le donne sono discriminate.

Sul lavoro, dove il tasso di partecipazione femminile al mercato occupazionale ci colloca penultimi nella classifica europea, dove emergono pesanti divari tra gli stipendi medi maschili e femminili, anche a parità di posizione, dove le donne sono spesso costrette a lasciare il posto di lavoro con l’arrivo di un figlio o a rinunciare alle progressioni di carriera. Nel mondo dell’istruzione, dove le studentesse ottengono risultati eccellenti, spesso migliori dei propri coetanei di sesso maschile, si assiste ad una discriminazione dettata da uno stereotipo di genere che limita le donne nella scelta dell’ambito di studio: discipline come quelle scientifico-matematiche vengono ancora considerate una prerogativa prettamente maschile. In famiglia, con una netta disparità di genere nella distribuzione dei tempi e dei ruoli di cura: il 22% della giornata di una donna è dedicata al lavoro familiare, percentuale che scende al 9% per gli uomini (dati Istat).
Parlando poi di violenza, le stime indicano 3 donne su dieci, tra 16 e 70 anni, che hanno subìto nella propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale (Istat), a cui si aggiungono i casi di violenza psicologica, di persecuzioni, le nuove forme di vessazione perpetrate con l’ausilio del web e i tristemente noti casi di femminicidio.

In occasione dell’8 marzo, l’Eurispes ha scelto di dar voce all’opinione delle donne (un campione di 564 unità), focalizzando l’attenzione sulla loro situazione economica e le abitudini di consumo, le scelte alimentari, e su temi di attualità come la sicurezza, il rapporto con l’ambiente e con il mondo degli animali.
 
Spese, lavoro, figli e crisi: “amministratrici uniche” di conti che non quadrano
Quasi la metà delle donne italiane (48,9%) per far quadrare il budget familiare e arrivare a fine mese è costretta ad intaccare i risparmi; ben il 72,2% delle italiane ammette poi di arrivare con fatica alla fine del mese, mentre solo il 23,6% riesce a risparmiare.

Affitto (40,9%) e mutuo (35,6%) sono le spese rispetto alle quali si incontrano maggiori difficoltà per pagare, mentre circa una donna su quattro (24,8%) fatica a pagare le utenze domestiche e una su cinque le spese mediche (20,7%).

Nelle difficoltà, le donne si sono rivolte più spesso alla famiglia di origine per avere un sostegno finanziario (31%). Una donna su dieci, non avendo possibilità di accesso al credito bancario, ha chiesto prestiti a privati (differenti da amici o parenti) esponendosi così a tutti i rischi legati al circuito dello strozzinaggio. Circa il 13,1% è tornata a vivere con la famiglia di origine propria o del partner. Nell’impossibilità di sostenere tutte le spese, la metà delle donne (50,5%) ha deciso di rimandare l’acquisto di una nuova automobile, troppo oneroso, seppur necessario; in meno casi è stato deciso di rinviare la riparazione del proprio veicolo (26,8%). In molte hanno fatto a meno di ristrutturare o effettuare riparazioni in casa (43,8%), evitando spesso anche di sostituire gli arredi o gli elettrodomestici logorati per contenere le spese (39,4%). Tra quante si sono trovate di fronte alla necessità di assumere una badante, il 35,1% vi ha dovuto rinunciare.
Per quanto riguarda la situazione lavorativa, sono il 22,3% le donne che, pur di lavorare, lo hanno fatto senza contratto e il 23,2% si sono trovate a svolgere un doppio lavoro nell’ultimo anno.
 
Donne e salute, sacrifici e rinunce per molte. Circa un terzo delle italiane per contenere le spese ha rinunciato nell’ultimo anno a controlli medici di routine (32,3%), una su cinque (19,9%) non si è sottoposta a visite specialistiche per disturbi/patologie specifiche e il 22,3% ha rinunciato a sottoporsi a terapie e interventi medici. Il 28,4% delle italiane ha preferito rinviare cure e interventi dentistici, spesso molto costosi, e quasi altrettante hanno tagliato le spese per trattamenti/interventi di tipo estetico (27,5%). 
 
