“Da quando, per motivi istituzionali, mi occupo della cosiddetta “Terra dei Fuochi”, incontro, sempre più spesso, scienziati che fanno i politici. D’altro canto, se uno scienziato come Antonio Giordano si reca alla Camera dei Deputati a Roma e, con uno studio che si chiama “Veritas”, ci vuole spiegare che il suo lavoro scientifico stabilisce una correlazione tra l’esposizione ad alcuni contaminanti ambientali e la patologia neoplastica con 95 pazienti e 27 individui sani, non posso fare meno di nutrire forti perplessità”, lo dichiara Antonio Limone, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno.
“La verità, in ambito scientifico, - aggiunge - è sempre parziale e temporanea e, in questo studio, l’assoluta assenza di rigore metodologico e la scarsa significatività dei dati, condite da comparazioni arbitrarie e traballanti, mi preoccupano per gli effetti che una falsa verità può determinare nella pubblica opinione, mentre tutto finisce nel frullatore mediatico, trasformando il metodo scientifico in una opinione”.
“Lo studio pilota “Veritas” presenta, nonostante l’allarmismo che ha suscitato nell’opinione pubblica, grandi limiti. Prima di tutto - prosegue Limone - la totale mancanza di caratterizzazione ambientale, per cui non vi è riferimento alcuno, nell’elaborato, alle concentrazioni di metalli e composti organici persistenti nelle zone di studio”.
“In secondo luogo - spiega ancora - manca completamente rigore scientifico nella caratterizzazione e nella selezione della coorte di individui arruolata. Ci troviamo, infatti, di fronte a una popolazione estremamente eterogenea sia per provenienza che per range di età che, per la popolazione di soggetti malati va da 5-92 anni con una distribuzione del tutto casuale dei casi nelle fasce di età e con un’età media di 49 anni a fronte di una corte di controllo sana, che ci tengo a precisare essere composta solo da 27 soggetti, ossia un numero esiguo, e di 10 anni più giovane in media (37,2 anni) rispetto al campione di soggetti affetti da patologie tumorali. Inoltre, non risulta rappresentativa la distribuzione geografica e, anche in questo caso, il range di età è fin troppo variabile. Direi quasi casuale”.
“Infine - dice - non sono esplicitati i tempi di esposizione a eventuali sostanze inquinanti, né informazioni sullo stile di vita di tutti i soggetti coinvolti dallo studio e, ancora più grave, manca l’approvazione del comitato etico, ritenuto indispensabile per gli studi di biomonitoraggio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che garantisce eticità, fattibilità e scientificità di uno studio. Questo aspetto appare tanto più preoccupante alla luce dell’arruolamento di minori”
“Nei prossimi giorni, dopo le festività, promuoveremo un evento che ha come scopo quello di informare la pubblica opinione sullo stato dell’arte dello studio Spes, che l’Izsm coordina rispetto a numerosi Enti di Ricerca, tutti pubblici (Istituto Superiore di Sanità, Università, Cne, Enea e Irccs Pascale) e per presentare le attività relative alla Delibera di Giunta Regionale della Campania del 24/04/2019 n. 180 che contiene una fondamentale attività a tutela dell’ambiente e, di conseguenza, della salute”, conclude Limone.