In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, molte sono state le iniziative in Campania. I numero del fenomeno sono impressionanti, come spiega la senatrice Valeria Valente, presidente della commissione d'inchiesta sul femminicidio: "La violenza resta il retaggio piu' becero di una cultura patriarcale e maschilista. Una cultura che resiste nonostante gli enormi passi avanti fatti dal punto di vista normativo. I numeri ci dicono che la #violenzasulledonne cresce e, a differenza di tutti gli altri reati violenti, non conosce crisi. Numeri impressionanti, che raccontano la vita di centinaia di donne. Un fenomeno che continua ad avere dimensioni abnormi. Serve una svolta. E bisogna costruirla tenendo presente che quello della violenza sulle donne e' un fenomeno culturale che trova radici profonde in un rapporto asimmetrico e sperequato tra uomini e donne".
Una buona legge
Intanto, la consigliera regionale Flora Beneduce (Forza Italia) sottolinea con soddisfazione come la "Campania si è dotata, e con largo anticipo rispetto al legislatore nazionale, di una legge, la n. 34 del 2017, per favorire l'autonomia personale, sociale ed economica delle donne vittime di violenza di genere e dei loro figli, con azioni di recupero rivolte anche agli uomini autori della violenza".
Flora Beneduce ha pèreso parte a un convegno tenutosi all'Istituto comprensivo 'Don Milani' di Sant'Antimo, in provincia di Napoli. "Ringrazio il dirigente scolastico, la professoressa Rosa Bruno, per aver avuto la sensibilita' di sollecitare in seno al suo istituto un dibattito a piu' voci sul tema della violenza contro le donne. Una violenza che non e' soltanto fisica e che non riguarda soltanto le mura domestiche”.
I dati in Italia
Il 58,8% della popolazione italiana tra i 18 e i 74 anni, senza particolari differenze tra uomini e donne, si ritrova negli stereotipi sui ruoli di genere. Il fenomeno aumenta al crescere dell'eta' (65,7% dei 60-74enni e 45,3% dei giovani) e tra i meno istruiti. E' il quadro che emerge da una rilevazione statistica sugli stereotipi sui ruoli di genere e l'immagine sociale della violenza, realizzata dall'Istat nel quadro di un Accordo di collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunita' presso la Presidenza del Consiglio. Gli stereotipi sono piu' frequenti nel Mezzogiorno (67,8%), in particolare in Campania (71,6%) e in Sicilia, e meno diffusi al Nord-est (52,6%), con il minimo in Friuli Venezia Giulia (49,2%). Sardegna (15,2%) e Valle d'Aosta (17,4%) presentano i livelli piu' bassi di tolleranza verso la violenza; Abruzzo (38,1%) e Campania (35%) i piu' alti. Ma nelle regioni le opinioni di uomini e donne sono diverse.
Quello schiaffo "...tollerato"
Sul tema della violenza nella coppia, il 7,4% delle persone ritiene accettabile sempre o in alcune circostanze che "un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata perché ha civettato/flirtato con un altro uomo", il 6,2% che in una coppia ci scappi uno schiaffo ogni tanto. Lo si legge nel report "Gli stereotipi sui ruoli di genere e l'immagine sociale della violenza sessuale", realizzata dall'Istat nel quadro di un Accordo di collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio. Rispetto al controllo, invece, sono più del doppio le persone (17,7%) che ritengono accettabile sempre o in alcune circostanze che un uomo controlli abitualmente il cellulare e/o l'attività sui social network della propria moglie/compagna. Sardegna (15,2%) e Valle d'Aosta (17,4%) presentano i livelli più bassi di tolleranza verso la violenza; Abruzzo (38,1%) e Campania (35%) i più alti. Ma nelle regioni le opinioni di uomini e donne sono diverse.
Ecco il manuale per difendersi
Un 'manuale' per aiutare le donne a riconoscere gli autori di violenza domestica e gli uomini autori di violenza ad assumere consapevolezza attraverso percorsi di cura. Molto presto un protocollo d'intesa sarà siglato dall'associazione Studiodonne Onlus, fondata da Maria Luisa Missiaggia, avvocato matrimonialista del Foro di Roma e esperta in diritto di famiglia, e dal Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Roma. L'obiettivo è sensibilizzare le istituzioni e allo stesso tempo difendere le donne e curare gli uomini nella relazione violenta. Il documento sarà presentato al convegno 'Se la riconosci la eviti: strumenti per le donne e cura per l'uomo contro la violenza', organizzato oggi da Studiodonne Onlus al Grand Hotel Plaza a Roma, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. ''La donna che subisce violenza - spiega Missiaggia - tende a sottovalutare e sminuire la situazione in cui si trova, per questo mette in atto comportamenti non adeguati a garantirle sicurezza. Di norma si tratta di donne prive di autostima, apparentemente sicure ma nel profondo intimo fragili, che hanno bisogno di indicazioni sull'atteggiamento da tenere in queste situazioni. Per questo il protocollo, sottoposto al Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Roma, può costituire un valido aiuto''.
Come riconoscere allora un uomo violento? ''Intanto bisogna capire cosa si intende per violenza - risponde la fondatrice di Studiodonne Onlus - la violenza non è solo quella fisica ma anche quella psicologica, denigratoria. In tutti i casi però l'uomo affetto da disturbi affettivi o disfunzionali del comportamento pone in essere atteggiamenti standard, quasi seguisse un copione: controlla i movimenti, i progetti e le attività della vittima, generando isolamento sociale; genera paura, distruggendo cose e oggetti ai quali la vittima tiene particolarmente; cerca di umiliare pubblicamente la vittima; spesso accompagna alle violenze fisiche minacce verbali, dispregiative, finalizzate a far sentire la vittima invisibile e che portano a ridurre l'autostima; teme l'autonomia della vittima, tanto che, dinnanzi a comportamenti che manifestano il desiderio di indipendenza, ricorre a stratagemmi psicologici finalizzati ad annullare le sue volontà''. Dunque, come reagire di fronte a identikit di questo tipo? ''In presenza degli atteggiamenti descritti deve suonare un campanello d'allarme - osserva l'esperta - la donna non deve cercare un confronto con l'abusante ma avviare un distacco innanzitutto emotivo e poi fisico, che non significa lasciare l'abitazione comune ma attivare una rete di aiuto anche istituzionale per comunicare quanto sta succedendo. Come la donna deve riconoscere la violenza, anche l'uomo deve sapere quali sono le violenze percepite da una donna". "La violenza non è una scelta ma una malattia e come tale può essere curata - conclude Maria Luisa Missiaggia - l'uomo violento non è consapevole di essere violento, deve essere accolto per uscire dalla solitudine e dal comportamento patologico relazionale che pone in essere. Il primo passo è prendere atto di avere un problema e cercare percorsi di ricostruzione della personalità''.
Clicca in alto sul pulsante rosso per vedere il video realizzato dall'associazione Puck TeaTré di Avellino.