Il presidente uscente Stefano Caldoro ha riunito gli assessori per l'ultima volta per approvare il rendiconto 2013. E dal bilancio è uscita la sorpresa: un buco di 1,6 miliardi di euro che sarà spalmato nei prossimi 30 anni con tagli alla spesa di 54 milioni all’anno.
È l’eredità lasciata a Vincenzo De Luca. In un minuto di giunta, dopo la batosta elettorale.
Negli uffici però l’allarme rosso era già scattato sui 7 miliardi di euro dei fondi europei 2014/2020. La Commissione europea ha evidenziato “criticità” sui programmi per lo sviluppo proposti dall’amministrazione Caldoro. E ora sotto accusa finisce l’accelerazione della spesa dei fondi nell’ultimo anno e mezzo: 1,8 miliardi di euro. Il rischio è che i vecchi progetti dei Comuni sotto i 5milioni non saranno rifinanziati daBruxelles: quindi, se non si terminano le opere, i Comuni dovranno rimetterci di tasca propria.
Dopo la riunione Caldoro è partito per la capitale per liberare gli uffici della Regione Campania a Roma. Anche se, per ora, le operazioni di trasloco vanno decisamente a rilento. Nessuno prepara le valigie prima della proclamazione del vincitore. Le incertezze che derivano dall'applicazione della legge Severino per De Luca impongono cautela anche se le stanze degli staffisti del presidente sono già vuote al terzo piano di Palazzo Santa Lucia. Nei corridoi si commenta la “marcia di Salerno su Napoli” e si sprecano i pronostici sul futuro di De Luca.
Nel frattempo, l'ex governatore lancia un tweet che farà discutere. “De Mita, cosentiniani e P3. Questo è Il prezzo della vittoria. La Campania è altro”, ha scritto Stefano Caldoro evocando, accanto alla polemica politica sui trasformisti all'opposto schieramento alla vigilia delle elezioni, anche una delle pagine più oscure della cronaca giudiziaria degli ultimi tempi: il caso del falso dossier confezionato cinque anni fa con l’obiettivo, poi fallito, di evitare la candidatura di Caldoro alla presidenza della Regione.
Ma il fuoco incrociato contro De Luca non si placa nemmeno sul fronte Cinque stelle. Il leader Grillo ci va giù pesante sul suo blog parlando di “decadenza” mentre a Roma si insiste sul dato della “sospensione”. Ma questa è una partita ancora aperta, dagli esiti tutt'altro che scontati.
Rossella Strianese