I primi (timidi) passi delle italiane nella sharing economy. Avanti le giovani del Nord
Tra i servizi di mobilità più apprezzati dalle donne, Flixbus, utilizzato nel 24% circa dei casi. Circa un’italiana su cinque utilizza forme di car sharing (21,5%), mentre minore è il successo di servizi di ride sharing, cioè lo scambio di passaggi o condivisione di viaggi, (14,7%) e del bike sharing (14,5%); ma la forma di mobilità alternativa meno utilizzata dalle italiane è Uber, di cui ha usufruito solo una donna su dieci. Lo scambio di case tra privati attraverso portali come AirBnB, è una strategia di risparmio scelta dal 14,9% delle donne.

Le giovani sono più inclini ad usufruire dei servizi di sharing economy: in particolare, le 25-34enni ricorrono più spesso delle altre a tutte le forme alternative di mobilità, seguite dalle 18-24enni.

Analizzando la distribuzione geografica delle donne che utilizzano servizi di condivisione, emerge un Paese diviso a metà, con questo genere di servizi molto più diffusi al Nord, in particolare nel Nord-Est, e quasi assenti al Centro-Sud e nelle Isole. Emblematico sotto questo punto di vista è il caso del car sharing che è stato utilizzato almeno una volta nell’ultimo anno dal 34,6% delle residenti del Nord-Est e dal 29,1% di quelle del Nord-Ovest; mentre solamente il 16,8% delle intervistate al Sud, il 13% di quelle al Centro e il 6,3% di quelle delle Isole hanno dichiarato di aver utilizzato servizi di car sharing nell’ultimo anno.
 
Shopping che passione, anche online. Eppure una su cinque non abbandona mai il negozio.
Oltre la metà delle donne (56,3%) fa acquisti online anche se con diversa intensità: qualche volta (29,3%), spesso (19%) e sempre (8%). Buona parte delle italiane continua comunque a preferire lo shopping nei negozi fisici, con il 20,6% che risponde di comprare raramente qualcosa sul web e il 23,1% che non lo fa mai. L’abitudine ad effettuare acquisti sulle piattaforme online è più diffusa tra le donne di giovane età: più della metà delle over65 afferma di non comprare mai sul web (53%), già tra i 45 e i 64 anni indica questa risposta il 21,9% del campione e tra i 35 e i 44 anni scende all’11%, fino a fermarsi al 6-6,7% tra i 18 e i 35 anni. Come per la sharing economy, la tendenza a fare acquisti online è più radicata nel Nord del Paese dove si riscontrano le percentuali più basse di quante dichiarano di non effettuare mai acquisti online (14% Nord-Est e 17,6% Nord-Ovest); mentre al Sud e nelle Isole questa opzione ottiene rispettivamente il 36,6% e il 28,6% delle risposte. Infatti è nelle regioni del Nord che troviamo il maggior numero di donne che scelgono di comprare sul web spesso e abitualmente: in tutto 29% al Nord-Ovest e 36,5% al Nord-Est, dove la percentuale di donne che risponde “abitualmente” arriva al 15%.

Tra quante fanno shopping sul web, è diffusa l’abitudine di comprare online un prodotto visto o provato in negozio, approfittando della competitività dei prezzi offerti dalle piattaforme online (52,3%), insieme all’acquisto di prodotti visti solamente sul web (47,9%). Molto meno diffusa la ricerca in negozio di un prodotto visto online (37,8%) o l’acquisto su Internet un prodotto visto in pubblicità (38,7%).
 
Donne e alimentazione. Le donne italiane che seguono un’alimentazione alternativa sono una percentuale esigua: il 5,5% segue una dieta vegetariana, il 2,7% una dieta vegana; il 6,7% è stata vegetariana in passato ma è tornata ad una alimentazione tradizionale. Il 23,9% di chi ha scelto un’alimentazione alternativa, lo ha fatto perché fa bene alla salute e per rispetto nei confronti degli animali; seguono quante motivano questa scelta con la necessità di mangiare meno e meglio (15,2%); il 13% lo fa per filosofia di vita e un altro 13% per curiosità o sperimentazione. Solo il 4,3% vede nel vegetarianismo e nel vegan la possibilità di tutelare l’ambiente, mentre il 6,7% lo ha fatto per altre motivazioni.

