Benevento

Una ha risposto, le altre tre sono rimaste in silenzio perchè non hanno potuto visionare le immagini riprese dalle telecamere. I loro legali lo hanno fatto solo ieri pomeriggio presso la Stazione dei carabinieri di Airola, il centro nel quale non possono invece recarsi le quattro maestre che da giovedì scorso sono sottoposte al divieto di dimora ad Airola per maltrattamenti, tra marzo e maggio 2019, ai danni dei bimbi di una scuola materna privata.

Una misura chiesta dal sostituto procuratore Flavia Felaco ed adottata dal gip Loredana Camerlengo, dinanzi al quale le indagate sono comparse questa mattina per l'interrogatorio di garanzia.

L'unica a non avvalersi della facoltà di restare a bocca chiusa è stata V. A. (avvocato Giovannina Piccoli), 26 anni, di Sant’Agata de’ Goti, che ha respinto i due addebiti che le sono stati contestati: non essere intervenuta rispetto ai comportamenti di una collega, ed uno schiaffo al volto di una bambina.

Non ha risposto, invece, M.M., 28 anni, di Bucciano – è difesa dagli avvocati Ettore Marcarelli e Pasquale Matera- nei confronti della quale sono stati prospettati dieci episodi. Identica la scelta di A. P. M. (avvocato Fabio Russo), 45 anni, e P. C. (avvocato Maria Zollo), 27 anni, di Airola: entrambe hanno però rilasciato dichiarazioni spontanee.

La 45enne – ha a carico diciotto episodi – ha escluso di aver avuto condotte violente, precisando di aver agito soltanto per calmare i piccoli. Amo i bambini, ha aggiunto. Oltre a chiedere che possa tornare ad Airola per accudire la figlia, il suo difensore ha depositato le testimonianze di quattro genitori che hanno espresso fiducia in lei, definita una “persona eccezionale”, avanzando più di una riserva tra la descrizione delle condotte, la loro frequenza – una volta al giorno e non tutti i giorni - e ciò che restituiscono i video registrati.

Un tema, quello dell'interpretazione dei filmati, sollevato anche per P. C., che ha negato di aver messo a testa in giù un bambino, spiegando di averlo soltanto sollevato e di averlo appoggiato sulla sua spalla, per gioco.

Si tratta di una vicenda delicatissima che, come spesso capita in questi casi, divide l'opinione pubblica ed alimenta anche reazioni di intolleranza. Come quella di cui è rimasta vittima P.C., pesantemente offesa da una donna, in un bar di Tufara, mentre stringeva tra le braccia la figlia di un'amica.

Comprensibili le preoccupazioni dei genitori dei bimbi ospiti della struttura – tre coppie si sono costituite nel procedimento, come parti offese, attraverso gli avvocati Pierluigi Pugliese e Mario Cecere-, che puntano a dare un'occhiata alle immagini per capire se anche i loro figli siano stati 'bersaglio' dei comportamenti ipotizzati per le maestre.