Infanzia, Campania: Save the Children, scuola, strutture sportive e oratori i luoghi dove per circa 1 adulto su 3 e 1 ragazzo su 5 nella regione, i minori sono maggiormente esposti al rischio di abusi, maltrattamenti o condotte scorrette da parte degli adulti. Internet l’“ambiente” più pericoloso per 9 adulti su 10 e 7 ragazzi su 10

Al Senato la presentazione di un manifesto in 10 punti per promuovere l’adozione di un sistema di tutela in tutte le realtà dove gli adulti operano a stretto contatto con i minori

La scuola, gli oratori o le parrocchie e le strutture sportive: per 1 adulto su 3 e 1 ragazzo su 5  (1 adulto e 1 ragazzo su 4 per quanto riguarda i centri sportivi), sono questi i luoghi abitualmente frequentati da bambini e adolescenti dove maggiore può essere il rischio di subire comportamenti inappropriati, maltrattamenti e abusi da parte degli adulti in Campania. Minacce concrete alle quali i minori sono esposti soprattutto in Internet, considerato un luogo a rischio per circa 9 adulti e 7 ragazzi su 10. In un caso o nell’altro, tra i pericoli principali per i bambini la possibilità che vengano loro imposti rapporti fisici indesiderati (per circa la metà sia degli adulti che dei ragazzi) o che vengano compiuti una serie di illeciti attraverso internet, tra cui la richiesta di inviare immagini intime in cambio di regali (per la metà dei ragazzi e per 6 adulti su 10) o di diffonderle senza il consenso dell’interessato (per quasi la metà di adulti e ragazzi).

Sono solo alcune delle evidenze di un’inedita indagine ”Minori e percezione dei rischi” realizzata da Ipsos per Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, di cui si discuterà oggi al Senato, a partire dalle ore 11:45 presso la Sala Caduti di Nassyria, in occasione della presentazione di un Manifesto in 10 punti, intitolato “10 in condotta!”, promosso da Save the Children per favorire nel nostro Paese l’adozione da parte di tutte le realtà che operano con i minorenni di un sistema di tutela, a partire da una Child Safeguarding Policy, che promuova un modello organizzativo di prevenzione e gestione di comportamenti scorretti da parte degli adulti di riferimento, afferenti all’Organizzazione o esterni.  

“Troppo spesso anche in Campania le cronache ci consegnano casi di abuso e maltrattamento ai danni dei minori, a volte molto piccoli, consumati nei luoghi che dovrebbero essere per loro sempre i più sicuri. Come la scuola, l’asilo nido, l’associazione o il centro sportivo. Ancora più doloroso il fatto che questi abusi siano compiuti dalle figure adulte di riferimento – educatori, insegnanti, allenatori sportivi – violando un patto di fiducia essenziale per la crescita, con conseguenze che possono essere molto gravi e durature nel tempo. Non possiamo occuparcene solo quando questi casi esplodono in tutta la loro gravità. L’adozione di un sistema di tutela – regole di comportamento, chiare procedure di segnalazione, individuazione delle figure responsabili – per prevenire abusi e maltrattamenti ai danni di minori dovrebbe essere un requisito essenziale per tutti i servizi, educativi e ricreativi rivolti ai minori” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.  .

Dai dati dell’indagine Ipsos per l’Organizzazione, che oltre a sondare l’opinione di adulti e ragazzi a livello nazionale realizza un focus specifico su 8 regioni italiane, emerge invece che a un aumento della consapevolezza dei rischi non corrisponde ancora la messa in campo di misure in grado di proteggere concretamente i minori nei luoghi che normalmente frequentano. Più di 1 genitore su 4 afferma infatti che in palestra o in altri centri ricreativi i propri figli non abbiano mai ricevuto informazioni su cosa fare in caso di maltrattamenti, abusi o condotte inappropriate, e, rispetto alla scuola, in Campania 4 genitori su 10 e 1 ragazzo su 5 sono convinti che anche lì non esistano regole chiare per tutelare i minori.

Le evidenze dell'indagine

Dal sondaggio Ipsos per Save the Children, emerge che solo il 3% degli adulti, in Campania, ritiene che i minori siano completamente tutelati e al sicuro da comportamenti inappropriati da parte degli adulti nei luoghi che sono soliti frequentare e solo il 6% lo pensa riferendosi al web e alle chat usate dai propri figli. Quasi 1 minore su 3 (il 32%) si dice a conoscenza di esperienze negative vissute in prima persona dai loro amici, percentuale che sale al 44% se riferita agli episodi in rete. 

