Avellino

Niente botti per salutare il 2019, anche perché di fuochi, in termini politici, ne abbiamo visti accendersi fin troppi in questi mesi ad Avellino e provincia. Fuochi fatui, fuoco amico, fiamme rapide e ardenti e quelli che bruciano lentamente e senza fumo. Fino alla "Grande Battaglia" del 9 giugno, il ballottaggio tra Pd e Pd che ha regalato il sogno a Gianluca Festa e fatto venire l'ulcera a molti altri. Ma la tregua è relativa, le parti stanno solo ricaricando le armi in vista delle elezioni regionali della prossima primavera.

Le amministrative del 2019 segnano per la città e la Provincia un prima e un dopo. Avevamo creduto che il risultato del 2018, che aveva consegnato la città al Movimento Cinque Stelle, rappresentasse il vero momento di rottura. Ma quello è stato solo il prequel. L'Irpinia in fondo non è fuori dal mondo (benché siano in molti a pensarlo), e tutto ciò che accade sul piano nazionale ha dei riflessi inevitabili sulla vita politica locale, anche se siamo bravi a declinare tutto in chiave assai parodistica.

Gennaio. Mentre a Piazza del Popolo il commissario Giuseppe Priolo (figura quasi mitologica per noi cronisti) impediva il dissesto dell'ente, a Via Tagliamento si pensava alle primarie del Partito Democratico per la segreteria nazionale e regionale. Anche in questa occasione Irpinia in controtendenza rispetto al dato nazionale: Maurizio Martina ottiene più voti in provincia rispetto al segretario eletto Nicola Zingaretti che vince in città. Il sindaco di Poggiomarino Leo Annunziata, fedelissimo del governatore Vincenzo De Luca, stravince contro il deputato Umberto Del Basso De Caro e Armida Filippelli e guadagna la segreteria regionale del Pd.

Con le primarie PD si definiscono i nuovi equilibri interni. Qualcuno si toglie il proverbiale sassolino dalla scarpa, come l'ex segretario Carmine De Blasio, ma nel complesso il mantra che sale da via Tagliamento è il solito “ritroviamo l'unità”. 

Tutt'altro che uniti si è arrivati ad Aprile a presentare le liste per le amministrative. Sette candidati alla carica di sindaco, sostenuti da 16 liste per un totale di oltre 500 candidati.

Molto frammentato lo scenario politico nel capoluogo. Il “ceppo” del centrosinistra si divide in tre candidati: Luca Cipriano, sostenuto dai vertici provinciali del Pd, dalla presidente del Consiglio regionale Rosetta D’Amelio e da liste civiche. Gianluca Festa, dirigente provinciale del Pd, sostenuto dall’unico parlamentare eletto nel collegio Irpinia Sannio, Umberto Del Basso de Caro e Livio Petitto con le civiche. Amalio Santoro, ex segretario provinciale dei Popolari, sostenuto dalla sinistra.

Spaccato anche lo schieramento di centrodestra. Il parlamentare Cosimo Sibilia sostiene Dino Preziosi, appoggiato anche da FdI. La Lega, con l'ex segretario provinciale Sabino Morano, sostiene la candidatura di Bianca Maria D’Agostino, segretaria dell’Ordine forense di Avellino. Il M5s candida a sindaco Ferdinando Picariello, ex vice sindaco di Ciampi nella breve esperienza pentastellata al vertice dell’amministrazione comunale di Avellino. Anche nel Movimento si sono registrate rotture, in particolare con il Meet-up cittadino che in dissenso rispetto alla candidatura di Picariello, ha lasciato libertà di voto ai suoi aderenti. Si ripropone alla carica di sindaco anche Massimo Passaro col suo Cittadini in Movimento.

De Mita. Per la prima volta alla competizione di Avellino non parteciperà Italia Popolare di Ciriaco De Mita, dopo che il consigliere regionale Maurizio Petracca ha deciso di sostenere il candidato “civico” del Pd, Luca Cipriano, portando con sé numerosi esponenti demitiani del capoluogo. Ciriaco De Mita però, a 91 anni, ottiene il bis a Nusco, dove continua a fare il sindaco.