Sono, invece, molto più numerose le donne che hanno eliminato alcuni cibi dall’alimentazione per problemi di allergie o intolleranze: circa un’italiana su cinque segue un’alimentazione priva di lattosio (20,2%) e il 16,3% ha eliminato il glutine; ad arricchire regolarmente la dieta con integratori è invece il 16,1% delle intervistate.

I prodotti a base di cannabis light rientrano tra le novità alimentari per poco meno della metà delle italiane (42,6%): il 22,5% afferma che li proverebbe, il 16,8% li ha assaggiati e il 3,3% li consuma sempre. Accanto a questo risultato, più della metà delle italiane non ha mai provato alimenti di questo tipo e non è intenzionata a farlo (57,4%),
 
Sempre meno “casalinghe”. Cibi pronti a domicilio, semi-preparati o a “portar via”: le italiane sono sempre meno “casalinghe” e lo confermano i dati del sondaggio, secondo il quale, il 55% delle donne ordina cibo a domicilio (il 39,5% qualche volta, il 14% spesso, l’1,6% sempre). Ancora più diffusa è l’abitudine di acquistare cibo take away: il 47,2% delle intervistate lo fa qualche volta, circa una su cinque spesso (19,7%) e il 3,3% sempre, per un totale del 70% di italiane che non rinunciano a portare a casa del cibo già pronto (contro il 29,8% che non lo fa mai). Meno successo riscontrano i prodotti industriali rapidi da preparare: il,37,4% del campione non li compra mai, il 43,4% qualche volta e il 14,4% spesso. Solo il 4,8% sempre. Se dopo i 45 anni più della metà delle intervistate afferma di non ordinare mai cibo a domicilio (53,4% 45-64 anni e 56% oltre i 65 anni), tra i 25 ed i 44 anni non lo fa circa il 37% del campione, percentuale che scende drasticamente al 18,6% per le giovani donne di età compresa tra 18 e 24 anni. Queste ultime nella maggior parte dei casi ammettono di rivolgersi qualche volta ai servizi di delivery (52,5%), ma registrano anche percentuali molto più alte della media per quante lo fanno spesso (22%) e sempre (6,9%). Le 45-64enni in nessun caso si rivolgono sempre a questi servizi, ma nel complesso sono le over 64 a farvi meno ricorso con poco meno del 10% di intervistate per le risposte “spesso” e “sempre”. Il Nord-Est mostra una spiccata propensione all’abitudine di ordinare cibo a domicilio (14% mai e 36,4% spesso) e, al contrario, il Nord-Ovest segue il Sud nella percentuale di risposte registrate dall’opzione “mai” (58,1%), ottiene il 9,5% per l’opzione “spesso” e nessuna per “sempre” (esattamente come accade al Sud).
 
Donne e animali, 4 su dieci ne accudiscono almeno uno. Circa il 40% delle donne accoglie animali in casa come veri e propri membri della famiglia dedicando tempo e risorse alla loro cura. In particolare, il 21,3% delle intervistate afferma di averne uno, il 9% ne ha due, il 6,4% tre, il 3,7% ne ha più di tre, mentre il 59,6% non ne possiede. L’animale di gran lunga più diffuso è il cane (44,2%), seguito dal gatto (30,7%). Per la cura e il benessere dei loro animali, sei su dieci spendono mediamente fino a 50 euro al mese; il 22,8% da 51 a 100 euro e il 16,8% più di 100.

Il fatto che gli animali da compagnia vengano considerati a tutti gli effetti membri della famiglia, è confermato anche dalle ultime tendenze alimentari che coinvolgono anche gli amici animali: il 24,6% delle italiane arricchisce l’alimentazione del proprio pet con integratori alimentari, il 21,5% acquista per loro alimenti biologici e il 14,9% farmaci omeopatici.
 
