Ambiente e tutela del territorio, dal confronto con Legambiente, sindacati e comune a Battipaglia sono arrivate unaserie di riflessioni sul ciclo dei rifiuti. Per Michele Buonomo, presidente dell'associazione ambientalista, "tramutare le tecnologie e renderle all’avanguardia significa produrre lavoro e tutelare i lavoratori. Noi siamo per un approccio che parte dalla progettazione, dai materiali che vanno riciclati e riutilizzati. Valorizzazione dell’economia circolare per avere un ciclo completo e sostenibile, la soluzione nella green economy che deve dare risposte e creare lavoro".
Affrontare il tema dei rifiuti significa affrontare anche il tema delicato del lavoro. "Difendere la qualità del lavoro è il compito del sindacato - ha detto Felice Orlando (Uil) -. Il tasto ambientale è particolarmente sensibile ma le decisioni devono basarsi su dati scientifici e difendere aziende e lavoratori in base alle leggi esistenti e nella totale tutela del territorio".
"A Battipaglia c’è un discorso serio di concentrazione di aziende censite e autorizzate dobbiamo allontanare l’idea che qui ci sia la stessa realtà che c’è nel casertano dove c’è una situazione di infossamento di rifiuti, diversa è l’esigenza di aumentare i controlli. Vogliamo affrontare con forza la tematica che questa città non sia la terra dei fuochi ed è stata anche la ragione che non ci ha consentito di aderire alla manifestazione del 6 di dicembre – ha aggiubti Gerardo Ceres (Cisl) -. E’ necessario superare questi contrasti e questi differenti impostazioni tentando di riannodare i fili del dialogo e del confronto ragionando sulle informazioni e sulla conoscenza dei dati tecnico scientifici costituendo un osservatorio dove il Comune svolga un ruolo di sintesi".
Sulla stessa lunghzza d'onda Arturo Sessa della Cgil: "Sbagliamo se sottovalutiamo quello che è accaduto a Battipaglia, quello che è accaduto è molto grave, si sono condensate una serie di attenzioni che hanno portato ad una particolare attenzione verso questo territorio. Un’amministrazione su questa problematiche non va lasciata sola, anche se è un’amministrazione che non si condivide, in un momento di difficoltà essere vicini ad una linea condivisa significa intraprendere un discorso per il bene di tutti. Il piano regionale della Campania è un piano incompleto, desueto e inattuato su alcuni aspetti fondamentali e risponde più alla politica di vicinanza che agli interessi veri del territorio l’esempio sono Battipaglia ed Eboli".
Anche la chiesa è al fianco della popolazione della piana, come ha sottolineato don Paolo Castaldi: "Ho condiviso la protesta per due ordini di motivi, contro l’indifferenza, per migliorare la nostra qualità di vita e contro le divisioni. Il creato è un prodotto di Dio e se amiamo Dio amiamo il creato. Nella genesi c’è un passaggio nel quale l’uomo domina il creato, dominare vuol dire amare e custodire e creare un ambiente vivibile. Siamo tutti su questa linea. La Chiesa sente il dovere di non rimanere in silenzio e mi permetto di fare da portavoce di tante persone che condividono lo stesso problema. La protesta esprimeva la volontà del popolo di manifestare. La manifestazione ha unito tutti".
Elementi utili alla discussione e che hanno rafforzato la posizione dell'amministrazione comunale. Per l'assessore allo sviluppo urbano Davide Bruno "per la prima volta dopo tre anni abbiamo messo ordine al dibattito cittadino perché fino a marzo 2019 sfuggiva completamente dal dibattito locale il processo autorizzativo. Rispetto a questo quadro dove l’ente procedente all’autorizzazione non è il Comune, ma Provincia e Regione noi abbiamo fatto un ragionamento che abbiamo offerto a Provincia e Regione che hanno potestà normative, prendendo le esperienze di Lombardia e Calabria che hanno introdotto nel loro Piano Regionale di Rifiuti un criterio localizzativo per evitare che in un unico territorio ci fosse un’elevata quantità di impiantistica privata in base ai criteri di autosufficienza e prossimità".
Parole in linea con quelle scandite dal sindaco Cecilia Francese: "Il problema rifiuti a Battipaglia in alcune occasioni è stato ammantato di ipocrisia e di improvvisazione. Una vicenda che viene da lontano, molti non la conoscono, altri fanno finta di non ricordarla. Negli anni ’70 e ’80 il nostro territorio ha dato tantissimo all’emergenza rifiuti ne sono un esempio le discariche presenti sul territorio. Di fatto accettare allora il Cdr ha aperto la strada all’arrivo di altri impianti di rifiuti, soprattutto privati. La Provincia non ha avuto il coraggio di seguire la strada che la Regione aveva indicato localizzando le aree idonee e non idonee. Le aree sature avrebbero messo uno stop definitivo, seguire la strada indicata anche dalla Regione ci permette di indicare la saturazione del territorio, è mancato il coraggio, ma noi non ci fermiamo".