Insulti e gravi accuse ad un uomo disabile di Campagna, dopo l'affissione nel locale di proprietà di famiglia di manifesti che raffigurano il leader della Lega, Matteo Salvini. Seguire la propria fede politica e manifestarla apertamente avrebbe dato il via ad un'escalation di aggressioni verbali nei confronti di Mario.
“Non credevo a quanto mi stessero raccontando i militanti della lega a Campagna, mi sembrava impossibile ma poi ho visto le foto. Si vergognino e chiedano umilmente scusa per loro becera ignoranza” tuona Nicholas Esposito, coordinatore provinciale di Salerno della Lega, Salvini premier.
Mario, zio Mario per tutti, è una vera e propria istituzione a Campagna. Da sempre impegnato nello sport e nel sociale, sempre disponibile ad aiutare il prossimo. “Un grande uomo che ha deciso di lanciare il cuore oltre l’ostacolo. E’ stato uno de primi ad aver aderito al progetto della Lega a Campagna. Dal 2017 si impegna con passione e dedizione alla locale sezione, collaborando col coordinatore Bruno Avagliano” spiega il coordinatore Esposito.
Manifestare apertamente il proprio orientamento politico avrebbe dato il via ad un'escalation di ripeturti insulti e aggressioni verbali nei suoi confronti e della sorella, la proprietaria del locale dove sono stati affissi i manifesti. Da quel giorno i due non hanno avuto pace e gli insulti si sono susseguiti sui social fino a quando un ristoratore del posto avrebbe pubblicato sui propri profili social le immagini del locale di Mario con tanto di manifesti, corredati da terribili ed infamanti insulti all’uomo. “Epiteti inenarrabili ed irripetibili, non riesco ad immaginare tanto livore verso una persona che tra l’altro vive per la maggior parte della sua vita su una sedia a rotelle per un grave problema di salute. Vedremo se ci saranno i presupposti per una denuncia – chiosa Esposito- ma nel frattempo chiedano scusa ad una persona che merita rispetto”.
Nel fine settimana Esposito, unitamente ai militanti locali, sarà a Campagna per esprimere la sua solidarietà e la sua amicizia alla famiglia Calabrese per le offese subite.