I luoghi più a rischio. Tra i luoghi fisici ritenuti maggiormente a rischio e dove i minori potrebbero essere vittime di comportamenti scorretti o abusanti da parte degli adulti figura soprattutto la scuola, insicura per il 31% degli adulti e il 16% dei ragazzi campani. A rischio anche oratori per quasi 1 adulto su 3 (31%) e per 1 ragazzo su 5 (19%), nonché la palestra, la piscina e altri centri sportivi, ancora insicuri per il 26% dei genitori e il 23% dei ragazzi campani. Da segnalare in chiave positiva i gruppi scout considerati luoghi sicuri per il 97% dei ragazzi e per l’86% dei genitori.

I pericoli in rete. Lo “spazio” considerato meno sicuro è comunque quello virtuale. E con la diffusione delle nuove tecnologie e la sempre maggiore possibilità, per bambini e ragazzi, di accedere alla rete, cresce la percezione dei rischi collegati all’uso di chat e app online. La rete è infatti un luogo a rischio per il 91% degli adulti e il 71% dei ragazzi campani. A conferma di ciò, la ricerca rivela che il 35% dei ragazzi ha provato disagio per avere ricevuto determinate richieste o contenuti online da parte degli adulti, un dato confermato anche da 1 genitore su 5. I dati mettono in luce anche uno scarso controllo da parte dei genitori su quello che i figli fanno online. In Campania quasi 1 genitore su 5 (19%) dice di non controllare mai i contenuti che i figli condividono in rete, mentre la metà lo fa solo occasionalmente. I genitori siciliani si dimostrano i più attivi nel controllare regolarmente (46%), in Piemonte più di 1 genitore su 4 non controlla mai. La scarsa consapevolezza, da parte dei genitori, delle attività online dei figli, del resto, è confermata dal fatto che più di 1 su 3 (34%) non sa se i loro ragazzi utilizzino app a tempo per scambiarsi messaggini, foto o video e più della metà (66%) non è in grado di dire a quante chat partecipa il figlio. E se i genitori italiani credono di sapere che mediamente i figli usano al massimo 2 chat, i ragazzi campani affermano di essere coinvolti in media in 4 chat ognuno.

Rapporti indesiderati e immagini intime in cambio di regali

Ma quali sono i principali rischi ai quali sono esposti bambini e ragazzi? Per i campani contatti fisici e rapporti indesiderati pretesi o imposti dagli adulti rappresentano un pericolo concreto per quasi la metà degli adulti (49%) e dei ragazzi (47%), con percentuali che, per gli adulti, salgono al 61% e al 64% in Lombardia e in Toscana, mentre tra i ragazzi i più consapevoli del rischio si mostrano i toscani (57%). Oltre la metà dei ragazzi e degli adulti (55%) considera inoltre un pericolo reale che i minori possano essere vittime di cyberstalking da parte degli adulti e che venga loro chiesto, in cambio di regali, di inviare immagini o video che li ritraggono nudi oppure che gli adulti possano inviare a ragazzi conosciuti in rete materiali intimi che mettono a disagio. Tra gli altri rischi segnalati, troviamo la possibilità che i minori vengano criticati o ridicolizzati per il loro comportamento o aspetto fisico (un rischio per il 49% degli adulti e il 53% dei ragazzi), che possano essere indotti ad assumere sostanze (lo pensano il 36% dei ragazzi e il 42% degli adulti) o che possano ricevere promesse in cambio di qualcosa (per il 42% dei ragazzi e la metà degli adulti).

Le segnalazioni degli abusi: non completa fiducia nella scuola e negli educatori

I ragazzi intervistati mostrano un significativo senso di responsabilità: ben il 94% affermano in Italia che se fossero a conoscenza di un comportamento inappropriato nei confronti di un loro amico, sicuramente ne parlerebbero con qualcuno. 1 ragazzo su 20 (1 su 10 in Veneto e nel Lazio) preferirebbe invece restare in silenzio. Ma a chi si rivolgerebbero bambini e ragazzi? I dati dicono che si fidano soprattutto di famiglia e coetanei. In Campania oltre la metà dei ragazzi (58%) preferirebbe rivolgersi ai propri genitori, che si mostrano quindi come figure di riferimento fondamentali in caso di pericolo da parte dei figli, mentre il 16% ne parlerebbe con gli amici. Colpisce e deve far riflettere la mancanza di punti di riferimento all’interno della scuola. Solo il 2% dei ragazzi vedrebbe negli insegnanti un punto di riferimento e solo l’1% si rivolgerebbe allo psicologo e il 3% ad altri referenti scolastici come il preside.

