Avellino

Il quinto anniversario della scomparsa di Antonio Di Nunno è stata l'occasione al carcere borbonico di ripercorrere quella che fu la grande stagione dei sindaci a metà anni 90. Da Roma a Napoli con Bassolino, da Venezia a Torino i primi cittadini furono protagonisti di un risveglio civile e culturale delle metropoli italiane e in quel contesto non sfigurò Antonio di Nunno che seppe portare – ricorda il suo vicesindaco dell'epoca Antonio Gengaro – Avellino a livelli e a una qualità della vita che purtroppo negli anni è andata gradualmente persa.

"La stagione dei sindaci fu una stagione emergenziale e Di Nunno ne fu un grande protagonista. Da primo cittadino di Avellino, si confrontava ad alti livelli con i colleghi di Venezia, Torino, Catania, Roma, Palermo. Erano politici atipici, capaci di far sognare le città, come fece Bassolino quando liberò Piazza Plebiscito dalle auto o erano esponenti della società civile. Poi quella stagione finì quando la politica politicante si è riappropriata delle amministrazioni comunali”.

Eppure Festa qualche giorno fa aveva attaccato Gengaro accusandolo di aver contribuito, a quei tempi, alla cementificazione di Avellino. L'ex vicesindaco risponde così: “Credo abbia poco memoria storica, noi abbiamo fatto una variante di salvaguardia contro il cemento in collina e lungo i fiumi. Sfido Festa a fare un provvedimento del genere, magari lo fa con il suo socio di maggioranza, il principale costruttore di Avellino”.

Ma è l'ex governatore a far emozionare la sala ricordando Di Nunno: "Mi disse che si sarebbe dimesso mentre ero sulla tomba dei miei. Non mi arrabbiai solo perchè ero in un cimitero...".  Da Bassolino solo un veloce passaggio sull'attualità: "Domenica si vota in Emilia e Calabria ma se va a votare soltanto il 36% delle persone, significa che siamo in una democrazia delle minoranze. Oggi il primo partito in Italia è quello dell’astensione, dobbiamo impegnarci per sconfiggerlo".