Caserta

Questa mattina, al termine di un’indagine coordinata dalla Procura di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Capua stanno dando esecuzione ad un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli che ha disposto l’applicazione di 11 misure cautelari personali (1 custodia in carcere, 3 divieti di dimora nella Regione Campania e 7 obblighi di presentazione alla p.g.) nei confronti dei componenti di un’associazione per delinquere operativa nello stoccaggio e vendita di sigarette di contrabbando con base a Crispano (NA) e ramificazioni in diversi comuni della provincia casertana, tra cui Marcianise e Santa Maria Capua Vetere.

L’esecuzione dei provvedimenti cautelari costituisce l’epilogo dell’attività investigativa convenzionalmente denominata “NO SMOKING”, avviata nell’ottobre del 2017 e diretta dalla Procura Distrettuale, che ha permesso l’individuazione di una consorteria criminale efficientemente strutturata il cui nucleo centrale, a base familistica, ha gestito l’approvvigionamento e lo smercio di sigarette di contrabbando destinate alle piazze di vendita prevalentemente della provincia di Caserta.

In particolare, le indagini hanno preso le mosse da un primo sequestro di 200 kg di t.l.e., operato dai finanzieri nei confronti di due soggetti capuani, i quali erano soliti rifornirsi sul mercato napoletano.  Dalle successive investigazioni si è quindi riusciti a ricostruire l’intera filiera criminale, definendo puntualmente responsabilità e ruoli ascrivibili ai singoli indagati, tutti sodali di un’unica organizzazione autofinanziata, che poteva contare su fornitori di fiducia e venditori al dettaglio fidelizzati e che si era dotata di diversi depositi di stoccaggio temporaneo e furgoni per le singole consegne.

Da ultimo, è stato anche accertato che ben 10 dei soggetti indagati sono risultati percettori di reddito di cittadinanza. Gli stessi, oltre ad aver conseguito ingenti profitti derivanti dalla vendita delle sigarette di contrabbando, in alcuni casi hanno anche omesso di dichiarare, nelle istanze presentate all’I.N.P.S., il possesso di beni mobili ed immobili intestati ai componenti dei rispettivi nuclei familiari. Nei loro confronti e nei confronti dei familiari richiedenti fraudolentemente l’emolumento assistenziale è scattata, quindi, la denuncia a piede libero per violazione al D.L. 4/2019, con conseguente revoca immediata del beneficio.