Montefredane

Occupare il comune per rilanciare la vertenza Novolegno. C’è chi ha portato una cesta di frutta, una stufa per rendere più caldo l’ambiente e casse d’acqua. Quella che sta per arrivare è la seconda notte di occupazione dell’aula consiliare del comune guidato da Valentino Tropeano, perché le istituzioni non dimentichino una delle vertenze più dolore dell’Irpinia, in cui le imprese lasciano e vanno altrove, lasciando dietro di sé le macerie di anni di trattative cadute nel vuoto. Se Fantoni dismette e licenzia in Irpinia investe al Nord. La trattativa è chiusa per il gruppo ma per loro, i 117 lavoratori, non c’è più nulla. A maggio finisce la cassa e i lavoratori annunciano settimane di protesta rovente. “Siamo agli sgoccioli - dicono -. Vogliamo aprire la trattativa di nuovo. Oltre maggio per noi non c’è più niente. La pubblica opinione non può dimenticarci. Il nostro datore di lavoro ha mentito. Ai tavoli ha preso impegni per poi lasciarci qui. Ha detto che per noi non c’era futuro. Cosa ha fatto? Ha smontato le macchine per replicare la nostra produzione al nord”. All’orizzonte sembra davvero non esserci nulla. L’appello è rivolto a chi, con coraggio, guardi al futuro, magari riconvertendo l’azienda. “Oltre a quello che ha detto sta continuando a smontare i macchinari per portarli altrove. Noi ci siamo fatti in quattro per fare qui il riciclato al cento per cento. Cosa ha fatto? Ha portato la nostra esperienza al nord, dove investe 25 milioni”. Insomma gli operai puntano il dito dritto contro l’imprenditore che, a detta dei dipendenti, avrebbe fatto negli anni incetta di esperienza, per poi puntare agli incentivi e poi andar via”. Appello alla politica che lascia soli gli operai. E poi le accuse al dottore Mazza, del comitato Salviamo la valle del Sabato. “Il dottore Mazza ha sempre parlato del fattore inquinanti delle aziende, nella Valle - spiegano -. Dove è ora il dottore Mazza? Noi siamo persone perbene andremo fino ad Udine per seguire le ferie di Fantoni. Non resteremo in silenzio a vedere consumarsi questa tragedia sulla nostra pelle”.