Sicurezza, tre su dieci non si sentono sicure. Nonostante il senso di insicurezza sia un sentimento diffuso e condiviso, le donne della nostra indagine mostrano una certa dose di sicurezza nei confronti dell’ambiente in cui vivono, rispondendo nel 44,1% dei casi di ritenere abbastanza sicura la città in cui risiedono e nel 7,6% dei casi molto sicura. Circa un terzo di esse però non valuta positivamente il livello di sicurezza della propria città, con il 27,7% che la ritiene poco sicura e il 4,1% per niente sicura. A sentirsi meno sicure sono le più giovani: l’8,5% delle 18-24enni ritiene che la propria città non sia per niente sicura; meno diffusa questa opinione tra le 25-34enni (4,8%); le risposte per questa opzione diminuiscono progressivamente fino al 3% dopo i 65 anni. Tuttavia, è nelle prime due fasce d’età che si riscontrano le percentuali più alte di quante giudicano la propria città molto sicura (10,7%: 25-34 anni e 8,5%: 18-24 anni).

Per aumentare il proprio livello di sicurezza, poco meno del 30% delle italiane ha deciso di montare grate alle finestre (29,4%), mettere la porta blindata (29,3%) e installare un sistema di allarme (29,1%). Il 13,3% tiene in borsetta lo spray al peperoncino e quasi una su dieci porta con sé un coltello (9,4%); sono il 7,6% quelle che hanno preso la decisione di acquistare un’arma da fuoco.
 
Violenza, quattro volte su dieci avviene in àmbito familiare. Passando al tema della violenza perpetrata in àmbito familiare o delle conoscenze, l’85,8% delle intervistate dichiara di non aver mai subìto questo genere di persecuzione, ma l’8,9% ammette di esserne stata vittima e il 5,3% preferisce non rispondere. Quattro violenze su dieci sono avvenute in àmbito familiare. In particolare, lo stalker, nel 28,8% dei casi è stato l’ex partner, nel 12,5% un conoscente, nel 10% un amico, nel 6,3% dei casi il partner e nella stessa percentuale un collega, nel 5% un parente.

Un’altra forma di violenza, riconosciuta recentemente come reato dalla nostra giurisprudenza con legge n.69/2019, è il revenge porn, ovvero la diffusione di foto/video a sfondo sessuale di una persona senza il suo consenso, spesso attraverso i canali social sul web, con lo scopo di lederne l’immagine e spesso sottoporla a ricatto. Circa 15 donne su 100 affermano di conoscere qualcuno che è stato vittima di questo reato. Il 47,2% delle donne intervistate è a conoscenza del fatto che la vittima sia anche stata ricattata, il 31% risponde che non c’è stato ricatto e 21,8% non fornisce alcuna risposta.
 
Clima e ambiente, la sensibilità delle donne. In testa alle preoccupazioni delle donne troviamo il surriscaldamento globale (26,3%), seguito dal problema della gestione dei rifiuti (22,5%). Il 14,9% vorrebbe delle misure urgenti per la riduzione dell’inquinamento atmosferico e poco più di una su dieci è preoccupata soprattutto per il dissesto idrogeologico (11,3%) e dalla gestione delle risorse energetiche (11%); il 5,3% non ritiene ci siano problemi ambientali gravi da affrontare con urgenza.

Rispetto ai possibili comportamenti in grado di ridurre i consumi e il loro impatto sull’ambiente, il 78,7% è disponibile all’uso di lampadine a basso consumo e il 75,2% ad acquistare prodotti privi di imballaggi di plastica; il 72,2% è disposta a ridurre l’uso dei condizionatori in estate; il 71,1% a usare meno l’auto privata e il 70,7% a consumare meno acqua per lavarsi. Un po’ più difficile risulta essere la scelta di diminuire l’accensione dei riscaldamenti in inverno (65,8%), come anche sostenere la spesa per l’installazione di pannelli fotovoltaici (61,7%) e viaggiare il meno possibile in aereo (61%).