Davanti al racconto da parte dei figli di un abuso o maltrattamento, la totalità dei genitori campani intervistati ne parlerebbe con qualcuno, nel 37% dei casi andrebbero dalle forze dell’ordine, nel 21% ne parlerebbero con i propri familiari e nel 14% si rivolgerebbero al preside o agli insegnanti. Da sottolineare come invece, in Veneto e Piemonte, i genitori si fidino soprattutto proprio di insegnanti e preside (rispettivamente 31% e 30%), mentre nel Lazio il principale punto di riferimento per i genitori è la famiglia (34%).

Seppur contenuta, una parte di adulti e ragazzi sembra non riporre fiducia nei confronti degli educatori, a scuola come negli altri luoghi da loro frequentati con assiduità. D’altronde una percentuale bassa ma non del tutto irrilevante di ragazzi (13%) e adulti (20%), infatti, ritiene che se un insegnante o un educatore venissero a conoscenza di un comportamento inappropriato non si attiverebbe per segnalarlo, per salvaguardare l’organizzazione in cui lavora o per evitare conseguenze personali. Il 30% dei ragazzi e il 20% degli adulti in Campania, tuttavia, crede che gli educatori si attiverebbero se a loro volta ricevessero indicazioni chiare su come agire in questi casi.

Procedure e informazioni chiare per proteggere i minori

Più di 6 genitori e ragazzi su 10 in Campania credono che oratori, palestre e centri sportivi siano privi di regole e procedure in tema di tutela dei minori e quasi la metà degli adulti afferma che i propri figli non abbiano mai ricevuto informazioni in tal senso da queste strutture. Quanto alla scuola, merita una riflessione il fatto che, seppur parliamo di dati abbastanza contenuti, più di 1 genitore su 5 in Italia sia convinto che i figli non ricevano informazioni in merito dal personale scolastico, mentre 4 su 10 in Campania sia convinto che la scuola non sia dotata di un sistema specifico per proteggere gli studenti da comportamenti inappropriati degli adulti.

L’assenza di procedure ad hoc a scuola è segnalata anche da un 20% dei ragazzi campani, con una situazione migliore in Emilia Romagna dove 9 ragazzi su 10 testimoniano la presenza di simili procedure. Quattro genitori su 10 in Italia, inoltre, dicono che i propri figli non sono mai stati incoraggiati a segnalare episodi di questo tipo, a scuola così come nelle altre strutture, opinione condivisa dalla stessa percentuale dei ragazzi. Solo il 12% dei ragazzi e il 6% dei genitori campani può affermare di aver ricevuto materiale scritto con informazioni chiare da parte delle strutture frequentate dai minori, con il Veneto che si distingue in positivo con percentuali del 15% per gli adulti e il 14% per i ragazzi.  

Il Manifesto in 10 punti promosso da Save the Children 

Dall’adozione di un codice di condotta alla formazione di tutto il personale che opera con i bambini, dalla individuazione di una figura che gestisca le segnalazioni alla informazione dei minori e delle famiglie: questi alcuni dei passi attorno ai quali ruota il Manifesto in 10 punti promosso oggi da Save the Children. Le organizzazioni che sottoscrivono il Manifesto “10 in condotta!” intendono mettersi direttamente in gioco per rafforzare la prevenzione degli abusi a partire dai propri ambiti di intervento e, allo stesso tempo, promuovere la diffusione e l’applicazione di un sistema di tutela in tutto il Paese, anche nel rapporto con le istituzioni. Da segnalare il fatto che di recente – è il caso dei bandi sulla povertà educativa promossi dall’impresa sociale “Con i bambini” – l’adozione di un sistema di tutela (child safeguarding policy) è stata considerata un requisito essenziale per la partecipazione ad un bando per progetti dedicati ai minori. 

“Nonostante sia cresciuta negli anni una sensibilità attorno al tema, ancora oggi, anche in Campania, chi dovrebbe cogliere i segnali di rischio spesso non è in grado di sapere come e a chi rivolgersi e troppi allarmi restano inascoltati. Vogliamo impegnarci - con il coinvolgimento di tutte le organizzazioni attive nella protezione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – nella realizzazione di un monitoraggio periodico e serrato del funzionamento di sistemi di tutela in tutti gli ambienti frequentati dai minori. Chiediamo alle istituzioni, nazionali e campane, che i sistemi di accreditamento e le procedure di affidamento di servizi educativi e ricreativi considerino l’attivazione di un sistema di tutela come requisito essenziale in tutti i servizi educativi e ricreativi. Allo stesso tempo, chiediamo che all’interno del sistema scolastico la tutela dei minori divenga un asse portante affinché ogni scuola sia sempre uno spazio di ascolto e di protezione per ogni bambino e bambina. Una violazione non è mai un fatto privato e se riguarda un minore è più che mai una responsabilità etica, oltre che legale, degli adulti in posizione fiduciaria non averlo saputo prevenire”, ha concluso Raffaela Milano.