«Era un uomo carismatico, per noi rappresentava una divinità e dunque dovevano sottostare a tutto ciò che ci diceva. Sono stati anni bui fatti di violenze sessuali e psicologiche». Sono i racconti delle vittime, oggi parti civili nel processo a carico del pastore evangelico Gerardo Ciccone, 86 anni, residente a Conza della Campania, ma originario del salernitano, resi in aula questa mattina nell’udienza a porte chiuse che si è tenuta dinanzi alla Corte d’Assise di Avellino. Le testimonianze delle fedeli della chiesa evangelica, difese dagli avvocati Danilo Iacobacci e Felice Raimondi, delineano un quadro inquietante.
L’unico imputato nel processo, difeso dall’avvocato Giovanna Perna, è accusato di riduzione in schiavitù. Secondo l'imputazione, avrebbe per anni (dal 1999 al 2016) approfittato sessualmente delle proprie adepte, in Alta Irpinia. Prestazioni sessuali all'insaputa dei mariti delle stesse e spesso che coinvolgevano sia le madri che le figlie. Le indagini hanno avuto inizio dalla denuncia di una madre 45enne che per anni avrebbe subito le violenze del pastore. La donna ha deciso di raccontare tutto quando il pastore ha rivolto le sue attenzioni verso la figlia, allora minorenne.
«Ho iniziato a frequentare quel gruppo religioso a 15 anni e a quell’età sono iniziate anche le richieste di aver rapporti sessuali, rapporti che sono proseguiti anche dopo essermi sposata. Qualche anno fa ho deciso di sottopormi a delle analisi e ho scoperto di aver contratto un’infezione». Lui l'avrebbe costretta ad avere rapporti sessuali non protetti, sostenendo di essere “l'angelo”. I fatti si sono svolti in tre comuni dell’Alta Irpinia, dove il pastore della chiesa evangelica libera, esercitava il ruolo di ministro del culto. Dai racconti delle vittime emerge come in diverse occasioni gli incontri a sfondo erotico si sarebbero svolti alla presenza di più donne. Una bambina di appena tre anni fu costretta a sfilare in mutandine su un tavolo per compiacere Ciccone davanti ad altre donne che osservavano la scena in religioso silenzio. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 15 gennaio, quando verranno ascoltate altre vittime.