Il 9 maggio arriva ad Avellino per la campagna elettorale anche Matteo Salvini. Grande folla al Partenio. Poco dopo arriva anche Luigi Di Maio che l'anno prima aveva riempito via Matteotti, ma la città non riserva la stessa accoglienza, segno di una rapida trasformazione dell'elettorato che anche in Irpinia sembra in balia degli eventi e della propaganda. A Cassano Irpino La Lega di Salvini con Salvatore Vecchia fa il pieno con il 60% dei consensi e diventa primo comune leghista del sud,

Il 9 giugno, i ballottaggi. La città si spacca nel derby del centrosinistra. La sfida è Cipriano - Festa. Il primo candidato ufficiale del Pd è sostenuto dalle liste Mai Più, Avellino Più, Partito Democratico e Laboratorio Avellino insieme alle quali partiva dal 32.43% (10.483 voti). Il secondo, candidato civico del centrosinistra, supportato da Davvero Avellino, W la Libertà, Ora Avellino e Vera partiva dal 28.67% (9.266 preferenze).

Festa non era il favorito, ma ha vinto, nel testa a testa decisivo, per 692 voti. Una vittoria maturata nei quartieri popolari, tra la gente, al termine di una campagna mai così tesa, con un' astensione rilevante.

Tripudio in piazza Libertà (con la prima esibizione canora del neo sindaco che poi diverrà il tormentone dell'estate) proseguita poi all’interno del palazzo municipale dove consiglieri eletti e sostenitori, tra i quali l’ex onorevole Angelo D’Agostino, hanno celebrato il trionfo.

Ad Ariano Irpino altra sorpresa. Ribaltone nel ballottaggio, dove il Pd e il centrosinistra uniti conquistano dopo 40 anni il secondo comune dell’Irpinia con Enrico Franza che batte l’uscente Domenico Gambacorta (partito con un vantaggio del 46,67%) sostenuto da Udc, Forza Italia, FdI e altre tre liste civiche. Ma per Franza si va a governare con “l'anatra zoppa”: la maggioranza del consiglio è stata assegnata alla coalizione di Gambacorta.

Il Pd in tribunale. Il mese di giugno segna il periodo più difficile per il Partito Democratico. Dopo il terremoto del ballottaggio che ha diviso il partito e la città, arriva la sentenza: il giudice monocratico del tribunale, Giuseppe De Tullio, ha annullato gli atti dell'ultimo congresso provinciale che aveva eletto alla guida Giuseppe Di Guglielmo che decade dall'incarico. Accolto il ricorso dell'ex tesoriere, Michelangelo Ciarcia, che aveva denunciato gravi violazioni del regolamento congressuale. In particolare il giudice ha rilevato irregolarità nelle procedure per l'elezione degli organismi dirigenti locali, avvenuta alla fine senza il parere preventivo della commissione regionale di garanzia del partito. Dopo il voto di Avellino, Festa e De Caro avevano chiesto a Zingaretti di commissariare il partito. La decisione del giudice azzera i vertici di via Tagliamento.

Luglio 2019. Zingaretti manda nel Pd di Avellino il commissario Aldo Cennamo. Discorso di insediamento con simbolo al centro e appello all'unità (ancora). Ai due sfidanti il commissario consegna il compito di dare un segnale di riappacificazione che non arriverà. 

Festa tira dritto per la sua strada. Cipriano fa il suo all'opposizione. I ruoli sono definiti e assegnati dalle urne. La missione di Cennamo è in salita.

Agosto è il mese della Crisi di governo e del suicidio politico di Salvini. Lo è per tutti, anche per la provincia di Avellino dove ci interroga su come muoversi alla luce del nuovo governo giallo rosso. Nella lista dei sottosegretari del Conte Bis c’è una conferma per la politica irpina, quella di Carlo Sibilia agli interni per il Movimento Cinque Stelle.

