Benevento

In Italia c'è la “moda” degli stranieri, che nel corso degli anni è sempre più una vera e propria esigenza, per alzare il livello di una squadra. C'è chi però lo straniero ce l'ha in casa, non ha problemi di passaporto e di transfer, e soprattutto ha il rendimento dei grandi del panorama nazionale. In A2 ad avere questa fortuna è la Pallamano Benevento che dal 2011 si gode le giocate di Andrea Sangiuolo. Pivot, terzino e all'occorrenza anche allenatore in campo, perché la pallamano è la sua più grande passione. L'11 marzo compirà 40 anni ma fa ancora la differenza. Chiedete ai suoi avversari.

Andrea Sangiuolo è temuto e rispettato. E' considerato uno dei grandi giocatori dell'Italia meridionale e non solo. A dirlo non sono i numeri ma la percezione che tutti gli appassionati hanno del suo reale valore. Anche a quasi 40 anni. Anche con qualche acciacco e con al fianco compagni giovanissimi. Alcuni potrebbero essere suoi figli.

Andrea è la guida di un gruppo giovane che può dare tanto se seguirà il suo esempio. E fino a quando il fuoriclasse sannita indosserà la maglia giallorossa, la dirigenza potrà stare più serena. Jaksa Boglic, proprio come avevano fatto i suoi predecessori, gli consegna in ogni partita i suoi ragazzi. Li affida al “vecchio campione” che non perde mai l'occasione per insegnare ai più giovani come comportarsi e cosa fare.

La sua storia, soprattutto quella recente, parla chiaro: in A1 ha sempre stupito, in A2 anche a 40 anni è un vero e proprio lusso. Più volte ha confidato la volontà di lasciare, ma poi ci ha sempre ripensato ed è tornato a sudare con la maglia del suo cuore. Adesso la società attraversa il momento più triste e complicato della sua giovane storia, ma spesso a restituire il sorriso arrivano le giocate del “vecchio campione”.

E' accaduta la stessa cosa contro il Palermo al Pala Tedeschi. Boglic l'ha tenuto inizialmente in panchina. Poi l'ha gettato nella mischia e dall'altra parte del campo gli avversari hanno capito che la musica era cambiata. Gol e soluzioni offensive sono state da applausi. La cattiveria, la decisione e l'attenzione in fase difensiva sono da mostrare a molti giocatori che militano in squadre di categoria superiore. Tutto questo a 40 anni. Perché la passione lo sostiene, l'orgoglio di difendere quella maglia è uno stimolo infinito e anche se tra qualche settimana ci dirà, per l'ennesima volta, che a fine anno potrebbe lasciare... nessuno si stupirà se a settembre sarà ancora in campo a lottare, difende e soprattuto a segnare.