Salerno

Quando gli chiedono se la Salernitana può andare in serie A, Gian Piero Ventura risponde che “nel calcio, se uno vuole, può” e che la promozione “sarebbe un'accelerata esponenziale per il percorso di questa squadra”. Un traguardo difficile ma non impossibile per il cavalluccio marino che, tra la fine del 2019 e l'inizio del nuovo anno è riuscito finalmente a cambiare passo. Percorso di crescita sottolineato dal tecnico ligure che si è raccontato a tutto tondo in un'intervista pubblicata dall'edizione nazionale de “La Gazzetta dello Sport”. Ventura ha spiegato di aver “ritrovato una B molto più equilibrata, al di là del Benevento che è fuori mercato. Il campionato è appena cominciato, la classifica la guardiamo a fine marzo. Siamo cresciuti molto e siamo lì, sapendo che bastano due vittorie o due pari a cambiarti la vita”. E sulla prova disputata a Benevento: “La fiducia l'avevamo già, non siamo andati a giocare sconfitti. Stiamo prendendo consapevolezza delle possibilità, creando uno zoccolo duro su cui costruire il futuro”.

Il tecnico della Salernitana ha, poi, parlato di Alessio Cerci e del contributo che potrebbe dare ai granata in questa parte finale di stagione. “Era fermo da due anni, dimenticato da Dio. Mi serviva un giocatore di qualità ed è venuto con uno stipendio di categoria. Se non ha più infortuni e disavventure, senza ansie, può ancora farci vincere, magari le ultime 5 partite”. Ventura è tornato anche su quanto accaduto a Cittadella quando abbandonò la panchina prima della fine. “Non accetto la superficialità e il qualunquismo, dopo quel primo tempo non mi sono riconosciuto nella squadra: si può vincere o perdere, non si può sbagliare atteggiamento. La squadra ha capito”. E sul rapporto tra la piazza e la proprietà: “I tifosi ce l'hanno con la società ma la cosa ricade su di noi ed è un po' un autogol. Lotito oggi è sereno grazie alla Lazio e sono felice per lui. Questa piazza merita soddisfazioni”.