Ottobre la visita di Conte. Il premier arriva ad Avellino al teatro Gesualdo nel ventre della Balena Bianca per i 100 anni dalla nascita di Fiorentino Sullo con la regia di Gianfranco Rotondi. Conte tiene una lectio magistralis sul ruolo dei cattolici nell'Assemblea costituente. “Questa è la sua casa”, dice compiaciuto Giuseppe Gargani, e in molti pensano che il plurideputato della Dc abbia ragione.

Il rilancio della Dc. Gargani e Cesa lanciano la federazione: 46 sigle di moderati riuniti a Roma vogliono dare vita a un nuovo partito centrista.  Ciriaco De Mita dal canto suo con Cirino Pomicino rilancia il progetto dei Popolari “Perché in Campania c'è una pluralità di intelligenze che può dare vita a questo soggetto politico e perché nella nostra regione è forte il desiderio di recuperare tale memoria storica» dice il sindaco di Nusco in occasione della visita di Vincenzo De Luca, al quale l'ex presidente del consiglio ha già rinnovato il suo sostegno per le regionali.

Ma il quadro politico in Irpinia subisce anche altre importanti trasformazioni. Dopo l’arresto di Damiano Genovese, figlio del boss dell’omonimo clan, una nuova tegola si è abbattuta sulla Lega di Matteo Salvini. Anche Sabino Morano, leader leghista in Irpinia, infatti figura tra le 17 persone indagate a piede libero nell’inchiesta della Dda di Napoli e della Procura di Avellino che ha portato all’arresto per associazione camorristica di 23 persone di Avellino, Mercogliano e Monteforte, del cosiddetto “Nuovo Clan Partenio”. Secondo l’ordinanza della Dda di Napoli, Morano e gli altri indagati sono considerati «ricollegabili, anche per interposta persona, al gruppo delinquenziale». Morano si autosospende. Salvini invia ad Avellino il deputato Pasquale Pepe, vicepresidente della Commissione antimafia. Pepe ha il compito di traghettare il partito verso le regionali. Nonostante i guai giudiziari la Lega continua a raccogliere consensi anche in Irpinia. E sul Carroccio salta anche il senatore grillino Ugo Grassi.

Il Movimento Cinque Stelle che aveva espresso ben cinque parlamentari nelle politiche del 2018, arriva a fine 2019 con un senatore in meno.L'uscita di Ugo Grassi segna un momento di grande difficoltà per Di Maio e compagni. Volano gli stracci: “Il mercato delle vacche, dica quanto lo hanno pagato etc” dice il capo politico. “Nel mvimento non c'è democrazia e non studiano” replica Grassi. Il M5S perde per strada anche quella spinta di cambiamento e rottura che aveva ispirato gli albori

Il mese di dicembre per il Pd si registra l'ingresso ufficiale di Cipriano e Petracca che prendono la tessera e portano con loro una iniezione di nuovi iscritti. Il tesseramento si chiude a quota 4500. Cennamo ora si prepara a indire il congresso provinciale. Si vede la luce in fondo al tunnel.

A questo punto possiamo salutare il 2019 con un pizzico di moderato ottimismo?

Si, se guardiamo fuori dal Palazzo, nelle piazze reali e virtuali, quelle delle Sardine e del Friday for Future piene di giovani animati da una grande voglia di partecipazione tenace e democratica. No se guardiamo ai vicoli dei nostri borghi e paesi, inesorabilmente vuoti. Una dicotomia che stringe il cuore. Con questo sentimento contrastante possiamo salutare il bizzarro e contraddittorio 2019: preoccupante per un verso, carico di speranza e di voglia di cambiare per l’altro.

Come sarà l'anno che comincia oggi nessuno può prevederlo. Perché oltre l’Irpinia c'è la Campania, l'Italia e c’è il mondo attraversato da eventi irreversibili e  venti di guerra. Quello che sappiamo è che questa trasformazione in atto, questa sorta di rifondazione del sistema politico e di tutti i partiti che si annuncia, non dipenderà da un singolo esponente politico, non dai Salvini, Di Maio o Renzi, ma da tutti noi.

Buon anno.