Avellino

Risvegliarsi in un incubo nel bel mezzo di un sogno di gloria. Quello del riscatto, dopo essere sprofondato in Serie D. Ecco l'estrema sintesi del 2019 dell'Avellino. Nemmeno il tempo di esultare per la promozione in Serie C, dopo aver dilapidato il patrimonio Serie B per colpa di una fideiussione, nell'estate del 2018, che l'estate, iniziata con la clamorosa crisi della Sidigas, ha minato di nuovo certezze e prospettive future, tornando a catapultare un intero popolo in un loop di sconforto. Mesi di ansia prima del cambio di proprietà, con la cessione dello scorso 6 dicembre alla IDC. L'inizio di un nuovo percorso con un unico augurio: che nel 2020 si possa di tornare a parlare, dopo anni tra aule di tribunale, solo e soltanto di calcio.

La rimonta - Inizia il 2019 e la vetta del girone G di Serie D dista, per l'Avellino, ben 7 punti. La rivelazione sarda Lanuesi viaggia come un treno ad alta velocità e riprenderlo sembra pura utopia. Arrivano, però, subito tre vittorie di fila, vanificate dal mezzo passo falso contro l'Anagni e dalle sconfittte contro Cassino e Sassari Latte Dolce. I punti di ritardo diventano 10 punti. Sembra l'inizio della fine, invece, è l'inizio della riscossa dopo un duro confronto con i tifosi. L’Avellino ne vince nove consecutive: aggancio in vetta alla penultima giornata. I lupi vincono pure a Latina, ma non basta per festeggiare la promozione perché il Lanusei vince in extremis contro la Lupa Roma, rigorosamente oltre il novantesimo, frustrando la festa irpina. Dopo 38 giornate la classifica recita: Avellino 83, Lanusei 83. Spareggio. Si gioca a Rieti, il 12 maggio. Lo stadio “Manlio-Scopigno” è stracolmo di tifosi biancoverdi. De Vena e Tribuzzi firmano il salto di categoria mandando in visibilio 6mila cuori irpini. E non è finita qui: il 2 giugno, l'Avellino si cuce sul petto lo scudetto della LND battendo il Lecco ai calci di rigore a margine dell'1-1 maturato nei tempi supplementari.

Punto e a capo - La squadra, lo staff tecnico e il patron De Cesare festeggiano su uno yacht a Capri. Poi cala un silenzio surreale. La stagione non riparte. Il tempo passa. Eppure, la squadra viene regolarmente iscritta al campionato. Poi, il 9 luglio, scoppia il bubbone: il caso Sidigas. L’azienda di distribuzione del gas, proprietà dell’Avellino Calcio, è a rischio fallimento per una mole debitoria di poco inferiore al milione di euro. Guai in sede di procedura fallimentare, con tanto di sequestro preventivo dei beni, per presunti reati tributari, ai quali si sommano quelli di natura penale in capo a Gianandrea De Cesare. Si torna nei tribunali ed inevitabilmente la stagione inizia con ritardo, soltanto a inizio agosto, non prima di aver ottenuto il via libera dall’amministratore giudiziario per le operazioni di allestimento della rosa in un regime economico-finanziario controllato. Salvatore Di Somma è il nuovo direttore sportivo dopo l'addio di Carlo Musa. Vorrebbe far accomodare sulla panchina irpina Ezio Capuano, ma lo zoccolo duro della Curva Sud pone un veto: il contributo, indispensabile, in termini di abbonamenti in cambio del mancato ingaggio del tecnico, inviso a una parte della tifoseria per vecchie ruggini. Torna così Giovanni Ignoffo, ex capitano: è lui l'allenatore dell'Avellino. Raduno il 3 agosto. Della squadra che ha vinto il campionato è rimasto solo il serinese doc, Fabiano Parisi. Si riparte da zero, ma tornano a dar man forte Di Paolantonio, Morero, Alfageme e Zullo. Firmano anche Laezza, Albadoro e Celjak, oltre ai promettenti Karic e Micovschi giunti in prestito dal Genoa. L’Avellino prende forma tra giovani di valore e elementi di categoria, seppur palesi evidenti lacune in attacco e non allestisca un organico utile a incassare i preziosi premi garantiti dal minutaggio di under italiani. Si parte con il 2-2 a Pagani e la vittoria per 1-0 sul Bari in Coppa Italia di Serie C. L'Avellino si qualifica ai sedicesimi di finale. Disastroso, invece, l’esordio in campionato: il Catania asfalta col finale di 6-3 il lupo tra le mura amiche, ma ecco la reazione con tre vittorie di fila. Risultati, però, illusori perché subito dopo maturano un pareggio e quattro battute d'arresto. Il ko a Pagani culmina nel goffo esonero ai danni di Ignoffo, silurato a mentre allena la squadra dal direttore sportivo Di Somma, che non nasconde, per sua stessa ammissione, di non aver fatto una bella figura.

Da Capuano a... Capuano - Ezio Capuano, corona il suo desiderio di allenare l'Avellino. Il presidente Mauriello e il direttore sportivo Di Somma realizzano i piani estivi, anche se con effetto ritardato. Subito 4 punti in due partite: 2-2 con il Bari e colpaccio a Terni (0-1). Il peggio è passato? Macché. Quattro sconfitte di fila minano la posizione dell'allenatore, messo in discussione dallo spogliatoio, ma confermato mentre inizia a profilarsi la svolta societaria. Le vittorie contro il Rieti e a Viterbo calmano le acque e pure fuori dal campo. Il 3 dicembre la Sidigas evita il fallimento grazie all’ok al piano di ristrutturazione del debito da parte del Tribunale di Avellino. La cessione agli imprenditori Nicola Circelli e Luigi Izzo può essere perfezionata. Il 6 dicembre la “fumata bianca”. Sul rettangolo di gioco vanno al tappeto pure Sicula Leonzio e Monopoli. Al TFN arriva il proscioglimento per il “caso Carbone”. Il 23 dicembre arrivano le dimissioni, preannunciate in conferenza stampa prima del cambio di società, del direttore sportivo Di Somma, per incompatibilità di fondo con i programmi e i ruoli della nuova proprietà e all'interno della nuova proprietà. Il 2020 ripartirà da Capuano: prolungato il suo contratto sino al 30 giugno 2021 con opzione per il rinnovo per un'ulteriore stagione.