Bergamo ai tempi del Coronavirus, nel pieno dell’esplosione dell’emergenza è una città irriconoscibile. Strade deserte, come negozi, uffici e scuole chiuse. immagini che ricordano il Ferragosto spensierato di estati che scorrono leggere, ma che in realtà raccontano una città in affanno che prova a cercare quadra ed equilibrio nella lotta contro l’epidemia che fa paura. Cronache di una città, dei suoi residenti che escono sfidando il terrore per raggiungere farmacie o supermercato. “Usciamo solo per stretta e impellente necessità”. A raccontarcelo è un imprenditore Ottone Mesti, di origine ercolanesi e residente a Bergamo. Titolare della Temp Job Apl ha dovuto chiudere una delle sue filiali ubicate proprio all’interno della zona rossa, una di quelle aree focolaio in cui vigono disposizioni assolute di isolamento per i cittadini, con check point a cerniera delle aree per bloccare ingressi e uscite.
Sette vittime e quattro nuovi contagi: una donna a Palermo, due casi in Toscana e il primo caso in Liguria (riferito dalla Regione). Questo il bilancio aggiornato sul coronavirus in Italia.
E' risultata positiva al coronavirus la turista di Bergamo in vacanza a Palermo che ieri sera è stata ricoverata nell'ospedale Cervello per i controlli dopo aver mostrato sintomi influenzali. E' stata disposta la quarantena per il gruppo di amici della donna e per le persone che sono state a stretto contatto con i turisti. Questo è il primo caso di coronavirus accertato nel Sud Italia.
E proprio da Bergamo parla Ottone Mesti imprenditore campano trapiantato al Nord che racconta di una città deserta e delle scuole chiuse che trasformano luoghi di quotidiana serenità in spettrali zone di solitudine e paura.
“Viviamo in una città deserta. La cosa più sorprendente è il fatto che non c’è traffico nelle strade - racconta -. Poi c’è il blocco scolastico da lunedì e i bar e pub che chiudono alle sei. La vita sociale è ridimensionata, quella lavorativa anche. Noi abbiamo una filiale nel lodigiano, nella zona rossa che è stata chiusa per ovvi motivi. Ci sono stati casi in cui alcuni lavoratori non sono stati accolti in azienda, perché arrivavano dia zone a rischio. C’è una situazione di panico generale. La difficoltà sta proprio nella vita sociale. Noi abbiamo visto supermercati svuotarsi. Abbiamo visto gente che ha fatto spese enormi perché c’è tanta paura”. Il danno economico sale giorno dopo giorno.
“Stiamo assistendo ad un danno economico incalcolabile. Se ragioniamo sul fatto che le regioni più colpite sono Lombardia Veneto Emilia Romagna che insieme rappresentano il 40% del pil dell’intera nazione è facile prevedere che se questa situazione di emergenza continua per altre due settimane, saremo in ginocchio”.