Napoli non molla", è lo striscione che apre il corteo. Sfila anche una lavatrice, portata a spalla da quattro lavoratori, con croce di legno e ceri ai lati, in un funerale che i lavoratori non vogliono celebrare. Sono più di mille e 500 a sfilare pèer le strade di Roma, mille sono giunti da Napoli e Caserta con gli autobus partiti stamane all'alba, e altri arrivano dagli stabilimenti Whirpool d'Italia. Uno sciopero di otto ore, tutti gli impianti fermi e una sola voce: basta bugie, niente pacchi dall'azienda, si deve salvare il lavoro. Dalla Fiom fanno sapere che tutti gli stabilimenti gruppo Whirlpool sono fermi. Bus sono giunti anche da Varese.
Il corteo è partito da piazza della Repubblica e diretto al ministero dello Sviluppo Economico dove si terrà l'ennesimo tavolo di confronto con la multinazionale americana che ha annunciato la cessione del ramo di Napoli alla Prs una ditta svizzera con partner cinese. In testa le lavoratrici e i lavoratori della Whirpool di Via Argine, ormai divenuta la madre di tutte le vertenze della Campania, simbolo di un rinnovato spirito di lotta che oggi trova il suo momento clou.
Al corteo prendono parte i segretari generali di Fiom, Fim e Uilm, Francesca Re David, Marco Bentivogli e Rocco Palombella, oltre al numero della Cgil Maurizio Landini. La cessione di Napoli, ripetono i sindacati, avviene “in aperta violazione dell’accordo di ottobre 2018”, nel quale Whirlpool si era impegnata in “investimenti e non in cessioni”.
"Il sindacato è indisponibile a gestire chiusure di stabilimenti e licenziamenti - ha detto il segretario della Cgil Maurizio Landini - Penso sia necessario che la multinazionale prenda atto che così non si va da nessuna parte. È necessario che le decisioni che ha preso siano sospese e sia possibile riaprire una trattativa vera. Il nostro obiettivo è molto chiaro: c'è un accordo che va rispettato e non si può parlare nè di chiusure nè di licenziamenti, si devono invece trovare soluzioni che siano in grado di dare garanzie perchè un'azienda che chiude è persa per sempre. E noi non siamo disponibili ad accettare che napoli e il mezzogiorno paghino un prezzo tale".
Per Landini una multinazionale come Whirlpool "deve essere esplicita e chiara nei confronti del governo e del paese, non vediamo ragioni di mercato che portino al disimpegno in italia, non si può passare da accordi firmati al ministero a pensare che ciò che si è detto sia carta straccia. C'è un problema di affidabilità e rispetto dei lavoratori".Quindi l'appello: "il governo deve svolgere il proprio ruolo con strumenti di politica industriale, il ministro e il governo superino il ruolo di soggetti che gestiscono singole crisi".
Intanto Whirlpool, ha inviato ieri al ministro Stefano Patuanelli una lettera riservata con cui rimette in fila i numeri della crisi produttiva che ha penalizzato il sito di Napoli e le ragioni della cessione, lasciando però aperta la soluzione finale a tutte le possibilità. Nulla di definitivo, non il ritiro della procedura di vendita in maniera espressa, quanto piuttosto un 'ragionamento' complessivo che l'azienda vorrebbe illustrare chiedendo formalmente una nuova convocazione al ministro. Anche se al momento le carte restano ancora tutte coperte, l'atteggiamento di Whirlpool è considerato in ambienti Mise, rispetto alla rottura di 15 giorni fa, come un piccolo passo avanti che il ministro Patuanelli avrebbe comunque intenzione, dicono, di valutare assieme ai sindacati, oggi, nel corso dell'incontro che concluderà la manifestazione sotto al dicastero di via Molise.
Stasera alle 21,00 sul canale 696 Ottochannel l'approfondimento sulla vertenza Whirpool per La Linea a cura di Rossella Strianese.