Nonostante il termine ultimo per il passaggio al mercato libero dell’energia fosse stato fissato per la metà del 2020, la percentuale degli utenti che hanno già cambiato gestore è, purtroppo, ancora troppo bassa. Il Governo quindi ha approvato un’ulteriore proroga per l’uscita dal mercato tutelato, probabilmente con un passaggio in due tempi, con una scadenza per le aziende e un’altra per i privati. Risulta poi particolarmente interessante notare come, date le bollette molto più alte, la percentuale delle aziende italiane che sono passate al mercato libero sia più alta di quella dei privati.
Mercato tutelato: un’uscita a due velocità
La situazione riguardante il passaggio dal mercato tutelato dell’energia al mercato libero è tutt’oggi allo studio degli Enti competenti: l’Autorità per l’Energia infatti insieme al Ministero dello Sviluppo economico, sta studiando un nuovo calendario per l’uscita dalla maggior tutela. La prima soluzione proposta da ARERA, in particolare, è quella di dare delle scadenze diverse per le due fasce, differenziando i consumatori privati dalle aziende. Intanto, la proroga per portare la fine del mercato di maggior tutela al 1 gennaio 2022 è passata, inserita dal Ministero dello Sviluppo Economico all’interno del decreto Milleproroghe proprio per lasciare ai cittadini quanto più tempo possibile per informarsi adeguatamente in merito.
Comincia però allo stesso tempo a prendere piede la coscienza che, lasciando le cose come stanno, il semplice slittamento della scadenza potrebbe non essere sufficiente. È quindi necessario far crescere la consapevolezza della necessità di passare al mercato libero, dimostrando quelle che sono le possibilità di competizione e risparmio che questo comporta per tutti i cittadini. Stando alle cifre dichiarate da ARERA, infatti, il 56% delle famiglie si trova ancora all’interno del mercato tutelato, contro il 43% delle imprese.
Bollette: per le PMI italiane tra le più care d’Europa
Esiste una ragione più che valida per giustificare il più ingente passaggio delle PMI al Mercato Libero, ed è proprio il costo delle loro bollette che rispetto a quelle delle aziende che operano negli altri paesi europei, sono decisamente più salate. Quindi è più che comprensibile che molte PMI italiane abbiano cercato tra i nuovi operatori del mercato libero quelli che, come Acea ad esempio, propongono una serie di tariffe per l’energia elettrica specifiche per le aziende, in modo da andare incontro alle loro necessità e determinate proprio dal divario dei costi rispetto al resto d’Europa.
Infatti, secondo l’Osservatorio Energia del Centro Studi di CNA, Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa, sono soprattutto le PMI italiane con un consumo annuo tra i 500 MWh e i 2.000 MWh a pagare in bolletta il 24,8% in più rispetto alla media europea. E ciò perché, in Italia, l’energia costa il 23% in più che in Germania, il +29,8% che nel Regno Unito, e il +45,8% che in Francia. E anche se nella fascia di maggior consumo le tariffe scendono a 12,2 centesimi, comunque rimangono in testa alle classifiche europee.
Con la proroga voluta dal governo per la fine del mercato a maggior tutela, si spera possa presto crescere una maggior consapevolezza in merito alle possibilità di risparmio date dal passaggio a nuovi operatori.